“In fondo, la donna è questo. Una coperta di fuoco nel freddo della notte. Il sale della vita. Una goccia d’acqua nell’inferno del mondo. Una scheggia infuocata nel cuore deserto.”
L’allegro canto della pernice
Paulina Chiziane è nata a Manjacaze, nel sud del Mozambico, nel 1955. Durante la guerra civile ha collaborato con la Croce Rossa in alcune delle zone più colpite dal conflitto e attualmente è impegnata in Zambesia, dove coordina programmi di sviluppo per conto di organizzazioni internazionali. Nel 1990, ha pubblicato Balada de amor ao vento, diventando la prima donna mozambicana ad aver scritto un romanzo. Oggi dopo Il settimo giuramento e Niketche, romanzi che l’hanno definitivamente consacrata come una delle voci più intense e originali della nuova letteratura africana continua a definirsi una raccontatrice di storie che recupera la ricca tradizione orale del suo paese.
Nel 2021 è stata insignita del prestigioso Premio Camões, che premia autori che scrivono in portoghese o brasiliano, per “L’importanza che dedica nei suoi libri ai problemi delle donne mozambicane e africane” e per il suo “lavoro di avvicinamento ai giovani, in particolare nella costruzione di ponti tra la letteratura e le altre arti”.

“La vita è come l’acqua, non dimentica mai il suo percorso. L’acqua va al cielo ma ricade sulla terra. Va sottoterra ma torna in superficie. La vita è un eterno andare e venire. Il corpo è solo una carcassa dove l’anima costruisce la sua dimora…”
Partendo dai contrasti all’interno di una famiglia mozambicana fiera della propria occidentalizzazione, l’autrice ci svela un mondo misteriosi popolato da spiriti e stregoni che trasporta il lettore nel labirinto sincretico e affascinante della tradizione africana. E’ in questo scenario che si realizza l’emancipazione di Vera, la protagonista, che per difendere i propri figli e se stessa non esita a sfidare il marito David, schiavo dei poteri della magia nera. Il libro contiene un introduzione di Dacia Maraini.

L’amore è una trappola per topi. Serafina lo ha sempre detto, Delfina ne è convinta, Maria das Dores lo scoprirà presto. Tre generazioni di donne per raccontare storie di amanti, madri, figlie, sorelle, puttane e mogli che hanno dovuto scegliere tra la libertà e il dolore, tra la fame e l’ipocrisia, per dimostrare al mondo che il paradiso è sempre tra le braccia di una madre. Paulina Chiziane ci porta di nuovo in Zambesia, nel Mozambico degli anni Cinquanta, durante il regime coloniale portoghese e, ancora una volta, svela ai suoi lettori tutta la magia e la forza di una terra sconosciuta e affascinante. “L’allegro canto della pernice” è un romanzo sull’amore, ma anche una spietata requisitoria sul razzismo che non potrà che scuotere le nostre rassicuranti certezze, puntando con coraggio il dito sulle responsabilità individuali di tutti: vittime e carnefici.

Torna in libreria una nuova edizione del romanzo: una storia di sorellanza, di emancipazione, di solidarietà
“Madri, donne. Invisibili, ma presenti. Respiro di silenzio che fa nascere il mondo. Stelle che brillano nel cielo, oscurate da nuvole maledette. Anime che soffrono all’ombra del cielo. Il petto sigillato, nascosto in questo vecchio cuore, oggi ha aperto un po’, per svelare il canto delle generazioni. Donne di ieri, di oggi e di domani, che cantano la stessa sinfonia, senza speranza di cambiamento”
Dopo più di venti anni di matrimonio, Rami scopre che suo marito Tony la tradisce con diverse amanti, con le quali ha costituito altre famiglie parallele. Sconvolta, la donna inizia una ricerca febbrile nel disperato tentativo di salvare il suo matrimonio. Comincia così un affascinante viaggio tra gli usi e i costumi sessuali del Mozambico, i misteri dei riti d’iniziazione, le danze erotiche delle promesse spose dell’etnia Macua, gli incantesimi d’amore usati nella regione di Maputo e ancestrali e inviolabili tabù. Rami prenderà coscienza della condizione delle donne del suo Paese, accomunate tutte da un destino di sofferenza e discriminazione e deciderà di tramutare lo scontro con le amanti in una profonda sorellanza, che costringerà il marito a trasformare i piaceri dell’adulterio negli obblighi imposti dalle regole della poligamia.

I romanzi di Paulina Chiziane fanno compiere al lettore un’immersione totale nella cultura e nelle usanze del Mozambico. Un viaggio che svela aspetti affascinanti delle usanze e tradizioni, ma anche tante iniquità nella considerazione riservata alle donne. Donne che sono al centro della narrazione, con i loro corpi che alludono all’ideale di bellezza, ma anche visti come strumento per soddisfare desideri o come arma di seduzione. Mentre gli uomini, sono sempre descritti con aggettivi legati al mondo animale, alluso nei tratti ferini, di potenza e dominio, le donne sono dipinte usando tratti del mondo vegetale, allusivi della fertilità, della seduzione legata ai profumi, in un continuo rimando di parallelismi, come il corpo striato e tatuato come un tronco d’albero.
I temi che emergono nelle sue opere sono dunque una approfondita riflessione sul ruolo della donna, il realismo sociale e la critica dei costumi, il dibattito tra tradizione e modernità, espressi con uno stile lirico e fortemente descrittivo, attraverso l’uso del flusso di coscienza e del monologo interiore.