Il mestiere di leggere. Blog di Pina Bertoli

Letture, riflessioni sull'arte, sulla musica.

Lontananza

INCIPIT

Una sera avevo chiamato mia madre. È stato questa primavera, infatti il mattino dopo ero andata a fare una passeggiata con Fred sull’isoletta di Borøya, dove faceva abbastanza caldo da poter consumare la colazione al sacco seduti sulla panchina, davanti allo stretto di Osesund.
La notte non avevo quasi chiuso occhio per via di quella telefonata, perciò ero felice di quell’impegno e che fosse con Fred, ero così scossa. Mi vergognavo di averla contattata. Era vietato, eppure l’avevo fatto. Avevo infranto un divieto che avevo imposto a me stessa e che mi era stato dato. Non aveva neppure risposto. Avevo sentito subito il suono intermittente del rifiuto di chiamata, era stato premuto il tasto. Eppure, avevo insistito. Perché? Non lo so. A che scopo? Non lo so. E perché questa vergogna che mi paralizza?

Per fortuna il giorno seguente avevo in programma un’escursione con Fred a Borøya, non stavo più nella
pelle, il tremore che provavo dentro di me sarebbe diminuito se soltanto avessi avuto modo di parlare con lui. Ero andata a prenderlo alla stazione e appena era salito in macchina gli avevo raccontato del mio gesto, che avevo chiamato mia madre, mi ero svuotata rovesciandogli tutto addosso non solo mentre eravamo diretti al parcheggio, ma anche durante il giro dell’isola. Eppure, secondo Fred, non c’era nulla di strano nella mia telefonata. Non ci vedo niente di particolare nel tuo desiderio di parlare con tua madre. Per quanto continuassi ad avvertire la stessa sensazione di vergogna, quelle parole erano servite almeno ad attenuare il tremore. Il bello è che non ho nulla da dirle, avevo commentato. Non so cosa avrei potuto raccontarle se avesse risposto, avevo aggiunto. Magari speravo che mi sarebbe venuto in mente qualcosa
dell’attimo in cui avesse alzato la cornetta e avessi sentito la sua voce dire: Pronto?

Vigdis Hjorth

Recensione

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