Il mestiere di leggere. Blog di Pina Bertoli

Letture, riflessioni sull'arte, sulla musica.

Il giardino di marmo

INCIPIT

PROLOGO

Adesso Beam riusciva a credere a tutto quanto.
Fermo sotto il sicomoro nell’ombra tiepida che si riversava sull’erba fitta incalzata dal vento, osservava la fila di tavolini da picnic rivestiti di tovaglie bianche e sommersi di piatti e casseruole – uova ripiene, carne e intingoli, cestini con panini e fette di pane di mais, scodelle con zuppa di fagioli, pesce fritto e tacchino fritto e filetto di cervo fritto – che formavano una curva lungo la collinetta, superandola, e sparivano nel vecchio deposito di tabacco, rimasto senza tetto e inutilizzato da diversi decenni, per poi riemergere davanti alla posta posteriore, l’intera cena pullulante di moscerini e mosche nere come una polvere frenetica contro la foschia bianca del cielo, e riusciva a credere a quello che aveva sentito vociferare per anni ma non aveva mai ritenuto possibile: che lui non era uno Sheetmire perché un altro sangue gridava, impetuoso e caldo, dentro di lui.
Era con sua madre e suo padre. Nessuno aveva rivolto loro la parola da quando erano arrivati con il furgoncino di famiglia, un GMC arrugginito bicolore beige e verde oliva, che suo padre chiamava Vecchio Cane. Adesso aspettavano accanto al pick-up: Clem accarezzava la sponda logora del pianale e rimuginava, mentre Derna stava appoggiata alla portiera del passeggero, con le braccia incrociate sul seno.

Alex Taylor