Il bordo vertiginoso delle cose, di Gianrico Carofiglio, Rizzoli Vintage 2013

Insieme al romanzo di Đikić, sto rileggendo un libro che avevo letto tempo fa. All’epoca mi era piaciuto moltissimo e ho voluto riprenderlo in mano per vedere se, a distanza di tempo, conferma le mie valutazioni. Mi mancano gli ultimi quattro capitoli – ovviamente adesso non ho più la frenesia di arrivare in fondo, quindi me lo gusto con calma – sono praticamente arrivata e perciò mi affretto a dire che sì, confermo tutto quello che pensavo.

Cosa mi piace:

  • lo stile, la narrazione alternata tra presente e passato, condotta alternando la prima persona del protagonista Enrico da adolescente, alla seconda persona dell’Enrico adulto. Una scelta stilistica ardita, ma ben condotta e funzionale; ecco come la commenta l’autore in una intervista:

Il personaggio si parla perché è scisso da se stesso, e prova rabbia e amarezza per aver assaggiato il successo senza averlo potuto mantenere: con il “tu” si può essere molto più cattivi. Enrico ragazzo è, invece, identificato con se stesso, e quindi usa l’“io” senza problemi. La riunificazione del personaggio avverrà solo dopo il finale, e non è descritta.

  • il personaggio di Enrico: irrisolto, alla ricerca di se stesso (chiede a chi ritrova a Bari, la sua città: “Com’ero da adolescente?”), imperfetto, prigioniero dentro la sua immagine, pericolosamente sul “bordo vertigionoso“, da adolescente come da adulto. Affossato dal suo stesso successo (dieci anni prima aveva pubblicato un romanzo divenuto best seller, e da allora non riesce più a scrivere), vive in una città in cui non ha ricordi, ha un legame sentimentale naufragato, ha una grande nostalgia del passato;
  • il racconto della sua adolescenza, il contesto storico – gli anni di piombo, gli anni Settanta;
  • le attrazioni intellettuali, le citazioni letterarie;
  • il ruolo della violenza, l’amore impossibile, il senso dell’amicizia;
  • quel senso di  incompiutezza che aleggia su tutto.

 

Quando sei di nuovo in strada ripensi a quella frase: avete trovato la parola che mi mancava. Dovrebbe essere proprio questo, il lavoro di uno scrittore: trovare le parole che mancano agli altri. (Pag 295)

A proposito del titolo:

«Sono inciampato in questo verso di Robert Browning, “a noi preme soltanto il bordo vertiginoso delle cose”, e ho subito pensato che volevo prendermelo, del resto l’impulso al furto è parte essenziale della creatività. Dopo qualche ora ho capito che semplicemente citarlo non sarebbe bastato, perché quelle parole coglievano appieno il senso del romanzo che riguarda il camminare sui bordi frastagliati e scoscesi, su dei precipizi di cui spesso non ci accorgiamo e sui quali possiamo piombare anche nella più banale quotidianità». Intervista a “La gazzetta del sud”, 2013

Qui potete leggere l’incipit; link all’editore.