Ebbene sì, ormai giugno … luglio … agosto … sono alle nostre spalle e siamo d’un balzo arrivati sulla casella di settembre, senza nemmeno passare dal via! Spero che abbiate trascorso una bella estate, che abbiate goduto un po’ di vacanza e fatto le cose che più vi rendono felici. Ora è tempo di tornare alla solita vita, al lavoro, in città… insomma, alla solita routine; ma i libri vengono ancora una volta in nostro aiuto, facendoci viaggiare, sognare, emozionare e riflettere. Questi i miei (primi) dieci suggerimenti per letture settembrine.
Amate i viaggi avventurosi? Avete nostalgia di un viaggio che vi è rimasto nel cuore? Avete un viaggio/sogno nel cassetto? Allora questi libri fanno al caso vostro:

Il viaggio in corriera di un ragazzo che si trasformerà nell’avventura di una vita, in un’America vasta e sconfinata, fatta di cieli enormi, lunghe strade e personaggi umili, umani, calorosi, tristi e felici al tempo stesso, uomini in fuga e affascinanti cameriere. Un viaggio nella saggezza, costellato di prime volte, il primo bacio, le prime amicizie, i primi dolori, fino all’incontro con un non ancora famoso Jack Kerouac. E poi una folla di hobo, nativi e vagabondi raccontati da una delle grandi voci del romanzo americano. “L’ultima corriera per la saggezza” è un incredibile, dolce viaggio in cui Doig rivisita alcuni ricordi della sua infanzia e riesce a farci vedere l’America come la vedevano i suoi occhi da bambino.
Donal Cameron, undici anni e una chioma sbarazzina di capelli rossi, è rimasto orfano e vive con la nonna, cuoca del ranch Double W di Gros Ventre, in Montana. Quando la nonna, però, è costretta a lasciare il lavoro e il suo alloggio per sottoporsi a una delicata operazione, il ragazzo viene mandato a passare l’estate in Wisconsin, ospite di una coppia di zii che non ha mai visto in vita sua.
È il 1951, e Donal monta per la prima volta, a malincuore, su una corriera, per affrontare le milleseicento miglia che lo separano dalla sua destinazione. Ha con sé una vecchia valigia di vimini, poche camicie di ricambio, un paio di mocassini indiani, un prezioso portafortuna e, nella tasca della giacca, il suo inseparabile libro delle dediche, dove ama raccogliere i pensieri in rima delle persone che incontra. Ma quella che si prospetta come un’estate da dimenticare, fornirà l’occasione a Donal per un viaggio indimenticabile nei mitici luoghi dell’Ovest americano, a zonzo sui Greyhound in una terra sconfinata, fianco a fianco con i personaggi più assurdi e affascinanti, testimone e protagonista delle peripezie più incredibili.
Con questo romanzo, l’ultimo scritto prima della morte, Ivan Doig si congeda con una delle sue storie più belle, raccontando l’età dei sogni e delle scoperte come pochi scrittori hanno saputo fare.

Alberto, giovane liceale, manifesta per la libertà del Cile. Quarant’anni dopo decide di scoprire a pedali la Patagonia cilena, territorio affascinante abitato da una natura selvaggia e spesso ostile, solcato da fiordi, vulcani, foreste impenetrabili abbarbicate all’aspra Cordigliera delle Ande, sconfinate distese di ghiacciai, e popolato di animali selvatici. Alberto monta in bicicletta in compagnia del figlio Fausto e del fidato amico Dino per attraversare questo territorio lungo la Carretera Austral, un must dell’on-the-road, in direzione di Ushuaia. 1240 chilometri verso il nulla faranno rotolare i tre protagonisti verso sud, sballottati come in una centrifuga dal ripio, il famigerato fondo sterrato.
La poesia è il salvagente
cui mi aggrappo
quando tutto sembra svanire.Khalil Gibran
Siete tra coloro che vedono nella poesia l’unico passaporto per l’eternità? Amate emozionarvi e perdervi tra i versi di mille poesie? Allora vi suggerisco il nuovo libro di Jón Kalman Stefánsson:

