Ho un cielo al di là del cielo per tornare

Ho un cielo al di là del cielo per tornare, ma continuo
a lustrare il metallo di questo luogo, vivo
un’ora che scruta l’ignoto. So che il tempo
non sarà mio alleato per due volte, so che dal mio vessillo
uscirò uccello che non si posa sugli alberi del giardino,
uscirò dalla mia pelle tutta, e scenderanno
dalla mia lingua alcune parole d’amore
per la poesia di Lorca, che abiterà nella mia camera da letto.
Vede quel che ho visto della luna beduina.
Uscirò cotone dal mandarlo sulla schiuma del mare.
L’esule è passato portando settecento anni di cavalli.
L’esule è passato di qui per andare oltre. Dopo poche rughe
del mio tempo, uscirò esule dalla Siria e dall’Andalusia.
Questa terra non è il mio cielo, ma questa sera è la mia sera,
ho le chiavi, i minareti, le lanterne.
Possiedo me stesso. Sono Adamo dei due paradisi,
due volte perduti.
Cacciatemi dolcemente,
uccidetemi rapidamente,
sotto il mio uliveto,
insieme a Lorca…

Maḥmūd Darwīsh, poeta, scrittore e giornalista arabo palestinese (al-Birwa 1941 – Houston 2008), è considerato il poeta nazionale palestinese e uno tra i più importanti poeti in lingua araba del Novecento. Il villaggio in cui è nato è stato distrutto e cancellato dalle mappe. Profugo in Libano dopo la spartizione della Palestina del 1948, con la sua famiglia furono tra i pochissimi che riuscirono rientrare nel loro paese, illegalmente, dopo appena un anno. Nel frattempo però la loro terra d’origine era diventata parte dello stato di Israele, i loro beni confiscati.  Darwish si trovò nello status legale di “alieno”, cittadino che risiede come “ospite illegale”. Da giovane fu arrestato e condannato più volte a pene detentive, per la sua presenza in Israele senza permesso e per aver recitato poesie sovversive in pubblico. Studiò peraltro la lingua ebraica israeliana, perfezionando la conoscenza della sua lingua natia. Cominciò l’attività pubblicistica a diciannove anni; iscritto all’università non ebbe la possibilità di laurearsi a causa delle interruzioni degli studi nei periodi trascorsi in prigione, anche se in Unione Sovietica, a Mosca, si costruì nel 1971 una solida preparazione linguistico-letteraria. Ha continuato a partecipare alla vita politica e culturale del suo paese nonostante l’esilio. Nel 1987 fu eletto nel Consiglio Esecutivo dell’OLP. Nel luglio 2007 ha visitato Ramallah, in Cisgiordania, e Haifa, in Israele, per una lettura pubblica delle sue poesie; in questa occasione si è espresso in maniera critica nei riguardi dei violenti scontri che opponevano le fazioni armate dei due maggiori movimenti politici palestinesi, al-Fatah e Ḥamas. Negli ultimi anni diverse sue raccolte di poesie, dai versi densi di simboli e metafore, sono state pubblicate in Italia: Murale, 2005; Oltre l’ultimo cielo. La Palestina come metafora, 2007; Il letto della straniera, 2009; Come fiori di mandorlo o più lontano, 2010.

In copertina: opera dell’artista palestinese Yousef Katalo