Situata tra l’Europa occidentale e l’Europa orientale, la Slovenia ha porti veneziani sulle coste, fattorie in stile ungarico e paesini bavaresi sulle Alpi Giulie.

Castello di Bled

La Slovenia è un Paese verde, ricco di foreste, riserve naturali, valli silenziose, cime montuose, laghi cristallini e coste incontaminate. Un luogo ancora poco conosciuto che sorprende per la varietà dei suoi paesaggi e il fascino della natura selvaggia, come il Lago di Bled, circondato dalle Alpi Giulie e dal Karavanke: i dintorni di questo lago color smeraldo offrono sentieri di mountain bike, spot per sport acquatici e escursioni su scenari veramente epici. Si tratta di un lago glaciale alimentato da sorgenti di acqua calda; la città di Bled custodisce un isolotto sormontato da una chiesetta e un castello medievale arroccato sulla scogliera. A Ljubljana, capitale della Slovenia, facciate barocche si mescolano con l’architettura contemporanea disegnata dal nativo Jože Plečnik, il cui iconico Tromostovje (Ponte Triplo) attraversa la stretta curva del fiume Ljubljanica.

Ljubljana


Tra le tante attrattive ci sono le Grotte di Postumia, dove una ferrovia sotterranea si snoda all’interno da ben 140 anni. Vicino alle grotte si trova il castello di Predjama.
L’originale scuderia dei nobili cavalli lipizzani bianchi si trova a Lipica, nel Carso, già dal 1580. La più antica scuderia europea, che alleva ininterrottamente la stessa razza di cavalli, è un monumento storico e culturale che colpisce per le sue esperienze equestri e le particolarità della regione carsica.
Le saline di Pirano, dove ancora oggi si producono sia sale che l’eccezionale fior di sale, furono la fonte del fiorire di Pirano, la città più bella della costa slovena. La pittoresca cittadina medievale, completamente protetta come monumento storico e culturale, lambisce due parchi paesaggistici. In uno di essi è anche sorprendente la più alta falesia dell’Adriatico.
La valle del fiume Isonzo color verde smeraldo, considerato uno dei fiumi alpini più belli e meglio conservati d’Europa, oltre a innumerevoli bellezze naturali, conserva anche lo sconvolgente patrimonio della Prima guerra mondiale. Qui si è svolto lo scenario del Fronte dell’Isonzo, il più grande conflitto montano della storia. Sopra la valle con i Sentieri della Pace si trova il Parco nazionale del Triglav, la più grande area di natura protetta in Slovenia.

Le malghe a Velika Planina

La Slovenia ha anche una solida tradizione letteraria che si sviluppa fino alla contemporaneità. La letteratura slovena ha inizio con i Monumenti di Frisinga, o Manoscritti di Frisinga (in sloveno: Brižinski spomeniki), databili intorno all’anno 1000. Trieste è stata un centro importante di elaborazione culturale slovena, nei secoli passati, soprattutto nell’800, quando la politica dell’impero asburgico e la fioritura economica della città favorirono l’inurbamento di molti sloveni. Nel 1910 Trieste superava, in numero di abitanti sloveni, la stessa Lubiana. Dalla seconda metà dell’800 ( l’età della “primavera dei popoli”), però, lo sviluppo dei nazionalismi portò ad incrinare l’equilibrio e la simbiosi tra le due culture. L’opera di oppressione e di violenta snazionalizzazione del fascismo, poi, rese più profonda la spaccatura e la mancanza di comunicazione tra gli italiani e gli sloveni di Trieste.
Oggi, in un mutato clima politico e culturale, si possono leggere ed apprezzare anche in italiano le poesie di Srečko Kosovel, di Miroslav Kosuta, di Igo Gruden , o i romanzi di Alojs Rebula, tutti originari del carso triestino. Per approfondire l’argomento vi consiglio il libro di Tatjana Rojc, Le lettere slovene dalle origini all’età contemporanea, una storia della letteratura slovena in italiano.

Nato a Trieste nel 1913 e scomparso a 108 anni, Boris Pahor ha attraversato oltre un secolo di vita da protagonista, per diventare con i suoi libri un testimone ineguagliabile. In Italia, nonostante fosse cittadino italiano, seppur appartenente alla minoranza slovena, è salito tardi alla notorietà. Solo nel 2008, grazie all’editore Fazi, con la pubblicazione del libro più importante dell’autore: “Necropoli”. Dobbiamo, però, pensare che l’edizione originale, in sloveno, uscì nel 1967 mentre sarebbe stato tradotto per la prima volta in italiano solo nel 1997. 