«Ho difficoltà a immaginarmi a scrivere narrativa. La forma poetica è la più adatta a me.» Così rispose Jón Kalman Stefánsson, al tempo dei suoi esordi da poeta, a chi gli chiedeva se avesse considerato la possibilità di cimentarsi nella narrativa. Alla luce della sua produzione successiva, fatta di svariati romanzi, tradotti e premiati in tutto il mondo, la risposta non può che strappare un sorriso. Eppure è anche molto vera: Stefánsson la poesia non l’ha mai abbandonata, l’ha nascosta nella prosa. E le tre raccolte comprese in questo volume – qui pubblicate con testo islandese a fronte – possono essere viste anche come una sorta di laboratorio espressivo per quello stile inconfondibile che riesce a essere lirico e prosaico, altissimo e leggero, disperato e ricco di humour allo stesso tempo. Le fonti d’ispirazione sono le più disparate: il sole che tramonta su Reykjavík, un incidente stradale, il martellante vociare delle radio libere, la morte di Elvis Presley, la fede incrollabile nelle parole smorzata solo dall’autoironia (… mi chiedi: / che cosa hai fatto oggi? / e ti porgo una poesia / che tu leggi in trenta secondi.). E poi la musica, l’altra grande passione, l’amore e la bellezza, le uniche forze capaci di rendere immortali anche le esistenze più precarie.
Completa la raccolta una spassosa e irriverente autobiografia – umana e letteraria – dei suoi tormentati e squattrinati anni giovanili prima in provincia, con il lavoro sul peschereccio e in fabbrica, la scoperta rivoluzionaria della lettura, e poi i faticosi inizi della carriera di poeta nella Reykjavík del secolo scorso, meno cool di quella di oggi, ma forse più autentica.

Se vi stanno a cuore questioni molto importanti ed attuali quali le migrazioni, l’integrazione e l’essere cittadini del mondo, allora vi suggerisco due libri, genere saggio/memoir:

La razza è un concetto difficile da cogliere, pur non avendo fondamenti biologici produce grossi effetti nei rapporti sociali, professionali e sentimentali. La razza in Italia non si palesa fino a quando tu non sei l’unica persona nera in una stanza di bianchi. E quell’unica persona è Bellamy, Mike, Blessy, David… una moltitudine in parte sommersa, sotterranea. Quell’unica persona è chi si è sentito dire troppe volte che «gli italiani neri non esistono»: lo gridano negli stadi, lo dice certa politica, sembrano confermarlo le serie tv, la letteratura, i media. In un certo senso è persino vero: gli italiani neri non emergono, non si vedono negli ambienti della cultura, nei talk show e nelle liste elettorali. O meglio, in quei luoghi esistono ma solo come oggetto del discorso, quasi mai come soggetto. La loro presenza è ridotta alla riforma della cittadinanza, ai casi di razzismo, all’«immigrazione fuori controllo», ai barconi, all’«integrazione». Con un approccio inedito e un linguaggio fresco e «social», Nadeesha Uyangoda apre in questo libro, che incrocia saggio e memoir, un’onesta conversazione per comprendere meglio la dinamica razziale nel nostro paese.

Un libro sulla potenza consolatoria degli alberi, del camminare, del riflettere.
Fu una bella sensazione, sentire l’arabo nel bosco. Dunque la natura non era affatto muta, bastava rivolgerle la parola e stare ad ascoltarla
Quando lascia l’Iraq, senza un soldo e senza un lavoro, Usama porta con sé l’orrore per le stragi di Bagdad, le maledizioni di mamma e tanta poesia. Quando giunge in Svizzera, scopre che camminare è una mezza religione. Arrendersi alla natura riapre alla vita. Terra chiama terra, radici chiamano radici. Torna il passato, struggente e terribile: sevizie, ingiustizie; ma anche il bello: occhi di nonna, modi, saperi, piccoli trucchi; infanzia, libertà. I versi semplici e sorprendenti della prof di lettere. Non fa in tempo a capire-ripartire-amare Usama, da casa giunge la notizia che il fratello è svanito nel nulla. Scrittura poetica, intensa, politica che racconta il dramma dell’esilio, la gioia di una possibile nuova vita.

Siete amanti dello sport? Vi appassionano i romanzi che hanno come protagonisti atleti e sportivi? Il romanzo che vi suggerisco vi coinvolgerà ed emozionerà!

