Il Canalbianco, sulle cui rive erano state raccontate storie di li­bertà e di omertà, storie di anime tranquille e di furori dia­bolici, non era mai stato così nero. Nel silenzio del Polesine, in quei luoghi dove all’apparenza non c’è niente da vedere, si combattevano battaglie occulte. (pag.87)

Canalnero. Le indagini di Vivian Deacon, di Marco Belli, Edicola Edizioni 2021, pagg. 128

Dopo Uno sbaffo di cipria, primo capitolo delle indagini di Vivian Deacon – insolita e originale detective settantenne di origine inglese -, Marco Belli torna in libreria, sempre per i tipi di Edicola Edizioni, con il nuovo giallo Canalnero.  Belli ha vissuto nei luoghi in cui ha ambientato il romanzo e questo appare ben evidente nella messa a fuoco di caratteri, luoghi, dialetto e modo di vivere. L’atmosfera dei bar-ritrovo dei piccoli paesi, dove tutti si conoscono, le sagre dove si beve e si balla in allegria, l’impegno politico, tutti tratti che definiscono l’identità dei luoghi in cui si muovono i personaggi. E naturalmente, i luoghi stessi, descritti in un agosto stretto nella canicola di un clima torrido che sfuoca l’orizzonte e opprime le persone.

La storia si svolge nel Polesine, nella provincia di Rovigo, e più precisamente nei dintorni del paesello che porta il bel nome di Magnolina, dove Vivian Deacon, reduce dalla brutta storia che si è consumata a Ferrara, si è trasferita, ospite dell’amica Zenaide, una “strega” dagli occhi verdi, abile con le erbe, con cui prepara liquori e infusi da vendere al mercato, ma anche con i tarocchi. Il perimetro entro cui accadono i fatti è incastonato tra i due fiumi,  Canalbianco e il Collettore padano, il Po, e tre province, Padova, Venezia e Ferrara. Il racconto prende avvio l’8 agosto, quando i calici – nonostante l’afa – si alzano per brindare al settantunesimo compleanno di Vivian. Oltre alle due donne, la combriccola è formata da “l’inseparabile braccio de­stro Pietro, Ada, una vecchietta silenziosa piena di tic, e Gi­no, un vetusto latin lover che da anni faceva la corte alla Ze­naide”, ci sono poi “Christian, DJ di una certa fa­ma nella scena musicale nazionale” e “Luca, un tipo solitario che abitava a Magnolina da qualche anno.”

Vivian ama fotografare e raccogliere i suoi scatti in un album, e dunque Pietro le regala una Sigma Merril DP2, gingillo che diverrà il suo strumento per fissare i particolari che la colpiscono.

Polesine tramonto

Due giorni dopo la festicciola, la combriccola si sposta alla volta della Festa dell’Unita di Crespino, la Mecca del liscio: una sagra in pieno stile polesano che si svolge fin dagli anni Cinquanta: cibi tipici serviti da matrone felliniane, mentre “Coppie di bal­lerini roteavano in pista concentrate sui propri passi, dervisci polesani in contatto mistico con il dio del liscio.”

Mentre Vivian si gode la serata, viene avvicinata da un signore che la invita a ballare; la donna gentilmente declina l’invito, ma rimane colpita dalla cortesia e da una certa malinconia che traspare dai gesti dell’uomo. L’allegria generale viene bruscamente interrotta quando il distinto signore che l’aveva invitata stramazza al suolo, stroncato da quello che appare un infarto fulminante. Vivian è sconvolta, le sembra impossibile che l’uomo a cui ha appena stretto la mano e scattato una foto, sia ora morto.

Le informazioni su di lui sono riportate sul quotidiano locale il giorno successivo: Ettore Berti, figura di spicco della sinistra polesana, dirigente del PCI del Basso Veneto dalla fi­ne degli anni ’70, figlio di un noto partigiano. Una morte che lascia tutti sgomenti per il modo così repentino in cui si è consumata e la notizia è l’occasione per ripensare al passato di lotta e di politica attiva dei lavoratori di quelle zone, alle manifestazioni per ottenere diritti e lavoro. L’autore descrive con particolare attenzione il carattere della popolazione, lo spirito battagliero che forse oggi è un po’ sopito, se non ostaggio di tutt’altro schieramento politico. A mio avviso, la contestualizzazione e la descrizione dei luoghi e degli abitanti sono uno dei punti di forza del romanzo; sono pagine scritte con partecipazione e aiutano il lettore a conoscere una realtà specifica, che potrebbe non essere nota nei particolari.

La morte di Berti viene considerata accidentale dalle forze dell’ordine; l’uomo, settantenne, era cardiopatico dunque è del tutto plausibile che, magari eccedendo con gli alcolici – tant’è che quando si era avvicinato a Vivian stava sorseggiando una grappa – sia arrivato l’infausto momento di arrendersi al destino. Ma Vivian è di tutt’altro avviso. Le sue conoscenze in ambito medico – era arrivata in Italia dall’Inghilterra, proprio per iscriversi alla facoltà di medicina – le istillano il dubbio che il forte odore di mandorla avvertito in presenza di Berti non fosse solo dovuto al distillato che stava bevendo, e il suo intuito le suggerisce che c’è qualcosa di più dietro quella morte improvvisa. Inizia così una rocambolesca indagine, un’azione corale che coinvolge tutta la combriccola, in cui, mettendo insieme le informazioni raccolte da ciascuno, si delinea un retroscena piuttosto sordido.

Massimo aveva bisogno di tornare a sentirsi vivo e dopo un paio di curve aveva già deciso di farsi coinvolgere in quel­la avventura. Chiese a Vivian di raccontargli tutto e lei ne ap­profittò per mettere in fila i pensieri, tra quello che era succes­so alla Festa dell’Unità, le sue indagini ad Adria, il biglietto di minacce trovato sotto la porta, i racconti sui tre amici, le voci sul lato oscuro di Tosato. (pag.71)

Ben presto Vivian individua i possibili nemici di Berti, i moventi, e si muove con discrezione per chiarire i dubbi che ancora resistono. Il suo sembrare inoffensiva e anomala come investigatrice all’inizio la facilitano, ma quando arriva a mettere a fuoco il quadro in cui potrebbe essere maturato l’ipotetico omicidio, si trova la strada sbarrata da una reazione violenta, fino a mettere a rischio la sua vita e quella degli amici che la stanno aiutando.

La situazione si fa sempre più incandescente, e fra colpi di scena e rivelazioni, si arriva ad un inaspettato finale.

Il giallo Canalnero è una lettura molto coinvolgente, scritta con il giusto dosaggio di trama investigativa e di un impianto descrittivo della popolazione e dei luoghi indagati nelle radici storiche e sociali, e di un perfetto quadro paesaggistico, il tutto reso con partecipazione e attenzione ai dettagli, una certa dose di ironia e simpatia, al punto da renderli vivi e palpitanti.

marco-belli

Marco Belli è nato a Ferrara nel 1975. Insegnante, fotografo, sommelier, è direttore artistico di Elba Book, festival dell’editoria indipendente. Collabora con la rivista Millebattute e organizza workshop di fotografia e scrittura creativa in giro per l’Europa. Fa parte del gruppo di scrittori spallini, Collettivo LAPS. Ha esordito nel 205 con Il romanzo dell’ostaggio (Koi Press). Nel 2018 ha pubblicato la plaquette Adagio Polesano (Babbomorto Editore). Per Edicola ha pubblicato, nel 2017, Uno sbaffo di cipria, la prima indagine con protagonista la detective-clochard Vivian Deacon.

Belli Uno sbaffo di cipria