La notizia di ieri è circolata su tutti i quotidiani, è stata ripresa da numerosi blog e ha fatto molto discutere, oltre ad avere sorpreso lo stesso Ishiguro che pensava quasi si trattasse di una notizia inventata. Come sempre, ci sono gli strenui sostenitori e chi, invece, non è soddisfatto di questa decisione. C’erano sicuramente tanti e altrettanto validi candidati – per l’Italia, per me Claudio Magris. C’è anche chi è critico nei confronti del premio stesso, ma non voglio addentrarmi in un vespaio… Voglio solo dire che personalmente amo molto questo autore: “Quel che resta del giorno” è uno dei miei punti di riferimento. L’ho letto sia in inglese che in italiano; ho visto il bellissimo film diretto da James Ivory, con la magistrale interpretazione del maggiordomo James Stevens di Anthony Hopkins, uno dei pochi casi in cui non sono rimasta delusa dalla resa cinematografica del romanzo, anzi, per me ha forse aggiunto in termini di atmosfera e di ambientazione.

quel che resta del giorno libroIl libro è scritto in forma di diario e l’io narrante è l’impeccabile maggiordomo – figlio di un maggiordomo – James Stevens che, ormai in là negli anni, si concede una settimana di vacanza dopo anni al servizio di Lord Darlington, dove gestiva in maniera ferrea – quasi militaresca, o forse meglio, monacale – una splendida dimora, con uno stuolo di persone al servizio. Al passaggio di proprietà all’americano Farraday in seguito alla morte di Lord Darlington, Stevens si concede finalmente uno stacco dal lavoro e intraprende un lungo viaggio attraverso la Cornovaglia, per andare a fare visita a Miss Kenton, la governante che aveva prestato servizio presso la proprietà, con cui ha vissuto un silenzioso e represso sentimento di amore.

quel che resta del giorno film locandinaDurante il viaggio, Stevens ripensa alla sua vita e ripercorre i fatti accaduti presso la dimora negli anni passati. Si tratta, dunque,  di un viaggio intimistico, denso di ricordi, ripensamenti, nostalgia e anche qualche rimpianto, che pian piano disvela questa figura che vista dall’esterno appare molto fredda, sempre controllata emotivamente, testardamente ferma sui concetti del dovere, della irreprensibilità e del lasciare da parte i sentimenti, anche quando bussano con violenza alla propria coscienza. Stevens si è costruito come una gabbia intorno, uno scudo per proteggersi da ciò che potenzialmente può ferire, trincerandosi dietro una freddezza che però, come si vedrà nel dipanarsi della storia, non riesce a difenderlo del tutto. L’entrata nella sua vita di Miss Kenton aprirà delle crepe nel solido muro che ha cercato di erigere.

La motivazione con cui gli è stato assegnato il Nobel dice:

Con i suoi romanzi di grande forza emotiva ha scoperto l’abisso sotto il nostro illusorio senso di connessione con il mondo.

Kazuo Ishiguro è nato a Nagasaki nel 1954, si è trasferito con la famiglia a sei anni nel Regno Unito; è naturalizzato britannico.

Oltre a “Quel che resta del giorno“, a me sono piaciuti molto anche “Non lasciarmi” (anche da questo romanzo è stato realizzato un film, ma non l’ho visto), e “Un pallido orizzonte di colline” che però ho letto solo in inglese.

Mi piace molto la sua scrittura precisa, attenta al dettaglio senza essere soffocante, la dimensione lirica delle descrizioni, le atmosfere, e i temi della memoria, della dimensione nostalgica dell’esistenza, il ripensare al passato, a come lo abbiamo vissuto, che ruolo abbiamo avuto in ciò che ci è accaduto. L’influenza della cultura giapponese si coglie e si arricchisce nella struttura dell’inglese: per me, un matrimonio stilistico che produce una prosa misurata, ma profonda.