Sostenuto dallo stile brillante di Emily Nemens, da una conoscenza attenta dei meccanismi del gioco e da una molteplicità di punti di vista narrativi, Cactus League è una storia di ossessioni e agonismo, un ritratto dell’America attraverso un viaggio nel microcosmo – a volte brutale, spietato, ma sempre romantico ed esaltante – del baseball professionistico.
«Un universo in miniatura, esilarante, commovente e osservato con amore» – New York Times Books Review
Jason Goodyear è la star dei Los Angeles Lions, squadra di baseball in ritiro precampionato nel torrido deserto dell’Arizona. Bello, celebre, talentuoso, Goodyear è il miglior esterno sinistro dai tempi di Ted Williams, ora però è nel mezzo di una crisi profonda. Si dice che sia a un passo dal divorzio. Ma qual è il tarlo che lo divora? Ha a che fare forse con la passione per il gioco d’azzardo, con il casinò che si trova vicino al nuovo stadio di Scottsdale? Se lo chiedono anche gli allenatori, i tifosi, i compagni, le mogli e le fidanzate dei giocatori, oltre a una coppia di strozzini. Vorrebbe saperlo anche un vecchio cronista sportivo intenzionato a raccontare la sua storia, che si intreccia con quella di Michael Taylor, un hitting coach aggrappato con i denti al suo lavoro; di Tamara Rowland, una donna piena di risorse in cerca di un’ultima conquista; di Herb Allison, leggendario agente sportivo sul viale del tramonto; e di una pletora di altri personaggi, impegnati a ritagliarsi un posto al sole in vista della nuova, imminente stagione.

Infine, se amate sognare mille vite diverse, calarvi nei panni dei protagonisti di storie indimenticabili, insomma, se siete con la testa tra le nuvole e il naso in mezzo alle pagine di un romanzo in ogni momento libero della vostra giornata, allora vi servono romanzi! Questi sono i miei suggerimenti, per un viaggio in 4 tappe/romanzi che vi porteranno in Norvegia, in Giappone, a Lubiana, per poi tornare in Italia.

Dopo il grande successo di Eredità (la mia recensione), il nuovo romanzo di Vigdis Hjorth, la stella della letteratura scandinava. Un rapporto disfunzionale tra madre e figlia scandagliato nelle sue pieghe più nascoste. Una nuova storia di famiglia in cui le bugie, i silenzi e i segreti vengono messi a nudo.
«La più grande storia letteraria scandinava degli ultimi vent’anni» – The New Yorker
Dopo trent’anni di assenza Johanna torna in Norvegia e, rompendo il divieto di contattare la famiglia, telefona alla madre, che ora ha ottantacinque anni ed è vedova. Nessuna risposta. Per la famiglia Haug Johanna non esiste più: è morta quando, appena sposata e studentessa di Legge per volere del padre avvocato, ha mollato tutto per diventare pittrice e si è trasferita nello Utah con il suo professore d’arte, con cui ha avuto un figlio. Johanna ormai è un’artista piuttosto affermata, ma anche i soggetti dei suoi quadri scatenano l’ira dei familiari, che vedono in essi una distorsione e una denigrazione ulteriore nei loro confronti, soprattutto per il modo in cui viene raffigurata la madre. Nella mente di Johanna affiorano vecchi ricordi di una donna all’apparenza leggera, spensierata, bellissima, ma quando riesce finalmente a spiegarsi alcuni episodi sconcertanti a cui ha preso parte, capisce che la madre non faceva che nascondersi dietro una corazza di convenzioni. Il lunghissimo silenzio fra le due donne si spezzerà in maniera violenta in un ultimo, spietato confronto.
Qui potete leggere la mia recensione.