Se state progettando un viaggio in Slovenia vi consiglio di leggere alcune opere che potranno aiutarvi a familiarizzare con la storia e la cultura di questo paese. Ecco alcune proposte.

Goran Vojnović (1980), scrittore e regista, è considerato uno dei più talentuosi autori della sua generazione. Dal suo primo e pluripremiato romanzo Čefurji raus! (2008), pubblicato in traduzione italiana da Forum nel 2015, ha tratto l’omonimo film e fortunate rappresentazioni teatrali. Con i successivi Jugoslavija, moja dežela (2012) e Figa (2016) ha ottenuto il premio letterario Kresnik per il migliore romanzo pubblicato in Slovenia. Le sue opere hanno abbattuto pregiudizi, impressionato i critici e attirato l’attenzione dei lettori più esigenti.

Di lui ho appena letto il romanzo All’ombra del fico, di cui vi ho parlato in questa recensione.

Un affresco multi-generazionale ambientato nell’ultimo mezzo secolo di storia dei Balcani. Una saga familiare in cui si rispecchia l’intera società, in cui spiccano tratti comuni, in cui la perdita dei legami personali assurge a metafora della disgregazione della Jugoslavia e del processo di trasformazione che ne fu il prodotto. Una disgregazione di cui hanno fatto le spese soprattutto le nuove generazioni, soprattutto i figli delle famiglie multietniche, coloro che sono cresciuti in una società che dava valore alle differenze e che d’un tratto hanno visto cancellare tali valori. Una generazione in bilico su un precipizio che ha quasi inghiottito tutto, una deriva di violenza e di frantumazione, in cui non era più possibile essere “solo” jugoslavi, ma in cui ogni gruppo doveva attenersi alla propria identità: bisognava essere ciò che il passato generazionale comportava, serbi, croati, sloveni. Divisi.

Vi consiglio anche il suo romanzo:

Vladan è l’unico del terzetto di inseparabili amici di Pola a non aver ancora visto il tipo con la bolla rossa in faccia: un vero fenomeno! Curiosi ed eccitati, i tre ragazzini si incamminano verso il pensionato dove l’uomo è alloggiato, ignari che sarà l’ultima loro passeggiata insieme. In quella giornata di inizio estate, infatti, l’idilliaca infanzia di Vladan finisce, all’improvviso. Sedici anni dopo, ormai quasi trentenne, digitando su internet il nome di suo padre Nedeljko Borojević, ufficiale dell’Esercito popolare jugoslavo dato per caduto nel 1992, egli scopre qualcosa che lo riporta a quell’estate e lo spinge a un’ossessiva ricerca del risorto genitore per le impervie vie dello spazio geografico ‘balcanico’, metafora e dimensione dell’immaginario. Tragico nel messaggio, sostenuto da spiazzanti tratti ironici, sorretto da un incalzante ritmo narrativo, è questo il primo romanzo sloveno sugli scontri bellici nella Jugoslavia degli anni Novanta. Il libro si interroga sul significato di tutte le guerre, sulla banalità del male, sulla colpa, sul fato, sino a giungere al dilemma finale: è lecito per un figlio aiutare un padre macchiatosi di colpe esecrabili a morire in pace e, senza giustificarlo, concedergli perlomeno ascolto e pietà?

Un altro autore molto conosciuto è Miha Mazzini, di cui vi propongo due opere. Nato nel 1961, premiato sceneggiatore, è autore di numerosi romanzi di successo in Slovenia, vive a Lubiana. Nel 1992 ha vinto il premio Circom per il miglior film europeo dell’anno per The Cartier Project e la Palma d’Oro al Valencia Film Festival del 2001 per il suo Sweet Dreams Are Made of This

Il giradischi di Tito, di Miha Mazzini, Fazi editore 2008, traduzione di Michele Obit

Questo piacevolissimo romanzo di formazione ci porta nella Slovenia degli anni Settanta, quando faceva parte della Jugoslavia retta da Tito, e racconta – in prima persona, con uno stile fresco e calibrato sull’età del protagonista – la vita e i desideri di un ragazzino dodicenne, appassionato di musica e cinema, il cui più grande desiderio è possedere un giradischi per potere ascoltare la musica occidentale in voga tra le giovani generazioni. Una musica che profuma di libertà, che rompe con il passato e con la rigida osservanza dei canoni propagandistici sostenuti dalla classe dirigente
Qui potete leggere la mia recensione completa.

