Se siete ammiratori di Jenny Saville la città di Firenze vi offre una grande opportunità di vedere le sue opere incastonate in una cornice unica. E se non lo siete, allora questa è davvero una grande occasione per conoscerla.

La mostra – che sarà attiva fino al 20 febbraio – è diffusa in città (Museo del Novecento, Museo di Palazzo Vecchio, Museo dell’Opera del Duomo, Museo degli Innocenti e Museo di Casa Buonarroti) attraverso un percorso di che delinea la forte correlazione tra Jenny Saville e i maestri del Rinascimento italiano, in particolare con alcuni grandi capolavori di Michelangelo. Emergono alcuni dati, come la misura monumentale dei dipinti, tratto distintivo del linguaggio figurativo dell’artista fin dai primi anni della sua carriera, così come la sua ricerca incentrata sul corpo, sulla carne, e su soggetti femminili nudi, mutilati o schiacciati dal peso e dall’esistenza. Una pittura, però, che, pur rispettando la lezione dei maestri, non ne ripete pleonasticamente le gesta, facendo i conti con la realtà delle cose.

Saville trascende i limiti tra figurativo e astratto, tra informale e gestuale, riuscendo a trasfigurare la cronaca in un’immagine universale, un umanesimo contemporaneo che rimette al centro della storia dell’arte la figura, sia essa un corpo o un volto, per dare immagine alle forze che agiscono dentro e contro di noi. Corpi giganteschi, enormi, straripanti, obesi che non si nascondono mai all’occhio di chi osserva, con un impatto comunicativo assoluto e immediato, corpi che esprimono forza e possesso di sé come sono, e mai vergogna per l’eccesso che rappresentano.

Come nessun altro artista del nostro tempo si è lasciata alle spalle il postmoderno per ricostruire un serrato dialogo con la grande tradizione pittorica europea in costante confronto con il modernismo di Willem de Kooning e Cy Twombly e la ritrattistica di Pablo Picasso e Francis Bacon.

Sempre alla ricerca della verità in pittura per mettere a nudo l’immanenza espressiva del corpo, l’artista lavora sul modello in studio e sulla fotografia. Per costruire le sue immagini, così potenti e abbaglianti, così travolgenti e impressionanti, raccoglie fotografie e ritagli da giornali e cataloghi, mescolando storia dell’arte e archeologia, immagini scientifiche e di cronaca, senza creare gerarchie o distinguo tra bellezza e abiezione, brutalità e venustà, tenerezza e crudeltà. I suoi soggetti appartengono alla tradizione classica: volti, corpi nudi, gruppi di più figure, figure distese o in piedi, maternità e coppie di amanti presentati in pose che ricordano la statutaria etrusca o modelli classici della tradizione rinascimentale e moderna, l’arte egizia o arcaica.

La fa da padrone il tema della Pietà (la mostra ospita diversi studi a riguardo), un tema importante per la città. Un tema che ha affascinato l’artista nella sua ultima produzione, ma che si intreccia con le dinamiche del presente e le evoluzioni della tecnologia e che ha assunto sviluppi più complessi durante la pandemia.

È stata una ragazza terribile a 18 anni, membro della Young British Art, compagine di artisti in gran parte studenti al Goldsmith College di Londra, raccoltasi verso la fine degli Anni Ottanta e poi consacrata da Saatchi nel 1997. Oggi, a 51 anni, Jenny Saville, nata a Cambridge nel 1970, residente a Oxford, è un’artista matura. L’esposizione progettata da Sergio Risaliti per il Museo Novecento di Firenze, ed espansa in molti luoghi illustri della città, fa esplodere l’arte della pittrice in senso talvolta cronologico, talvolta tematico, creando un percorso che stabilisce un’immediata connessione con il visitatore.

Dirompente… Grazie per avercela fatta conoscere, Pina!
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Di lei mi piace questo unire il classicismo rinascimentale alla visione contemporanea. La materialità dei corpi è sublimata dal pathos che trasmettono.
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