Ogni volta che qualcuno ti chiama per nome significa che gli servi. Ma stasera non ci sei per nessuno. Non ti va di incipriarti il naso, il mento e le guance. Di mettere il fondotinta, il fard, l’eyeliner. Di imbrattarti gli occhi. Ti mancano così come sono, al naturale. Ti manca essere te stessa. Te stessa? Cioè chi? Quando dici te stessa chi intendi esattamente?
Tehran Girl, di Mahsa Mohebali, Bompiani 2020, traduzione di Giacomo Longhi, pp.240
Mahsa Mohebali costruisce un romanzo teso in cui ribalta il cliché della donna oggetto e ci racconta il presente e il passato del suo paese, l’Iran, con una scrittura senza filtri, esplicita e irriverente. Che non scende a compromessi con alcun tipo di censura.
Elham è l’avvenente segretaria di un uomo d’affari della Repubblica Islamica. È abituata a essere compiacente e carina, a venire considerata solo per il suo aspetto e a ricevere ordini, anche da se stessa. Ma quando il capo le rivela che suo padre, di cui si sono perse le tracce da venticinque anni, è vivo e abita in Svezia, la maschera da bambola crolla e riaffiora la bambina cresciuta in un covo di comunisti durante gli anni della rivoluzione. È stata lei a denunciare la famiglia con le foto che i pasdaran avevano trovato nel suo quaderno? O qualcuno si è servito di lei per far saltare la copertura dei genitori e porre fine alla lotta politica che li stava portando alla rovina? Mentre cerca una risposta, Elham corre per Tehran sulla sua Peugeot, zigzagando tra il traffico, le faccende di lavoro, i pretendenti, la madre oppiomane, il fratello sfaticato e gli ex fidanzati che vivono ancora a casa sua.
Lo stile con cui è scritto il romanzo – da alcuni ritenuto caotico – ha suscitato delle critiche, legate agli sfasamenti temporali e spaziali continui, che impediscono una narrazione fluida e continua. Per un parere, vi segnalo la recensione di Leggere a colori, e quella di Negah. Personalmente, credo che, al di là di tutto, la lettura di questo romanzo fornisce uno sguardo sulla società iraniana, vista con gli occhi di una giovane autrice che si mette in gioco.
Mahsa Mohebali è nata e vive a Tehran. Si è laureata in discipline della musica, è critica letteraria, sceneggiatrice e scrittrice. Ha pubblicato due raccolte di racconti e tre romanzi. Molto letta e amata in Iran, con Non ti preoccupare (Ponte33, 2015) ha vinto nel 2009 il premio Golshiri. Nel 2013 ha partecipato all’International Writing Program dell’Iowa University. Nel 2015 è stata premiata per la sceneggiatura del film Time to love, interpretato da Leila Hatami. Le sue opere sono tradotte in italiano, turco, inglese e svedese.