I cancellati, di Miha Mazzini, Bottega errante edizioni 2018, traduzione di Michele Obit

Un romanzo davvero emozionante: un thriller psicologico, potrei dire, che si appoggia su un fatto storicamente accaduto, agli inizi degli anni Novanta, in Slovenia. Qui potete leggere la mia recensione completa.
“I cancellati” racconta il calvario di una madre nubile, Zala, che nel 1992 alla clinica di maternità di Lubiana, dove è andata a partorire, scopre di non fare più parte del sistema informatico, e quindi di non esistere ufficialmente. Né lei né il suo bambino. Il romanzo narra quello che è successo realmente a 25.671 cittadini che il 26 febbraio 1992 il Ministero dell’Interno della Slovenia ha cancellato dai sistemi informatici: negli uffici anagrafici a queste persone annullavano la carta d’identità.

Il bianco si lava a novanta, di Bronja Žakelj, Bottega Errante Edizioni 2019, traduzione di Michele Obit, pagg. 272. vincitore del Premio Kresnik 2019

Scritto in prima persona, in forma diaristica, il romanzo è un lungo monologo in cui la protagonista si rivolge alla madre. Il romanzo è ambientato in Slovenia, a Lubiana, in particolare nel popolare quartiere Vojkova, dove la bambina Bronja vive con i genitori, il fratellino e la nonna. La voce narrante è Bronja che conosciamo appunto bambina e che ci racconta il suo mondo col candore e l’ingenuità della sua età. Una voce che però, nel dipanarsi della storia e della vita, cambia continuamente registro, così come cambia la protagonista, che da bambina diventa adolescente, ragazza e donna. E questo è uno dei meriti dell’autrice, e cioè la capacità di fare scivolare il lettore lungo questa transizione quasi senza rendersene conto, in modo coerente, fluido e armonico.
I riferimenti storici e sociali che emergono dal racconto ci fanno conoscere Lubiana a partire dagli anni Settanta fino ad arrivare ai Novanta, e cioè dagli anni in cui era parte della Jugoslavia, fino al 1991, quando ottiene l’indipendenza, e al periodo successivo.  Qui trovate la mia recensione completa.

I sognatori di Lubiana, di Dino Bauk, Bottega Errante Editore 2021, traduzione di Michele Obit, pagg. 201

Uscito nel 2015, il romanzo di Dino Bauk – avvocato ed editorialista del settimanale “Mladina” – ha vinto il premio come miglior esordio alla Fiera del libro di Lubiana ed è anche stato tra i finalisti del Premio Kresnik. La storia narrata si sviluppa tra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso e viene presentata come una retrospettiva vista dai diversi punti vista dei personaggi, che si alternano nei capitoli. 
Il romanzo di Bauk mostra quanto siano fatali le conseguenze dei meccanismi burocratici sulle vite delle persone, su quanto assurda si mostri la faccia della storia quando impatta sui destini individuali, e lo fa anche attraverso lo stile, dinamico e non convenzionale, coerente con la filosofia del contenuto, determinando quindi un cifra coerente tra forma e contenuto. Qui potete leggere la mia recensione completa.

Minuetto per chitarra (a venticinque colpi), di Vitumil Zupan, Voland edizioni 2019, traduzione di Patrizia Raveggi

Due tempi storici, due narrazioni si intrecciano in questo splendido romanzo. Gli anni della guerriglia slovena contro l’occupante tedesco, la resistenza in montagna, la disparità delle forze e degli armamenti in campo, il terribile 1941 che vede la frammentazione della Jugoslavia. E a controcanto una vacanza negli anni ’70 in Spagna, dove Berk, lo sfrontato e inquieto partigiano che narra in prima persona, incontra Joseph Bitter, il nemico tedesco di un tempo che aveva combattuto anche in Slovenia. Un racconto complesso e mai consolatorio sulla guerra, due personaggi principali, quello del partigiano senza macchia e del nemico senza cuore, che escono dagli stereotipi. Accostato a classici americani come Addio alle armi e Comma 22Minuetto per chitarra ci offre la possibilità di capire meglio la storia recente di genti a noi geograficamente vicine.

Scrittore, poeta, drammaturgo e saggista dalla vita avventurosa e drammatica, Vitomil Zupan (Lubiana, 1914-1987), dopo una serie di viaggi in spirito bohémien e di lavori disparati, durante la Seconda guerra mondiale aderisce al Fronte di Liberazione del popolo sloveno. Internato a Gonars, riesce a fuggire e a unirsi alla resistenza. Nel 1948 è condannato a 18 anni di lavori forzati. Rilasciato nel ’54, in seguito si dedicherà esclusivamente alla scrittura spaziando tra vari generi.

