INCIPIT
Nell’attimo in cui la scatola di metallo pronuncia il suo nome, Amor capisce che è successo. È stata tutto il giorno tesa e con il mal di testa, quasi avesse avuto una premonizione in un sogno ma senza riuscire a ricordare di che si trattasse. Un segno o un’immagine, appena sotto la superficie. Disordini giù in basso. Fuoco sottoterra.
Ma quando le parole le vengono dette ad alta voce, lei non ci crede. Chiude gli occhi e scuote la testa. No, no. Quello che le ha appena detto sua zia non può essere vero. Non è morto nessuno. È solo una parola. Guarda la parola, lì sulla scrivania come un insetto capovolto, senza alcuna spiegazione.
Questo succede nell’ufficio della signorina Starkey, dove la voce diffusa dall’altoparlante Tannoy le ha detto di andare. Era da così tanto che Amor aspettava questo momento, l’ha immaginato così tante volte che sembrava fosse già accaduto. Ma adesso che il momento è arrivato davvero, lo sente lontano e onirico. Non è successo, non nella realtà. E soprattutto non a Ma, che sarà sempre, sempre viva.
Mi dispiace, ripete la signorina Starkey, coprendo i grandi denti dietro labbra sottili e serrate. Alcune delle altre ragazze dicono che la signorina Starkey è lesbica, ma è difficile immaginarla fare qualcosa di sexy con chiunque. O forse lo ha fatto una volta e da allora ne è rimasta per sempre disgustata. È un dolore che dobbiamo sopportare tutti, aggiunge con voce seria, mentre tannie Marina trema e si asciuga gli occhi con un fazzoletto di carta, nonostante abbia sempre guardato Ma con disprezzo e non le importi affatto che sia morta, anche se non lo è.
Sua zia scende con lei di sotto e aspetta fuori mentre Amor deve tornare al pensionato per fare la valigia. Negli ultimi sette mesi ha vissuto qui, aspettando che accadesse quello che non è successo, e ogni istante di quel tempo ha odiato queste stanze lunghe e fredde con i loro pavimenti di linoleum, ma ora che deve farlo, non vuole andare via. L’unica cosa che vuole fare è sdraiarsi sul letto, addormentarsi e non svegliarsi mai. Come Ma? No, non come Ma, perché Ma non dorme.
Damon Galgut