Prova a immaginare, un chiosco, dice la Margrit, e per di più con una pompa del carburante, e il tutto nel 1969, era una cosa rivoluzionaria, eravamo delle bestie rare, ci guardavano come fossimo delle drogate, oh, quanto hanno rosicato quando abbiamo aperto il chiosco (..) Abbiamo segnato un’epoca con il nostro chiosco e la sua insegna luminosa, deve ancora arrivare chi è capace di fare come noi.

Anni d’oro, pag. 17

Anni d’oro, di Arno Camenisch, Keller editore 2023, traduzione dal tedesco di Elisa Leonzio, pp. 125

I romanzi di Arno Camenisch – un cronista di mondi in dissolvenza – che ho letto (La cura e Ultima neve), hanno in comune molti aspetti e, di fatto, si possono accostare fino a definire una sorta di epopea grigionese sul tempo che passa e su cosa si lascia indietro; Anni d’oro è un viaggio a ritroso nel proprio tempo, condito di nostalgia ed emozioni, con tanta ironia e sagacia.

Tavanasa, Grigioni

Le due protagoniste, Margrit e Rosa-Maria ricordano molto Paul e Georg, i due addetti all’impianto di skilift che abbiamo conosciuto in Ultima neve.
Margrit e Rosa-Maria gestiscono un chiosco a Tavanasa, nei Grigioni, il paese in fondovalle dove il sole non appare per mesi in inverno e dove Arno Camenisch è cresciuto. Dialogano tra loro – ormai di clienti ne passano pochi al chiosco, da quando hanno realizzato la circonvallazione intorno al paese – e ripercorrono i momenti vissuti sul loro posto di lavoro in un flusso di ricordi, pieno di umorismo, calore, modestia e orgoglio. Orgoglio che gonfia il cuore: la loro bella insegna, l’idea rivoluzionaria del chiosco insieme al distributore, le cortesie per i clienti, l’ordine e le vetrine pulite a specchio. Margrit e Rosa-Maria non hanno molti interlocutori, oggigiorno, e continuano a raccontarsi la loro storia, a rievocare le loro vite insieme, giorno dopo giorno, emozione dopo emozione.

Con la sua insegna al neon sul tetto, il chiosco è visibile da lontano, e con la sua pompa di benzina è anche l’unica stazione di servizio della città, un punto di ritrovo centrale per i suoi abitanti. Margrit e Rosa-Maria l’hanno aperto nel 1969, anno dello sbarco sulla luna, e hanno festeggiato da poco il loro cinquantesimo anniversario. Le due signore, che oggi hanno più di settanta anni, hanno i loro rituali prefissati, soprattutto mantengono il loro chiosco perfettamente pulito. E quasi nulla è cambiato nella routine quotidiana nel corso degli anni, tutto è una routine consolidata, una specie di copione recitato a memoria. Non rivelano nulla di se stesse, solo qualche allusione ad amori e spasimanti – veri o presunti. Nessuna delle due sembra avere una famiglia, e resta da capire se sono sorelle o solo amiche.

Questa narrazione nostalgica di un mondo che cambia è presentata esclusivamente attraverso il dialogo, attraverso la conversazione ininterrotta e increspata tra le due in una tipica giornata lavorativa, che inizia la mattina presto con aprire, spazzare il marciapiede, pulire i vetri, disporre i tipici prodotti da asporto sull’ampio scaffale vicino alla finestra. 

I ricordi si snodano lungo cinquant’anni di vita e attività al chiosco, e il tempo è scandito dagli eventi privati degli abitanti del paese di cui le due donne sanno vita morte e miracoli – ma soprattutto amori e tradimenti – ed eventi pubblici o di portata storica, come lo sbarco sulla Luna del 1969 – l’anno in cui iniziano la loro attività -, la catastrofe di Chernobyl e i Mondiali di calcio del 1986, la caduta del muro di Berlino nel 1989, ma anche il Tour de Suisse, passato proprio davanti alla loro pompa di benzina, le riprese di un film di James Bond con Roger Moore. E poi i volti di persone che andavano e venivano: attrici, consiglieri federali o semplicemente il postino. Le vincite alla lotteria. Ma anche ricordi di catastrofi meteorologiche come valanghe e alluvioni.

Che inverno mostruoso è stato quello, dice la Margrit, oggi se non altro non dobbiamo più temere le valanghe, con quel poco di neve che portano ancora gli inverni. Sì, ci dobbiamo abituare agli inverni senza neve, dice la Rosa-Maria.

Anni d’oro, pag. 45

Uno dei temi legati al cambiamento ci riporta al tema centrale di Ultima neve: infatti le due donne rivedono mentalmente come il tempo meteorologico è cambiato e la grande neve è scomparsa sempre di più di anno in anno. Ormai la loro bella pala nuova rimane nello stanzino, di neve ne cade poca e subito si scioglie.

Arno Camenisch parla di un mondo che cambia con molta arguzia e grande amore, ma finché Margrit e Rosa-Maria servono il loro chiosco con insegna al neon e pompe di benzina, il mondo rimane un posto meravigliosamente bello e luminoso.
Questo nuovo romanzo lo vedrei come piece teatrale…..

Qui potete leggere l’incipit del romanzo.

Arno Camenisch (1978), nato e cresciuto a Tavanasa nei Grigioni, scrive in tedesco e in romancio sursilvano. Ha studiato all’Istituto svizzero di letteratura di Bienne, città in cui vive e lavora. I suoi testi sono tradotti in una ventina di lingue. Ha ricevuto numerosissimi riconoscimenti in Svizzera e all’estero, tra cui in Italia il Premio Salerno Libro d’Europa nel 2013 e il Premio Ostana per le lingue madri nel 2014. In Italia sono usciti «Sez Ner» (Casagrande, 2010), «Dietro la stazione» (Keller, 2013), «Ultima sera» (Keller, 2013), «La cura» (Keller, 2017), «Ultima neve» (Keller, 2019), tutti nella traduzione di Roberta Gado.