L’ultimo romanzo di Christina Dalcher, La classe (titolo originale: Masterclass), è una terrificante esplorazione di ciò che può accadere quando chi è al potere sceglie di attuare cambiamenti politici radicali, ma a un ritmo così lento e graduale, che i cittadini non si rendono conto di quale percorso radicale e pericoloso stanno vivendo, finché non è troppo tardi. La distopia narrata da Dalcher è una parabola provocatoria, così possibile da realizzarsi, da lasciare inquieti.
La classe, di Christina Dalcher, Editrice Nord 2020, traduzione di Barbara Ronca, pagg. 416
Ciò che rende il romanzo di Dalcher particolarmente spaventoso è che, sebbene sia tecnicamente ambientato in un mondo distopico, il mondo non è così lontano da dove siamo effettivamente oggi come società, o da dove siamo già stati in passato. È quella realtà, quella plausibilità di qualcosa che dovrebbe essere totalmente non plausibile, che rende La classe una lettura travolgente. Trovarsi a riflettere sulle orribili politiche educative messe in atto, sull’accettazione passiva da parte dei genitori che le accettano, sugli stati d’animo dei bambini e ragazzi che le subiscono, è emotivamente disturbante. La classe è un romanzo che spaventa e dà molto da pensare su quali derive possono avverarsi se si perseguono determinati principi.
Christina Dalcher aumenta lentamente la tensione e il terrore, finché non si rimane senza fiato. Sebbene a volte sia emotivamente difficile da leggere, il romanzo è una storia fenomenale di ciò che una madre farà per suo figlio e della capacità dell’umanità di dimenticare e ripetere i suoi orribili errori. Ciò che spicca di più è l’orrore che sorge lentamente mentre leggi, perché si insinua il dubbio che questa potrebbe un giorno essere la nostra realtà. L’eugenetica non è una novità, ma per molti è qualcosa che è accaduto altrove. Tuttavia, come sottolinea Dalcher nelle note dell’autore, gli eventi storici menzionati in tutta la storia sono reali e includono il movimento eugenetico americano che tutti sembrano aver dimenticato, e che ha preceduto e ispirato le teorie naziste. Dalcher intreccia magistralmente questa storia sepolta con lo stato della società odierna e offre al lettore uno sguardo spaventoso su ciò che accade quando dimentichiamo la nostra stessa storia.
Sinossi:
Immagina una scuola in cui non c’è spazio per i favoritismi e tutti sono giudicati in base ai risultati. Una scuola in cui gli studenti migliori non vengono rallentati dai mediocri o presi in giro dai bulli. In America, tutto questo è diventato realtà grazie al Q, un quoziente calcolato sulla base di test e sulla condotta, che determina l’istituto da frequentare: gli alunni più brillanti vengono ammessi nelle impegnative Scuole Argento, che assicurano l’ingresso ai college più esclusivi, mentre gli studenti normali rimangono nelle Scuole Verdi. Le «mele marce», invece, sono allontanate dalle famiglie e portate nelle Scuole Gialle, delle strutture isolate dove imparano le materie di base e la disciplina. E per fare in modo che nessuno rinunci a migliorarsi o si sieda sugli allori, i test Q vengono ripetuti ogni mese.
Elena Fairchild ha partecipato alla creazione del sistema Q e lo riteneva la chiave per una società più equa, più giusta. Adesso però, dopo alcuni anni come insegnante in una Scuola Argento, è tormentata dai dubbi: sebbene abbia accolto diversi alunni provenienti dalle Scuole Verdi, non ha mai visto qualcuno tornare dalle Scuole Gialle. I genitori ormai temono quel pullmino che passa di casa in casa il giorno successivo all’esame. E ora anche lei è una di quei genitori: sua figlia Freddie ha ottenuto un risultato troppo basso e le verrà portata via. Senza esitare, Elena si fa bocciare al test Q per insegnanti e viene trasferita nella stessa Scuola Gialla della figlia. E lì scoprirà che, quando le persone sono ridotte a numeri, non c’è limite a quello che può succedere a chi non conta più nulla…
Christina Dalcher si è laureata in Linguistica alla Georgetown University con una tesi sul dialetto fiorentino. Ha insegnato italiano, linguistica e fonetica in diverse università, ed è stata ricercatrice presso la City University of London. Vive negli Stati Uniti e, quando possibile, trascorre del tempo in Italia, soprattutto a Napoli. Vox (Nord 2018) è il suo primo romanzo.
Molto interessante.
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piuttosto inquietante…
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Molto!
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