Potrebbero dire che in America chi va in galera sa sempre con precisione di quale crimine è accusato. Che ciascuno ha diritto a una buona assistenza legale e a fare almeno una telefonata. Una volta avrei replicato che sono diritti che hanno i bianchi, non la gente di colore. Ma con il tempo sono arrivato a capire che siamo tutti quanti a un solo passo dalla fossa comune. Non è necessario vivere in un paese comunista per essere assassinato a tradimento, nel caso specifico, bastava chiedere a J.T. Saunders. La polizia poteva fare irruzione in casa tua e tirarti fuori dal letto. Potevano dartele fino a farti ingoiare i denti e chiuderti in un buco per mesi.

La farfalla bianca, pag.300

La farfalla bianca, di Walter Mosley, 21 lettere 2022, traduzione di Mario Biondi, copertina di Jacopo Starace, pagg. 326

Leggo pochi romanzi gialli, è un genere che trovo spesso noioso – meccanismi triti e ritriti, luoghi comuni, violenza gratuita… – naturalmente quando è praticato da chi ha poca dimestichezza con la scrittura di qualità perché, invece, quando ci si imbatte in una penna superba, la situazione cambia completamente. In particolare, apprezzo molto quei gialli/thriller/noir in cui oltre ad indagare per scovare il colpevole, si indaga nel tessuto della società in cui il delitto è maturato, nelle relazioni e nella psicologia dei personaggi, nel clima morale di una città, restituendo al lettore non solo la tensione di un’indagine serrata, ma anche un quadro socio-psicologico preciso e minuzioso.

La splendida copertina disegnata da Jacopo Starace

Avevo apprezzato tali qualità in Walter Mosley – un riconosciuto maestro del noir – leggendo Il diavolo in blu, e le ho ritrovate, forse ancora meglio espresse, in questo nuova edizione proposta da 21 lettere de La farfalla bianca. Un giallo-noir – molto noir – che mi ha affascinata, tenuta incollata alle pagine e turbata. Sì, proprio turbata, perché Mosley è bravissimo a spingere il lettore in luoghi e situazioni – fisiche e dell’anima – che mettono a disagio, che mostrano il lato oscuro della psiche umana, e con esso le deviazioni e la brutalità di cui gli esseri umani possono essere capaci. Tutti, perché non ci sono buoni e cattivi, ma contesti e situazioni che possono rendere facile oltrepassare la linea del male.

Ritroviamo Easy Rawlins alle prese con una serie di omicidi efferati avvenuti a Watts. Tre ragazze brutalmente uccise dopo essere state stuprate; tutte “marchiate” con un riconoscibile rituale da quello che si prospetta come un serial killer. Ragazze nere, spogliarelliste in locali notturni. Il detective Quentin Naylor, vecchia conoscenza di Easy, è incaricato delle indagini e si rivolge a lui per mettere le mani sul colpevole. Easy è nero, non è un poliziotto, ha gli agganci giusti per fare domande nei locali dei quartieri dove i delitti sono maturati; certo, non senza rischi, ma sicuramente con più probabilità di riuscita dei rappresentanti della polizia. Ma Easy inizialmente è deciso a tenersi fuori dalla collaborazione con la polizia.

Bone Street apparteneva alla storia locale. Tortuosa dorsale nel cuore del fulgore jazzistico di Watts, era composta di quattro isolati lunghi e frastagliati. (..) di giorno Bone Street era squallida e desolata da vedere, con i suoi poco meno che slums e i suoi alberghi sordidi. Ma di sera, “Bones”, come veniva chiamata, ovvero “Ossa”, diventava il centro del blues notturno (..) Quando un uomo diceva che voleva “ridursi alle nude ossa”, intendeva dire che voleva perdersi da quelle parti tra musica, alcol e donne.

La farfalla bianca, pag. 73

La situazione però cambia completamente quando viene rinvenuto il cadavere di Robin Garnett: una studentessa bianca dell’UCLA, di buona famiglia. Il suo corpo – dopo che la ragazza era stata picchiata, stuprata e sfigurata – viene ritrovato in una baracca nel quartiere dei locali a luce rossa. Un delitto apparentemente anomalo, ma maledettamente scottante: finché ad essere uccise erano ragazze nere “di vita”, né la stampa né la polizia avevano dedicato energie ai casi, ma adesso il cadavere appartiene ad una giovane borghese bianca. Tutta un’altra attenzione e riflettori accesi sul caso: oltre alla polizia, anche l’ufficio del sindaco e del governatore si mettono in pista. E le pressioni su Easy salgono di livello, divenendo persino minacciose. La sicurezza dei bianchi è evidentemente più importante di quella dei neri. E Walter Mosley riesce a descrivere con grande realismo il clima di quegli anni, in realtà non poi così diverso da quanto accade oggi, quando è dovuto nascere il movimento Blacklivesmatter per puntare l’attenzione sul diverso trattamento riservato ai neri dalla polizia.

