Le erano bastati pochi secondi per riuscire a leggere nei suoi occhi che stava giocando al gatto e al topo e si godeva la situazione. Satake era un uomo finito. E solo Masako riusciva a eccitarlo e a farlo andare in bestia. Ma anche in lei c’era qualcosa di oscuro, sensibile alle provocazioni di Satake, qualcosa che gli avrebbe permesso di ucciderla. Mai e poi mai si sarebbe immaginata un simile destino. Ma poi aveva fatto a pezzi il cadavere di Kenji. Masako diede uno sguardo allo stabilimento dismesso che si ergeva cupo davanti a lei. Guardava l’edificio vuoto e le sembrava il simbolo delle tenebre del suo animo, della sua stessa rovina. Aveva dovuto vivere quarantatré anni per riuscire ad accorgersi di quanto era corrotta? (pag. 610)
Le quattro casalinghe di Tokyo, di Natsuo Kirino, Neri Pozza editore 2003, traduzione di Lydia Origlia, pagg. 652, la mia recensione

“Com’è facile cadere per un essere umano, non trovi?” mormorò, e Masako le rivolse uno sguardo pieno di compassione.
“Sì. Poi è come scendere precipitosamente per una china con una bicicletta senza freni.”
“Vuoi dire che niente e nessuno riesce più a fermarti?”
“Sì. A meno che non si vada a sbattere contro qualcosa”. pag. 208
INCIPIT
Arrivò al posteggio prima dell’ora stabilita. Scesa dall’auto fu avvolta dall’umida, fitta oscurità di luglio. Era forse il caldo afoso a farle apparire ancora più cupe quelle tenebre. Masako Katori si sentì soffocare e levò lo sguardo al cielo senza stelle. La pelle, che in auto si era mantenuta fresca e asciutta grazie al climatizzatore, divenne subito sudata e appiccicosa. Un odore di olio fritto, proveniente dallo stabilimento di pasti precotti in cui tra poco avrebbe iniziato il suo turno di notte, si mescolava quasi indistintamente alle folate di gas di scarico che giungevano dalla Shin-Oume-Highway.
«Voglio tornare».
Queste parole le affiorarono alla mente non appena l’odore raggiunse il suo naso. Non sapeva come le fosse venuta in testa quell’idea, né dove voleva tornare. Ovviamente non nella casa da cui era appena uscita. Perché non voleva tornare a casa? E dove avrebbe voluto andare? La sensazione di avere smarrito la strada irritò Masako. Nelle lunghe ore tra la mezzanotte e le cinque e mezzo del mattino avrebbe dovuto riempire di cibo le scatole che le sarebbero passate davanti sul nastro trasportatore, senza un attimo di pausa. La paga oraria era alta, per essere un’attività a part-time, ma il lavoro era faticoso, poiché la costringeva a rimanere in piedi. Non si sentiva per niente in forma: non era la prima volta che, al pensiero della sfacchinata che l’aspettava, veniva assalita dai crampi. Tuttavia quella notte provava una sensazione diversa, indefinibile.
non male questo libro
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Formidabile!! 😁
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Bellossimo! Ne ho parlato anch’io
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Da leggere!!!
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un libro agghiacciante
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