Un paio di giorni fa, ho iniziato a leggere il romanzo “Io non sono un albero” di Maryam Madjidi, scrittrice nata in Iran ma vissuta fin da bambina in Francia (la mia recensione). Come spesso mi accade, sono rimasta colpita dall’immagine in copertina e sono quindi andata a cercare informazioni in merito all’opera riprodotta e all’artista che l’ha realizzata.

Si tratta di Hadieh Shafie, artista nata a Teheran, Iran, nel 1969 ed emigrata all’età di tredici anni negli Stati Uniti, dove ha compiuto i suoi studi artistici.
Shafie usa accuratamente la carta tinta a mano e arrotolata per formare superfici dense. In alcune opere, ogni gruppo di cerchi concentrici ha una profondità uguale, creando piccoli piani nella topografia del pezzo finito. La sua serie “Spike” presenta coni a spirale affilati che sporgono verso lo spettatore. Oltre al bordo colorato, la calligrafia è incorporata anche sui rotoli di carta. Più recentemente, Shafie ha creato una dimensione aggiuntiva immergendo le pergamene finite in inchiostro per creare l’aspetto delle ombre.
Artist Statement:
A constant element of my work is the significance of repetition, process and time. In works comprised of paper scrolls, individual strips of paper have been marked with the word “eshghe,” both hand-written and printed in Farsi. While the most direct translation of “eshghe” to English is “love” its expressive power is “passion.” I chose this word because it encompasses my longing and search for acceptance and understanding. The repetition of text, in particular the word “eshghe,” is a recurring element in much of my work of the last decade. Using concentric forms of text and material I seek to magnify its meaning.
Writing by hand on strips of paper, I repeat what is printed, filling in gaps to emphasize a particular, existing form. For each work I decide on a limited color palette. As I roll the paper the colors on the edges of the strips align, creating bands of alternating hue that stand along side one another, while at once, seeming to merge into new color formations which are often delightful surprises. I may decide to repeat the color sequence but I try to encourage myself to let go so new combinations may arise. Placing each scroll side by side, I make decisions about color and composition at every step of the work and so the process of making progresses much like a painting or drawing. What interests me is the tension between control and spontaneity that emerges at every step. During the repetitive process of adding paper strips to create individual scrolls, text and symbols are hidden within these concentric rings of material as the scroll grows outward. There are compositions of printed and handwritten text sealed in the work that sometimes I wish I could see again, that are now relinquished to the eternal turning within the work.
Concentric forms of text and material also take inspiration from the Sama dance of the whirling dervishes with the resulting work as the physical expression of my awe.
Su questo sito trovate una sua intervista: https://www.studiointernational.com/index.php/hadieh-shafie-surfaced-interview-leila-heller-new-york-persian-art-performance
Ma è stupendo! e anche il libro sembra interessante!
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Mi ha veramente stupita questa artista! Anche il libro mi sta piacendo molto. Penso domani o domenica di fare la recensione.
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Non vedo l’ora di leggerla 😉
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Ma è una meraviglia! 😀
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L’effetto visivo dal vero deve essere potente. E poi è molto originale, un misto di pittura, calligrafia, scultura….
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Dev’essere anche molto imoegnativo.
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un lavoro paziente…
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Sì, e di grande precisione. Mi piacerebbe vederli dal vivo.
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Artista molto interessante, non la conoscevo. Grazie per i link.
A parte la precisione da certosino, ci vuole un’abilità infinità nell’assemblare i colori in modo che uno non annulli l’altro o che prevarichi visivamente disturbando l’armonia. Bellissimi anche i bracciali che l’artista (presumo) indossa!
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ottima osservazione !
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Mi ricordano le murrine!…
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vero, al primo impatto visivo le ricordano
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ma che spettacolo!!!!!!! Accipicchia che maestria….
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mi ha colpito molto anche il ruolo della parola in queste opere d’arte; un ruolo centrale e la cui ripetizione è parte integrante del messaggio artistico
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nei suoi lavori c’è una somma di talenti: quello artigianale, quello concettuale, quello visivo e di comunicazione, quello poetico ….
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Anche io ho pensato subito alle murrine e, poi, alla carta fiorentina (specialmente ai colori di certe versioni che ricordano le penne dei pavoni). Semplicemente splendido! P.S. Non vedo l’ora di leggere la recensione del libro ;).
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il libro promette bene….
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