Paolo Sorrentino ha portato il suo film più personale, in cui ripercorre l’adolescenza e la perdita dei genitori a 16 anni, alla Mostra del Cinema di Venezia. Nove minuti di applausi, emozione palpabile e gli occhi lucidi di Paolo Sorrentino: è quanto è successo ieri al termine della proiezione nella storica Sala Grande del lido di Venezia di “È stata la mano di Dio”, il nuovo film del regista Premio Oscar per “La grande bellezza”.

La storia di un ragazzo nella tumultuosa Napoli degli anni Ottanta. Il diciassettenne Fabietto Schisa è un ragazzo goffo che lotta per trovare il suo posto nel mondo, ma che trova gioia in una famiglia straordinaria e amante della vita. Fino a quando alcuni eventi cambiano tutto. Uno è l’arrivo a Napoli di una leggenda dello sport simile a un dio: l’idolo del calcio Maradona, che suscita in Fabietto, e nell’intera città, un orgoglio che un tempo sembrava impossibile. L’altro è un drammatico incidente che farà toccare a Fabietto il fondo, indicandogli la strada per il suo futuro. Apparentemente salvato da Maradona, toccato dal caso o dalla mano di Dio, Fabietto lotta con la natura del destino, la confusione della perdita e l’inebriante libertà di essere vivi. Nel suo film più commovente e personale, Sorrentino accompagna il pubblico in un viaggio ricco di contrasti fra tragedia e commedia, amore e desiderio, assurdità e bellezza, mentre Fabietto trova l’unica via d’uscita dalla catastrofe totale attraverso la propria immaginazione.

Commento del regista

È stata la mano di Dio è un racconto di formazione che mira, stilisticamente, a evitare le trappole dell’autobiografia convenzionale: iperbole, vittimismo, pietà, compassione e indulgenza al dolore, attraverso una messa in scena semplice, scarna ed essenziale e con musica e fotografia neutre e sobrie. La macchina da presa compie un passo indietro per far parlare la vita di quegli anni, come li ricordo io, come li ho vissuti, sentiti. In poche parole, questo è un film sulla sensibilità. E in bilico sopra ogni cosa, così vicino eppure così lontano, c’è Maradona, quell’idolo spettrale, alto un metro e sessantacinque, che sembrava sostenere la vita di tutti a Napoli, o almeno la mia.

«Ero qui a Venezia 20 anni fa con il mio primo film, “L’uomo in più”, interpretato da Toni Servillo e mi piace pensare che questo sia un nuovo inizio» dice il regista.

Un film in cui con grande coraggio fa i conti con il suo passato, segnato appunto da quella tragedia dopo la quale capì meglio cosa voleva fare da grande, ossia il cinema e trasferirsi a Roma.

«C’è voluto più coraggio a scriverlo che a farlo, perché poi sul set, anche se ci sono stati momenti emozionanti, ci sono i problemi pratici che ti salvano e ti fanno superare quasi del tutto le paure. Mi sono deciso ora forse perché ho l’età giusta, quella in cui si fanno i bilanci, ho fatto 50 anni, e tutto quell’amore vissuto e tutto quel dolore potevano essere declinati in un racconto cinematografico, mi sono sentito insomma abbastanza grande o maturo per affrontarlo. Io sono molto pauroso nella vita, al cinema invece accade il contrario, mi sembra di essere stato finora coraggioso, ma per questo film tutto era diverso: la priorità è stata non tradire quei sentimenti vissuti all’epoca dei fatti, fare un film semplice, essenziale e lasciar passare sentimenti ed emozioni» rivela con trasporto.

Dopo questo film si è sentito liberato del passato?

«Non penso che un film sia sufficiente a liberarti di cose che ti segnano la vita. La famiglia mi ha aiutato a tenermi a galla, ma certo pago le conseguenze caratterialmente di quello che ho vissuto e ho scritto la sceneggiatura pensando di farla leggere ai miei figli, per spiegare i miei comportamenti. Da anni tenevo con il passato un monologo interiore, bloccavo i ricordi, il film, certo, è un tentativo di liberarsi, se sarà riuscito lo scoprirò con il tempo».

Scheda del film:

Regia:Paolo Sorrentino
Produzione:The Apartment, Netflix
Durata:130’
Lingua:Italiano
Paesi:Italia
Interpreti:Filippo Scotti, Toni Servillo, Teresa Saponangelo, Marlon Joubert, Luisa Ranieri, Renato Carpentieri, Massimiliano Gallo, Betti Pedrazzi, Biagio Manna, Ciro Capano, Enzo Decaro, Sofya Gershevich, Lino Musella
Sceneggiatura:Paolo Sorrentino
Fotografia:Daria D’Antonio
Montaggio:Cristiano Travaglioli
Scenografia:Carmine Guarino
Costumi:Mariano Tufano