Easy accetta l’incarico e inizia ad aggirarsi tra i locali e tra vecchie conoscenze per fare domande; alle sue parole è affidato un preciso ritratto del contesto:

Le donne, alla fine degli anni Quaranta e anche nei primi Cinquanta, erano tutte belle, le giovani come le vecchie: rasi, sete, pellicce. Arrivavano nei locali clandestini belle e sfrontate, sfidando qualsiasi uomo a mettere a tacere quelle loro lingue taglienti.

La farfalla bianca, pag. 73

Ora, invece, quei tempi spavaldi sono sfumati, tutto il lustro e il fascino dei locali si è volatilizzato come i fumi dell’alcol, e in quei posti non si esibiscono più i musicisti che hanno fatto la storia del jazz, ora è rimasto il blues a fare la colonna sonora malinconica a locali di quart’ordine, passati di mano, e niente più che sordidi night club distribuiti su un’area precisa, e frequentati da chi cerca e da chi offre compagnia a pagamento. Un ambiente che può corrompere chiunque, che può trasformare innocenti ragazze in scaltre donne navigate, uomini soli in energumeni violenti, viscidi mezzani in avidi sfruttatori di qualsiasi perversione possa fargli riempire le tasche. E anche la giovane studentessa bianca sembra essere rimasta intrappolata in questa vischiosa ragnatela:

Studiai per qualche istante un’altra foto. Lei che guardava l’obiettivo da sopra la spalla nuda. Un viso duro e bello. Ma un’aria tutt’altro che sana. Nell’altra sua foto, quella del college, non compariva traccia della forza e della sensualità di quel muso tosto. Capii come mai nessuno l’avesse riconosciuta all’infuori di John. All’Hollywood Row, Cyndi Starr diventava un’altra persona.

La farfalla bianca, pag. 128

Nemmeno Easy è uno stinco di santo, lo avevamo già saputo nell’altro libro e nonostante adesso sembri avere raggiunto una certa stabilità economica e affettiva, con la giovane e bella moglie Regina, la figlioletta Edna e il piccolo Jesus da lui strappato ad un misero destino, le circostanze in cui si viene a trovare durante le sue indagini cambiano drasticamente la sua vita. La dinamica emotiva tra Easy e Regina trasmette lo smarrimento, l’amore e l’alienazione di fronte ad una relazione destinata a cambiare. Mosley presenta Easy al lettore con sincerità mettendone in risalto forza e debolezze, senza dipingere il buono contro i cattivi, ma piuttosto delineando un personaggio che si muove tra luci e ombre, tra legalità e illegalità.

E piano piano si scopre che le persone non sono esattamente chi dicono o fingono di essere, che hanno un passato da nascondere, o che faticano ad accettare ciò che non possono indirizzare.

Dopo il matrimonio avevo smesso di vivere per strada. Era una parte della vita che avevo cercato di seppellire. In un certo senso, per me, mettermi a cercare questo assassino era come resuscitare.

La farfalla bianca, pag. 62

La Los Angeles di cui percorriamo le strade con Easy, all’inizio da solo, e poi con il fedele amico Mouse, non è il sogno scintillante che abbaglia e illude schiere di ragazze e ragazzi; è piuttosto un cattivo presagio, un tunnel che, una volta imboccato, porta solo verso la sventura, un intrico di quartieri e di locali dove la corruzione e la violenza dilagano. Ed è difficile riuscire a rimanere innocenti, o almeno vivi.

Mosley punta molto sulla caratterizzazione e sul lato emotivo della storia, e riesce a mantenere un perfetto equilibrio tra dettagli e azione. La descrizione è sempre ben bilanciata: i quartieri sono resi con i colori dell’epoca, i personaggi sono molto reali, le dinamiche di relazione tra chi detiene il potere e chi lo subisce credibili.

Qui potete leggere l’incipit del romanzo.

(Original Caption) 8/18/1965-Los Angeles, CA: Although law and order have been re-established in the strife-torn Watts district of Los Angeles, this sign remains as a terrifying symbol of the events that passed. As a further sign of peace, Governor Edmund G. Brown ended 8/17 the curfew forbidding people from being on the streets after dark.