Il mestiere di leggere. Blog di Pina Bertoli

Letture, riflessioni sull'arte, sulla musica.

La rotta per Lepanto

INCIPIT

«Ah, Lepanto. La battaglia navale… Ma dove sta esattamente? » ci chiedono dalla barca accanto. Scende la notte, l’aria è immobile, il cielo brontola attorno a San Marco. La nostra Tretartarughe, un dodici metri costruito in Finlandia, attraccata all’isola di San Giorgio, molo della Compagnia della Vela. Il più bel posto del mondo. Non c’è un turista, ma davanti hai Venezia che luccica dalla Giudecca all’Arsenale. Così andiamo a Lepanto. E Lepanto, come ogni luogo del mito, nessuno sa bene dove sia.
Bisogna ripeterlo ogni volta. Sta nel Golfo di Corinto, Grecia. Lepanto, 7 ottobre 1571, l’Alleanza cristiana che batte la flotta turca con l’aiuto decisivo delle galere veneziane. Lepanto, la Trafalgar del Mar d’Oriente; trentamila morti, nubi di frecce che oscurano il sole, il mare rosso di sangue. Lepanto, la voglia di tornarci dopo la guerra in Iraq. Per capire com’erano, allora, gli scontri di civiltà. Comincia a piovere, il mare è in bonaccia piatta, sull’isola si scatena una terrificante lite di gatti, i lampi illuminano Punta della Dogana.
Scendo sottocoperta, apro la mia carta. Ci navigo con la mente, cerco di immaginare le isole calve battute dal vento, le novecento miglia di mare nero che ci aspettano nella notte mediterranea. Non è una carta qualsiasi. È un foglio lungo cinque metri, piegato a fisarmonica, disegnato a mano, fitto di annotazioni. È la mappa della nostra rotta sulla costa orientale dell’Adriatico e dello Jonio: un arcipelago d’appunti e isole, il riassunto di chili di libri. Uno strumento indispensabile, visto che non si possono rimorchiare biblioteche e leggere in barca dà il voltastomaco. Una follia, forse. Come la carta degli oceani con cui Achab s’ostinò a cercare Moby Dyck.
Chiamiamola Carta, con la C maiuscola. A furia d’aggiunte, cancellature e correzioni, vive ormai una vita parallela, è già usurata prima di partire. Normale: qui si viaggia su un mare di storia oltre che di acqua salata. Non ci trovi solo la strada delle galere da guerra, ma tante altre cose. La costellazione dei fari che ti guida in Terrasanta. Le basi dei pirati uscocchi e narentani, le incursioni di turchi e saraceni. La Via dell’ambra e quella del sale, storie di mostri di mare e amori galeotti, bonacce e burrasche, santuari e
cimiteri marini.

Paolo Rumiz

Recensione