Parastou Forouhar ha realizzato lavori incentrati su temi quali la libertà di pensiero e la lotta per i diritti delle donne. La controversa artista che ha vissuto in prima persona la violazione dei diritti umani a causa della brutale uccisione dei suoi genitori, all’epoca oppositori politici in Iran, propone un’interessante riflessione, indubbiamente influenzata dalla sua dolorosa storia personale.

Il lavoro fotografico Freitag mostra un particolare di un bellissimo chador nero, in cui compare tra le morbide pieghe del tessuto una mano. Non è chiaro nè il movimento della mano, nè a chi appartiene la stessa. L’indefinitezza della scena, così come gli interrogativi che ne conseguono, sono volutamente ermetici e rappresentano frammenti di corpi nascosti che costituiscono tutto ciò che non deve essere visto e detto.

Un omaggio ai profughi che stanno annegando, 2015 Questo lavoro è stato creato nell’ambito del programma di residenza per artisti del Brodsky Center, della Rutgers University, e in collaborazione con Anne McKeown e Randy Hemminghaus, maestri della fabbricazione e della stampa della carta presso il Brodsky Center.
Nell’opera site-specific Written Room l’artista riempie lo spazio espositivo di caratteri persiani. Le scritte, incomprensibili per gli occidentali, non seguono un senso logico, sono frammenti di parole che non hanno significato e che diventano puro ornamento. Il disorientamento è forte e rimarca l’inquietudine di uno smarrimento preannunciato, in cui le parole stesse faticano a trovare un senso.

L’arte di Forouhar riflette la sua critica al governo iraniano e gioca spesso con le idee di identità. La sua opera esprime una risposta critica nei confronti della politica in Iran e del fondamentalismo islamico.





Questa massa di occhi crea un bisogno di autoaffermazione, il senso di sé non solo come soggetto che percepisce un’immagine, ma anche come oggetto che viene percepito, includendo a sua volta la visione di sé nell’interpretazione dell’opera. Da questo schema bidimensionale di occhi – ornamento del vedere e dell’essere visti – emergono figure attraverso contorni sensibilmente calligrafati: mani, piedi e teste, in gesti e posture che suggeriscono dolore e sofferenza. Tutte le figure si stanno coprendo gli occhi con le mani. Non devono vedere nulla, né gli orrori a cui sono esposti, né gli spettatori, che, dopo averli scoperti, interpretano la propria percezione – di se stessi così come delle figure. Le loro vesti sono anche ricoperte di occhi, sguardi persi nello spazio indeterminato che è il White Cube della sala espositiva.

Attingendo alla tradizione persiana della miniatura e dell’ornamento, le opere sono piene di dettagli intricati e motivi dai colori brillanti, ossessivamente meticolosi nella loro regolarità e moltiplicazione delle forme. Stampati strettamente all’interno di una griglia, i disegni ritmici si mescolano come i modelli di un caleidoscopio, affascinando con le loro simmetrie abbaglianti e l’ordine armonioso implicito. Tuttavia, la bellezza innocua dell’ornamento viene interrotta quando riconosciamo che questi modelli sono composti da strumenti di tortura o genitali maschili. Forouhar combina spesso elementi visivi delle arti islamiche con riferimenti occidentali, introducendo contrasti e contraddizioni stridenti all’interno di un’unica opera e invitando ambiguità che frammentano la coesione delle narrazioni egemoniche.
Nata nel 1962 a Teheran, dal 1991 vive e lavora in Germania.
Nel 1990 si è laureata in Arte all’Università di Teheran e nel 1994 ha conseguito un Master al College of Art di Offenbach in Germania.
Parastou Forouhar ha vinto negli anni diverse borse di studio sia in Germania che in Italia e nel 2007 ha ottenuto una residenza per artista a Istanbul dal Berlin Cultural Senat, dal 1995 al 2000 è stata inoltre membro dell’Art Project Fahrradhale.


Link Pina, Grazie! saludos Juan
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Gracias Juan, saludos
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👋👋
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bellissima e particolare!
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