Dall’autrice del bestseller Seni e uova (la mia recensione), un romanzo illuminante sulle conseguenze della violenza e sulla forza della solidarietà nella società contemporanea.
Heaven indaga l’esperienza e il significato della violenza e il conforto dell’amicizia. Bullizzato per il suo strabismo, il protagonista del romanzo soffre in silenzio. La sua unica tregua è l’amicizia con una ragazza, Kojima, anche lei continuamente vittima dei dispetti delle coetanee per via della trasandatezza con cui si presenta a scuola. Kojima invita il ragazzino protagonista a un fitto scambio epistolare innocente e pieno di sogni, dove non c’è posto per l’angoscia del bullismo. Le lettere si susseguono a gran ritmo, riempiendo fino all’estremo la custodia del dizionario dove il ragazzino le nasconde, nonché diventando l’unico motivo di gioia delle giornate dei due ragazzi, che a scuola tendono a eclissarsi, anche agli occhi l’uno dell’altra. Ci sono molti segreti, cose che secondo la piccola e intelligente Kojima, non potranno mai essere comprese dai compagni di classe, i quali non sanno fare altro che sfogare le loro debolezze su di lei e sul suo amico. Ma qual è la vera natura della loro amicizia se è il terrore ad alimentare il loro legame?

Una biblioteca senza tetto, dove una misteriosa bibliotecaria conduce un giovane soldato attraverso passaggi segreti; un uomo d’affari che si nasconde in una valigia inseguito da una folla di operai inferociti; un divorziato solitario che raccoglie una bizzarra autostoppista, solo per essere attirato da lei in una foresta sconosciuta. Al suo esordio, Dino Bauk scrive un romanzo originale, forte, capace di inventare una lingua narrativa multiforme. Senza dimenticare la lezione della grande letteratura. “I sognatori di Lubiana scardinano i confini della memoria a ritmo di rock. Improvvisano amori complicati, assistono all’irrompere di arcane avventure nella loro quotidianità. Mentre il Potere fa rullare i tamburi di guerra per mettere fine a una moribonda Jugoslavia” (Alessandro Mezzena Lona)

Stefano Sartor ha perso la memoria quando aveva diciannove anni, vittima di un incidente che ha distrutto la sua famiglia. Ha ricostruito la sua esistenza, grazie all’aiuto e alla dedizione del nonno. Ma la sua è una vita mutilata, senza infanzia, senza giovinezza. Trent’anni dopo Stefano vive a Parigi, insegna filosofia alla Sorbona, il suo ultimo saggio è diventato un bestseller internazionale, racconta la sua drammatica esperienza, la perdita, il mistero della memoria recisa. Nina ha sedici anni, si muove in un mondo che le appare da sempre estraneo. È una ragazza come tante. Si innamora, in una notte d’estate, davanti a un falò sulla spiaggia, durante una vacanza in Puglia con sua madre. Ma c’è qualcosa, nascosto nel buio. Stefano e Nina sono due anime rotte, erranti, vivono in tempi e luoghi diversi, ma un po’ si somigliano. Esiste un segreto, nelle loro vite, qualcosa che forse li farà incontrare, almeno per un istante. Questa storia è uno squarcio sugli anni luminosi della giovinezza, è un tuffo dove non si tocca, nel flusso dei misteri insondabili che compongono le esistenze. Come essere immersi in un’acqua immobile, e in movimento, che non è mai la stessa. Francesco Carofiglio non fa sconti e non cerca un conforto in queste pagine drammatiche, delicate, potenti. Eppure, incrociando i destini di queste vite spezzate, segna una direzione, per la salvezza, oppure la sogna. E salva magicamente un po’ anche noi.
Bene, per ora è tutto, alla prossima puntata e buone letture!!

L’ultima corriera per la saggezza è bellissimo. Gli altri non li ho letti ma mi sembra una bella scelta, con proposte stuzzicanti. La settimana scorsa a Casa Galassi dove sono stata per la festa dei Libri di Mompracem c’era Mauro Daltin, l’editore di BBE, con un tavolino pieno dei suoi bellissimi libri…
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Guarda, io li comprerei tutti…. Mi frena solo il portafogli…. Per chi legge l’area balcanica, sono ormai un punto di riferimento.
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Ti capisco, io ne ho presi due, I buchi neri di Sarajevo e un altro su Srebenica, ma li avrei comprati in blocco. Tra l’altro, non so se hai letto un librino delizioso dello stesso Daltin, La teoria dei paesi vuoti, pubblicato da Ediciclo credo nel 2019…
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No, ma lo cerco subito! I buchi neri di Sarajevo mi è piaciuto molto.
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