Chiunque abbia bisogno di un attentatore non è più costretto a rivolgersi a dei fanatici jihadisti (..) loro gli consegnano un martire formato professionalmente, rigorosamente selezionato, che desidera morire per un fine alto. Il Ponte ha messo fine all’anarchismo terrorista. Ci sono accordi fissi e un numero controllato di vittime. Con il tempo il settore ha aderito a questo modello di business (..) da quando esiste il Ponte, gli attentati omicidi non vanno più di moda. Il numero di mine vaganti, di attentatori per imitazione è praticamente ridotto a zero. (pag. 146)

Cuori vuoti, di Juli Zeh, Fazi editore 2021, traduzione di Madeira Giacci, pagg. 270

Nel suo nuovo romanzo, Juli Zeh ritrae una Germania distopica, proiettata in futuro prossimo: uno scenario opprimente, così realistico da sembrare un perfetto continuum col presente, una possibile logica conseguenza. 

La maggior parte delle persone ha deciso di non votare, rifugiandosi nell’indifferenza; cittadini che, da un sondaggio effettuato, asseriscono che se dovessero scegliere tra una lavatrice nuova e il diritto al voto, opterebbero per la prima. La democrazia non è più ritenuta indispensabile, o almeno non tanto quanto una vita privata comoda e spensierata e il più pulita possibile. Ciò che interessa le persone sono i consumi, lo sport o la domanda se debbano educare i figli secondo la pedagogia della Silicon Valley o piuttosto iscriverli a un programma ad alte prestazioni orientato alla musica. Le persone pensano addirittura che sia giusto ridurre i diritti fondamentali perché si sentono minacciati in una società aperta, disposta all’accoglienza. La politica mira solo a suscitare le paure delle persone e poi a placarle. Grazie a Internet, l’elettorato e le sue paure sono diventati una massa relativamente facile da manipolare. La strategia porta inevitabilmente a una società sempre più isolata.

Al governo c’è il BBB (Movimento dei cittadini preoccupati) guidati dalla cancelliera Regula Freyer, che governa il paese a suon di “Pacchetti efficienza”. Angela Merkel è stata costretta a dimettersi dall’incarico a causa delle crescenti proteste di “Merkel must go”.

Ma non sono gli elettori dei partiti populisti i responsabili della crescente radicalizzazione che si può osservare in Germania e all’interno dei paesi dell’UE (Brexit, Frexit, Fiandre Libere, Prima la Catalogna… per non parlare di Trump e Putin). Il federalismo europeo è sull’orlo del collasso, i partiti vengono sciolti e i poteri della polizia, dei servizi segreti e del governo nazionale vengono costantemente ampliati. La radio suona: ” Full Hands Empty Hearts / It’s a Suicide World Baby “. Nella distopia di Zeh, la Germania democratica come la conosciamo è un ricordo del passato. 

La colpa è dei Democratici. La colpa è di persone come Britta, la protagonista nichilista di Cuori vuoti, che ha deciso di stare al passo con i tempi invece di aggrapparsi invano agli ideali tradizionali. L’anno è il 2025. In questa Europa frammentata, Britta vede solo una possibilità: continuare il “viaggio collettivo verso l’abisso”. Insieme al suo amico Babak, ha fondato lo studio il Ponte nel centro di Braunschweig: con l’aiuto di un algoritmo, i due cercano persone a rischio di suicidio adatte al programma di terapia in dodici fasi sviluppato da Britta.  Il Ponte è vincolato a un codice rigoroso: un numero limitato di vittime, un’attenta prevenzione dell’escalation, nessun danno collaterale, selezione dei candidati. Se vuoi ancora ucciderti dopo un test psicologico, una degenza in ospedale e il waterboarding, il Ponte ti affiderà  ad un’organizzazione terroristica che darà uno scopo alla tua aspirazione kamikaze. Non importa quale obiettivo rappresenti l’organizzazione a cui Britta offre un candidato: che sia l’ISIS, il PKK o Green Power – un’organizzazione ambientalista che crede “che il pianeta sarebbe molto meglio senza l’umanità” -, l’importante è fornire il candidato giusto per la giusta causa.

Britta conduce una doppia vita all’insaputa del marito, della figlia e degli amici Janina e Knut.; si crogiola nella rassicurante sensazione di fare la cosa giusta: dopotutto, il Ponte ha posto fine all’anarchismo del terrore e questa strategia cinica li ha resi ricchi. Eppure, nonostante la sua parte razionale la rassicuri, quella emotiva bussa violentemente alla sua coscienza, e si manifesta attraverso una specie di ribellione fisiologica, nutrita da attacchi di panico, vomito incontrollato e nervosismo. Britta si osserva dall’esterno, mentre si paragona all’amica Janina, il cui sogno è comprare una casa in campagna e vivere senza pensare a cosa accade intorno a lei.

La situazione comincia a precipitare quando si verifica un attentato all’aeroporto di Lipsia, che per la prima volta da tanto tempo non ha nulla a che fare con il Ponte; e pochi giorni dopo la giovane Julietta compare nelle stanze dello studio, mentre nella società di Richard – il marito di Britta – compare l’enigmatico Guido Hatz. Qualcuno sta cercando di scalzare il Ponte.

Con il suo romanzo, Juli Zeh gestisce un buon equilibrio tra distopia, thriller politico e romanzo sociale. In alcuni punti ho trovato la storia un po’ troppo costruita, e alcuni personaggi (ad esempio Richard e lo stesso Babak, figura centrale nella trama) non del tutto sviluppati, ma il messaggio è molto chiaro: se vogliamo salvare la democrazia, l’Europa, i nostri valori, possiamo farlo solo se davvero sentiamo che vengono distrutti, un po’ di più ogni giorno, e se davvero sentiamo di volerli mantenere. Solo allora avremo forse il coraggio, la resistenza e la forza per difenderli e non ritirarci nei nostri giardini e nella nostra vita. Finché alla maggior parte dei cittadini fondamentalmente non importa, le cose continueranno a peggiorare. Diciamo però che avendo una così forte impronta socio-politica, e nonostante l’originalità dello spunto iniziale (lo scopo dello studio il Ponte), la plausibilità della trama risente della forza del messaggio.

Si tratta di un dolore che nasce dal paradosso. Gli astensionisti stufi della democrazia vincono le elezioni, mentre i democratici impegnati smettono di votare. I giornali di un certo spessore intellettuale lavorano per il superamento dell’Umanesimo, mentre i giornalacci populisti si appigliano agli ideali dell’Illuminismo. In un mondo di contraddizioni non è possibile pensare e parlare, perché ogni pensiero si nega da solo e ogni parola significa il suo contrario.Tra tutti quei paradossi, l’animo umano non trova più posto, Britta non può più essere elettrice o cittadina, e nemmeno cliente o consumatrice, ma nient’altro che una prestatrice di servizi, che accompagna e sostiene il viaggio collettivo verso l’abisso. In un mondo del genere è possibile essere contro la violenza politica e gestire un’azienda come il Ponte. (pag. 216)

Juli Zeh foto

Nata nel 1974, Juli Zeh vive e lavora come scrittrice e avvocato a Lipsia. Autrice pluripremiata e tradotta in 35 lingue, è una delle scrittrici di spicco della Germania contemporanea. Fazi Editore ha pubblicato Aquile e angeli (2005), Un gioco da ragazzi (2007), Turbine (2018) e L’anno nuovo (2019).

Qui potete leggere l’incipit.