Il mestiere di leggere. Blog di Pina Bertoli

Letture, riflessioni sull'arte, sulla musica.

Anni d’oro

INCIPIT

Andiamo sulla luna, dice la Margrit premendo l’interruttore, e l’insegna gialla sul tetto del chiosco si accende. Poi si sporge dalla porta e guarda in su verso l’insegna luminosa. È una vera gioia vederla splendere, sorride, che a uno gli si allarga il cuore quando al mattino di buonora la accendiamo, la nostra bella insegna gialla, mentre in cielo si vedono ancora le ultime stelle. Presto farà chiaro, dice e fa qualche passo fino alla strada e si volta a guardare il chiosco. La si vede già da lontano, la nostra bella insegna, e così tutti sanno che noi siamo qui e che abbiamo aperto, appena si accende l’insegna sul tetto comincia anche la vita nel paese, è come se fosse l’interruttore principale. La Rosa-Maria sbuca da dietro l’angolo e va a piazzarsi accanto a lei. Mmh, dice la Margrit e annuisce, è qui dal 1969, sì, sì. l’insegna luminosa è stata accesa sul tetto per la prima volta in tutto il suo splendore nel ’69, si è accesa l’intera vallata quel giorno, si poteva vedere l’insegna fin da Brigels, se si stava sul limitare del pendio e si guardava verso il basso si vedeva l’insegna che splendeva sul tetto del chiosco come la luce eterna in chiesa. La Rosa_maria serra le labbra e annuisce.

Un vero bijou, la nostra insegna luminosa, dice la Margrit, l’abbiamo accesa per la prima volta nel 1969 e da allora risplende in tutta la valle, è davvero una delle insegne più belle del cantone, puoi scommetterci. Ma non venirmi a dire che sono già cinquant’anni, dice la Rosa-Maria. Cinquantuno, dice la Margrit. Gesù, fa la Rosa-Maria, mi sembra ieri che abbiamo cominciato e invece è già mezzo secolo. Dove sarà volato il tempo. A guardare la bella insegna si potrebbe pensare che abbiamo aperto appena adesso, dice la Margrit, per quanto si conserva bene, e se a volte ha tremolato un pochino, cosa che può capitare, è bastato cambiare la lampadina e pulirla come Dio comanda, perché di un po’ di manutenzione ha ben bisogno, la nostra bella insegna, così abbiamo preso la scala che teniamo dietro al chiosco e ci siamo arrampicate e l’abbiamo fatta risplendere di nuovo, che ti si rischiara il cuore, è una vera gioia, quindi finché c’è l’insegna che risplende, ci siamo anche noi, mmh. Puntuale come un orologio il nostro razzo, ovvero il nostro bellissimo chiosco, ha preso il volo insieme alla navicella che andava sulla luna, e da allora ce ne stiamo qui dentro come due astronaute. E certo non ci è mancato il divertimento nel nostro bel modulo lunare, altroché, e sorride. Oh, me lo ricordo come fosse ieri, dice la Rosa-Maria e alza lo sguardo al cielo, quando il razzo con quei tre giovanotti della Merica, uno più bello dell’altro, è atterrato sulla luna, quell’Aldrin e gli altri due, ma non mi chiedere come si chiamavano, che dovrei andare a cercare, io ero una fan soprattutto dell’Aldrin. Che roba spettacolare, quando quelli si sono alzati in volo e noi ce ne stavamo nel soggiorno della zia Milia, tutti schiacciati come nella metro di New York.

Arno Camenisch

Recensione

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