Categorie e generi letterari, come metafora della vita umana, sono stati logorati dall’uso esagerato, ma le vite umane non si sono affatto stancate di essere autentici romanzi, drammi, tragedie, farse, racconti non raccontati, drammi e romanzi d’ amore. Tutti devono ancora confrontare la propria vita con la letteratura (“Oh, se ti raccontassi la mia vita, sarebbe un vero romanzo!”), con il teatro di scena o con un racconto.
La volpe, di Dubravka Ugrešic, La Nave di Teseo 2022, pp.384
Per quasi tutte le tradizioni mitologico folcloriche la volpe e` l’incarnazione dell’astuzia, maestra di finzione, ingannatrice per antonomasia, simbolo dell’eros femminile e del narcisismo, puo` essere ipocrita e ruffiana quanto coraggiosa. E` animale duplice, sempre in bilico tra il mondo dei vivi e quello dei morti, terribilmente affascinante nel suo essere in grado di cambiare volto e carattere. Per queste ragioni lo spirito della volpe e` il totem degli scrittori, come sosteneva Boris Pil’njak in una citazione che Dubravka Ugrešic riprende e fa sua, e con cui dà inizio a questo racconto che e`, prima di tutto, un’appassionata dichiarazione d’amore alla letteratura.
Una volpe sa molte cose, ma un riccio sa solo una cosa. Questo aforisma greco è servito a Isaiah Berlin per dividere gli scrittori in due gruppi, quelli che scrivono e agiscono usando un’idea, i ricci e quelli che sono diversi, multipli, le volpi. I ricci sono Platone , Lucrezio, Dante, Pascal, Hegel, Dostoevskij, Nietzsche, Ibsen, Proust ..
La squadra di volpi che si dimostra incapace di ridurre il mondo a un’idea esclusiva si avvale di personaggi illustri come Erodoto , Aristotele , Erasmo , Shakespeare , Montaigne , Molière , Goethe, Pushkin , Balzac , Joyce … La tassonomia zoologica nel libro di Ugrešić è come un modo brillante per comprendere la letteratura.
Partendo dalla sua esperienza di scrittrice e conducendo il lettore in un viaggio che attraversa la Russia e i Balcani, passando per Tokio, Napoli e gli Stati Uniti, l’autrice esplora il potere della narrazione e dell’invenzione letteraria, raccontando le storie di personaggi minori che, in un modo o nell’altro, sono stati fondamentali per la letteratura. In questo racconto coinvolgente e ricchissimo, che reinventa continuamente se stesso, Dubravka Ugrešic affronta alcuni dei temi a lei piu` cari come l’identita`, la forza della scrittura, l’intreccio tra finzione e realtà, il posto delle donne nel canone letterario, la mentalita` iugoslava e post-iugoslava, l’inaffidabilita` della memoria, ricordando a tutti che finche´ esistera` la letteratura sara` legittimo avere speranza nel futuro.

Dubravka Ugrešic, è nata nel 1949 in quella che allora si chiamava Iugoslavia. Dopo la laurea in Letteratura comparata e in Letteratura russa ha lavorato per molti anni presso l’Istituto di Teoria della Letteratura dell’Università di Zagabria, perseguendo carriere parallele come scrittrice e accademica. Nel 1991, quando scoppiò il conflitto in Iugoslavia, assunse una ferma posizione contro la guerra, diventando per questa ragione un bersaglio per i giornali nazionalisti, i politici e anche per alcuni colleghi scrittori. Ha lasciato la Croazia nel 1993 e da allora ha insegnato in numerose università americane ed europee, come Harvard, Columbia e la Freie Universität di Berlino. È autrice di acclamati romanzi, racconti e saggi, tradotti in più di venti lingue, e vincitrice di numerosi premi letterari, tra cui il premio di Stato austriaco per la letteratura europea (1999), il premio Heinrich Mann per la saggistica (2000) e il premio Jean Améry per la saggistica (2009). È stata nominata per l’International Booker Prize ed è stata finalista agli NBCC Awards 2011 per la critica.
In Italia ha pubblicato Vietato leggere (nottetempo 2005), Il museo della resa incondizionata (Bompiani 2002), Il ministero del dolore (Garzanti 2007), Baba Jaga ha fatto l’uovo (nottetempo 2011), Cultura Karaoke (nottetempo 2014), Europa in seppia (nottetempo 2016).
