INCIPIT
FRIDA
Eravamo partite verso le dieci del mattino. Ci avevano assegnato due cavalli mansueti per attraversare le piantagioni di tabacco e arrivare al punto base per l’escursione. La mia amica ogni tanto si girava, mi guardava con l’espressione forzata da esploratrice. Intorno a noi si innalzavano rilievi calcarei che sembravano mucchi di fieno: stretti e alti qualche centinaio di metri. Non ci interessava scalarli, ma trovare il cuore. La “grande grotta” era il cuore della montagna. Il cuore era un buco: bastava quel pensiero a smorzare il mio entusiasmo.
La nostra guida, baffi, stivali neri e cappello con la visiera, ci aveva suggerito di lasciare i cavalli sotto una tettoia di legno. Da lì avremmo proseguito a piedi.
L’ingresso della grotta era una specie di galleria: non appena ti addentravi per una ventina di metri la temperatura si abbassava drasticamente. Abbiamo chiesto alla guida di fermarsi per indossare la camicia di jeans sopra la maglietta ed estrarre le torce dagli zaini.
Avevo conosciuto la mia amica sul lavoro. Non avrei voluto partire con lei per le vacanze estive, ma aveva insistito. Quella della “grande grotta” era stata una sua idea. In lei c’era qualcosa di sventato nonostante l’aspetto. Soprattutto risuonava folle la risata ingiustificata che arrivava a coprire i momenti drammatici. Aveva riso di gola anche quando ci era sembrato che la prima grotta si chiudesse davanti a noi come un sipario man mano che la illuminavamo con le torce. La guida ci aveva indicato una spaccatura poco più in alto: per accedere alla grotta principale avremmo dovuto strisciare per terra, in mezzo a chissà quali insetti, con la roccia a pochi centimetri dalle nostre teste.
Io non vengo, ho detto. La guida mi ha osservato perplessa, la mia amica invece mi ha dato una spinta. Aveva gesti arroganti: Muoviti, ma lo sguardo spaventato. Non mi lasciare sola. A lei piaceva Frida Kahlo, ne parlava spesso; comprava poster, piatti, bracciali che riportavano l’immagine della pittrice messicana. Il giorno della gita indossava una maglietta con un suo primo piano. Le piaceva Frida Kahlo perché aveva il caos dentro, ma la sua sofferenza era colorata. Il suo dolore fioriva da tutte le parti.
È per questo che la mia amica, nei miei ricordi e in queste pagine, sarà sempre e solo Frida.
Gaia Manzini