Da Credere all’evidenza: il mistero degli omicidi di Maple Street
di Ellis Haverick
Hofstra University Press © 2043
È singolare che il caso di Maple Street ci tormenti ancora dopo quindici anni. I dettagli non sono particolarmente raccapriccianti, e il numero delle vittime non può certo competere con il Bagno di Sangue di Wall Street o i Bombardamenti di Amazon a Seattle. È stato orribile, non c’è dubbio, ma non peggio delle calamità di cui sentiamo parlare cinque giorni a settimana. Allora perché è diventato un’ossessione a livello nazionale? Perché a Halloween ci si traveste come i protagonisti di quella vicenda? Lo spettacolo I Wilde contro Maple Street va in scena a Broadway da più di un decennio. È un’esperienza teatrale immersiva, una ricostruzione in cui si chiede al pubblico di scegliere da che parte stare e discutere, letteralmente fino alla morte, su chi sia colpevole e chi innocente. Ogni anno esce un libro o un articolo che reinventa i fatti di quell’afosa giornata di agosto, la follia omicida che si diffuse in un tipico quartiere residenziale americano. C’è chi dà la colpa all’ondata di caldo, la prima nel suo genere. Altri alla dolina che si aprì nel parco lì accanto. Altri ancora attribuiscono la responsabilità alla natura stessa dei sobborghi residenziali. La mia teoria è questa: il caso di Maple Street ci è rimasto impresso perché nessuno ha ancora trovato un’adeguata soluzione al mistero. È un incubo alla luce del sole. Ci domandiamo come sia possibile che un’onesta comunità abbia contribuito all’assassinio di un’intera famiglia e non riusciamo a dare un senso all’accaduto. E se invece avessimo tralasciato la spiegazione più ovvia? Se le accuse lanciate contro la famiglia Wilde fossero legittime? In altre parole: se avessero avuto ciò che si meritavano?
Sarah Langan