La masochista, di Katja Perat, Voland edizioni 2022, traduzione di Patrizia Raveggi

Vigilia di Natale del 1874. Leopold von Sacher- Masoch lascia la sua dimora austriaca per l’ignoto, salvo ricomparire dalla foresta di Lemberg, l’attuale Leopoli, portando con sé una neonata dalla capigliatura fiammeggiante. La masochista è la storia di Nadežda Moser, della donna che diventerà questa bambina lupo, personaggio immaginario calato in un formidabile cast di figure reali e che tiene testa a Freud, gira al largo da Klimt, ammira Gustav e Alma Mahler, ridicolizza Rilke, e di tanto in tanto, quando la pressione familiare o esterna supera il limite di guardia, perde l’uso della parola… Una riflessione audace e brillante sui confini del desiderio e della libertà femminile, sullo sfondo delle tensioni etniche, di classe e di genere di un impero non ancora consapevole del proprio declino.

Nata nel 1988, Katja Perat è una scrittrice, giornalista e poetessa slovena attualmente residente negli Stati Uniti. Ha pubblicato due raccolte poetiche accolte favorevolmente da pubblico e critica. La masochista, uscito nel 2018, è il suo esordio narrativo.

Dove nuotano i pesci gatto, di Tadej Golob, Ronzani editore 2022, traduzione di Patrizia Raveggi

Le vicende investigative si intrecciano con le vite dei protagonisti e con le assurde anomalie del sistema di polizia, tra gelosie, adulterio e relazioni complicate che si instaureranno tra i membri della squadra investigativa.
La notte di Capodanno, nei pressi del monte Vogel in Slovenia, imperversa una terribile bufera di neve. Taras Birsa, investigatore capo della Sezione crimini di sangue e reati sessuali della Polizia di Lubiana, è sulla via del ritorno dopo una giornata passata sugli sci insieme alla moglie. Ben lontano dalla sua area di competenza, si imbatte in una macchina della polizia pericolosamente in sosta lungo il ciglio della strada. A fatica si fa largo nella neve e raggiunge i due giovani poliziotti che, infreddoliti e spaventati, presiedono il luogo in cui una passante ha rinvenuto il cadavere, decapitato, di una ragazza. Suo malgrado l’ispettore Birsa viene messo a capo delle indagini, che rivelano sin dall’inizio delle notevoli complessità.
Un ispettore spiritoso e molto riflessivo, che preferirebbe non farsi coinvolgere troppo dal lavoro, ma il suo carattere riservato e irreprensibile lo condanna purtroppo a essere sempre in prima linea.

Tadej Golob (Maribor, Slovenia, 1967), scrittore, giornalista e alpinista sloveno, noto per la vasta gamma tematica delle sue opere. Con il suo romanzo d’esordio Svinjske nogice vince nel 2010 il premio «Kresnik» per il miglior romanzo dell’anno. Ha scritto molte biografie di noti personaggi sloveni e alcuni romanzi per ragazzi; ha inoltre collaborato con molteplici quotidiani e riviste. Dove nuotano i pesci gatto è il suo primo romanzo poliziesco (Goga, 2016), ed il primo di una serie che vede come protagonista l’ispettore Taras Birsa (seguono: Leninpark, 2018, Dolina rož, 2019, Virus 2020).

Panorama, di Dušan Šarotar, Keller editore 2021, traduzione di Patrizia Raveggi

Dušan Šarotar (1968) è scrittore, poeta, sceneggiatore e fotografo sloveno. Ha pubblicato cinque romanzi, due antologie di racconti, tre raccolte di poesie e un libro di saggi. È anche autore di quindici sceneggiature per documentari e lungometraggi con cui ha vinto il Global Short Film Award 2016 a New York e il primo premio a Ningbo, Cina, per il miglior cortometraggio.

I romanzi, le storie e le poesie di Šarotar sono stati tradotti in diverse lingue. Panorama è stato finalista al premio Kresnik per il miglior romanzo dell’anno (Slovenia) e al The Oxford-Weidenfeld Prize (Regno Unito), è stato nominato per l’IMPAC The International Dublin Literary Award nel 2018 e ha vinto il premio dei lettori per il miglior libro dell’anno César López Cuadras nel 2017 in Messico.

Una narrazione insolita, arricchita da un apparato iconografico di grande intensità, con tante voci che si ritrovano a condividere una storia comune. Sono quelle di narratori senza più un Paese che popolano un continente fatto di molti Paesi: come Gjini, autista albanese e guida turistica occasionale; Jane, una donna irlandese-americana; Spomenka, professoressa di letteratura emigrata dall’ex Jugoslavia; un pubblico casuale a un evento letterario a Bruxelles; un poeta di Sarajevo…
Panorama è quasi un poema in prosa, “odissea e via crucis, posto sotto il segno della Bibbia, di Joyce, Sebald e Andrič” (Patrizia Raveggi nella Postfazione).

Non mi resta che augurarvi buone vacanze in Slovenia e buone letture!

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