Rebecca Kauffman, autrice pubblicata in Italia da Sur Edizioni, è nata nell’Ohio rurale e abita in Virginia. Ha studiato violino alla Manhattan School of Music e scrittura creativa alla New York University. Nella collana BIG SUR sono usciti La casa dei Gunner, vincitore del Premio Tribùk dei librai, La casa di Fripp Island e La famiglia Shaw.

Vi suggerisco la lettura dell’intervista all’autrice pubblicata su Repubblica.

Un romanzo corale sull’amicizia popolato da personaggi di vibrante umanità (su tutti, il timido Mikey e l’esuberante Alice, profondamente legati per quanto caratterialmente agli antipodi), che l’autrice riesce a tratteggiare grazie alla vivacità dei dialoghi e a una cura delicatissima per i dettagli; una storia punteggiata di rivelazioni e sottili colpi di scena che tiene in pugno il lettore, lo diverte e lo commuove, e gli resta nel cuore a lungo anche dopo l’ultima pagina. 
La scrittura di Kauffman ha un passo deciso ma mai frettoloso; c’è tutto il tempo per approfondire i dettagli, per soffermarsi in riflessioni e magari specchiarsi in uno dei personaggi. Magnifiche le descrizioni paesaggistiche, che non sono banali e autocelebrative, ma piuttosto intime, illuminate da uno sguardo pudico e in sintonia con l’ambiente. Scrittura che sa anche essere diretta e ficcante.
In una prosa fluida e coinvolgenteKauffman mette a nudo le lezioni della giovinezza e della ricerca della verità, dell’amicizia e del perdono. L’evento tragico del suicidio li ha riuniti e ha permesso loro di sciogliere i nodi del passato, cementando così il loro rapporto. La casa dei Gunner è un romanzo commovente e profondo, in cui ogni personaggio fa i conti con il proprio passato oscuro e il futuro incerto. (qui trovate la mia recensione completa).
Traduzione di Alice Casarini, pp. 304, collana BigSur, 2020

Nella cornice di una insolita murder story in cui bisogna scoprire la vittima oltre che l’assassino, il romanzo indaga le dinamiche familiari e i rapporti tra le persone, con precisione e la tenerezza.
Fripp Island: un’isoletta esclusiva sulle coste della Carolina del Sud, collegata alla terraferma da un ponte e circondata dalle maree. Qui, in una casa di lusso accanto alla spiaggia, convergono per una breve vacanza i destini di due famiglie: Scott e Lisa Daly, con le figlie Rae e Kimmy, e i loro ospiti John e Poppy Ford, con il figlio maggiore Ryan e la figlia Alex. Lisa e Poppy sono amiche d’infanzia, ma la distanza e le differenze di classe – i Daly sono altoborghesi e vagamente snob, mentre i Ford appartengono a una working class impoverita quanto orgogliosa – le hanno allontanate negli anni; la vacanza insieme è l’occasione per ricucire un rapporto fatto di lealtà femminile e vera amicizia. Man mano che si disvelano i piccoli segreti delle due coppie e quelli dei loro figli adolescenti, sospesi tra l’infanzia innocente e le prime trasgressioni della vita, le pulsioni erotiche e la ricerca di un’identità, la vacanza assume però toni sempre più tesi e misteriosi. A complicare le cose c’è la presenza sull’isola di un uomo segnalato come possibile aggressore sessuale. Per uno dei protagonisti, il mare di Fripp Island segnerà il confine tra la vita e la morte.

Il nuovo romanzo di Rebecca Kauffman ruota attorno alle vicende di una famiglia della Virginia rurale, gli Shaw, fra gli inizi del Novecento e la fine degli anni Cinquanta, seguendo i sette fratelli e sorelle e il modo in cui si riverbera nelle loro vite un evento traumatico avvenuto in circostanze poco chiare: la morte prematura della madre. In una serie di capitoli che vanno avanti e indietro nel tempo illuminando ciascuno un piccolo evento carico di suggestioni, l’autrice ricama con sapienza la rete di rapporti, ricordi, incomprensioni e segreti che lega i personaggi: chi rimane nella casa paterna e chi ne fugge, chi trova l’amore e chi combatte una dipendenza, chi prova a dimenticare e chi cerca incessantemente risposte, chi a sua volta mette su famiglia; sullo sfondo, la Grande Depressione, la seconda guerra mondiale, gli albori della controcultura.

Una nota la meritano le illustrazioni di copertina, realizzate da Lucamaleonte. – Nome d’arte dell’artista romano (n. Roma 1983), storico e apprezzato interprete dello stencil in Italia. Pur con una laurea conseguita all’Istituto Centrale per il Restauro – decisiva nell’elaborazione della tecnica minuziosa che contraddistingue il suo lavoro – si forma sostanzialmente come autodidatta e inaugura la sua attività in strada entrando in contatto con la scena romana del graffiti-writing e della poster art. L’icosaedro, solido di derivazione classica nonché simbolo di molteplicità e perfezione, spesso accompagna come un marchio le sue realizzazioni, e nelle sue diverse sfaccettature si ricollega idealmente al suo pseudonimo, il quale tradisce molto circa il modus operandi di L. in relazione ai luoghi dei suoi interventi. La storia dell’arte e in particolare la classicità sono una notevole fonte di ispirazione per l’artista, che tuttavia ha legato negli anni il suo nome principalmente a immagini di piante e animali, sostenuto da un grande trasporto per la copia dei disegni di tavole iconografiche trovate in libri di zoologia e botanica. Notevole è la passione per i bestiari medievali, interesse condiviso con Hitnes, artista romano con cui L. ha collaborato alla realizzazione di Catalogo (2013), un campionario di specie vegetali e animali fantastici dipinti sulle pareti di un sottopassaggio a Roma. Lucamaleonte è stato invitato a esporre in tutto il mondo, da Milano a Melbourne e Adelaide, passando per Berlino, Parigi, e New York. Con il collettivo francese Stencil History X, l’artista ha esposto nelle principali capitali europee, da Londra a Barcellona. Non solo artista, ma anche promotore della street art internazionale, insieme agli artisti Sten e Lex ha ideato e curato le tre edizioni del festival International Poster Art a Roma.

Credits: la foto della scrittrice e la foto utilizzata in copertina sono dell’editore.