Non poteva immaginare come sarebbero diventate. Fuori in giardino, con i vestiti bianchi che l’avevano pregata di comprare al mercatino dell’usato, le ginocchia sporche di fango, i visi uno accanto all’altro. Sembrava sempre che si scambiassero chissà quali segreti, delle verità che solo loro potevano conoscere. Lo sguardo che avevano negli occhi quando le incrociava in casa, il silenzio improvviso in cui piombavano, e nel quale non riusciva mai a fare breccia. Il rumore dei suoi discorsi inutili quando cercava di ingraziarsele. (Pag. 105)

Sorelle, di Daisy Johnson, Fazi editore 2021, traduzione di Stefano Tummolini, pagg.200

Nel romanzo di Daisy Johnson l’identità è fluida e gli individui sfuggenti; al centro della trama ci sono due sorelle, di nome Settembre e Luglio, che lasciano la loro casa di Oxford con la madre Sheela dopo un terribile incidente avvenuto nella loro scuola. Le tre si ritirano in una fatiscente casa di famiglia vicino al mare, dove le ragazze trascorrono le loro giornate svogliate e inseparabili, apparentemente aspettando che la depressione si abbatta sulla madre. Entriamo nella storia in quello che sembra il dopo, un climax già annidato nel passato. L’intero romanzo sembra sia in costruzione verso il momento in cui scopriamo cosa è successo alla scuola femminile. Il libro è un ritratto inquietante della relazione travagliata e inquietante delle sorelle adolescenti, che ci chiedono quanto di noi stessi siamo disposti a sacrificare per amore, cercando a tentoni il confine tra proteggere i propri cari e sfinirli.

North York Moors, Photo credits: Wanderlust

Fin dall’inizio, le ragazze sono lasciate a se stesse, Sheela è troppo depressa per svolgere il suo ruolo di madre. La casa è così squallida che si dubita immediatamente che possa essere un miglioramento rispetto a ciò che la famiglia ha lasciato e che possa essere un luogo di positività. È un disordine decadente, un senso di abbandono, odori sgradevoli. Insetti morti e piatti sporchi ricoprono la cucina; la lampadina nella dispensa continua a spegnersi misteriosamente. Entrare in quella casa acuisce ancora di più il senso di disagio, di sfasamento e di malsano attaccamento tra le sorelle.

Quando arrivarono a quindici e sedici anni, erano più vicine che mai. Settembre rispondeva a tutte le domande al posto della sorella, a tavola usavano lo stesso piatto dividendo con cura il cibo di una da quello dell’altra, a letto poggiavano le teste su un cuscino solo. Sheela temeva che le cose andassero troppo oltre, che il vaso traboccasse, che la rabbia di Settembre avesse la meglio su di lei. Ed era proprio quello che era successo, Giusto? (Pag. 112)

Per la maggior parte del libro, Luglio è il narratore, e abbiamo subito la sensazione che il suo legame con Settembre sia più intenso della normale vicinanza tra sorelle. Sebbene non siano gemelle (Settembre ha dieci mesi in più), potrebbero anche esserlo. I pensieri di Settembre penetrano nella mente di Luglio, che è spesso sopraffatta dalle emozioni della sorella, abita il suo corpo come uno spazio condiviso, non suo. Settembre è volitiva e dominante, mentre Luglio è flessibile e instancabilmente fedele a sua sorella. Anche Settembre è leale: difende Luglio a scuola quando la sorella minore è vittima di bullismo senza pietà da parte di una cricca di ragazze popolari. La sua lealtà, tuttavia, ha un bordo più affilato: quello della vendetta.

Settembre riusciva a fare qualsiasi cosa a sua sorella. Il modo in cui si comportava con Luglio, a volte, le ricordava l’atteggiamento di Peter nei suoi confronti: l’amore che le negava per ottenere dei vantaggi tattici, la volontà di controllo nascosta dietro le sue carezze di seta. (Pag. 110)

Sebbene la narrazione in prima persona di Luglio rappresenti la maggior parte del romanzo, il romanzo si sposta da un punto di vista all’altro, creando un racconto frattale e frammentato degli eventi. Johnson ci proietta anche avanti e indietro nel tempo. Emergono i ricordi di Luglio e il suo racconto degli eventi a casa. Sappiamo da Sheela del padre delle ragazze. La sezione di Sheela descrive in dettaglio le dinamiche velenose che affliggevano questa famiglia ancor prima che nascessero le ragazze. Otteniamo persino il punto di vista della casa, testimone dell’andirivieni delle generazioni, offrendo una visione caleidoscopica di personaggi che altrimenti incontriamo con un’interiorità claustrofobica.

Sorelle affronta temi simili a Nel profondo, il romanzo che le è valso la candidatura al Man Booker Prize a soli ventisette anni: famiglia, identità, trauma intergenerazionale, memoria, amore e potere. La gestione della tragedia al centro della storia da parte di Johnson, quando finalmente riesce a risolverla, è abile. Il lettore è allo stesso tempo sorpreso e perseguitato da un senso di inevitabilità, grazie a copiose prefigurazioni bilanciate dall’opaca elusività del monologo interiore di July. Ha la qualità di un mistero ben tramato o di un thriller psicologico particolarmente efficace, che ti sfida a prevedere cosa c’è dietro l’angolo, dandoti spazio per essere sorpreso dal climax, solo per lasciarti pensare “Lo sapevo!” e sfogliando indietro gli indizi che ti sei perso.

Vi suggerisco di leggere l’illuminante presentazione del libro di Stefano Tummolini, il traduttore del romanzo.