Il mestiere di leggere. Blog di Pina Bertoli

Letture, riflessioni sull'arte, sulla musica.

Cenere in bocca

INCIPIT

Io non l’ho visto, ma è come se l’avessi visto, perché la scena continua a trapanarmi il cervello e non mi lascia dormire. Sempre la stessa immagine: Diego che cade e il rumore del suo corpo sul marciapiede. Allora mi sveglio e penso che non è successo a me, non è successo a Jimena, o a Marina, o a Eleonora: è successo a Diego;
risento di continuo il rumore nella testa, come un tonfo, come un vetro che va in mille pezzi e si conficca di colpo in un sacco di sabbia, all’improvviso, senza avvisare. Secco, assordante, una collisione fra costole, polmoni e asfalto. Così: pum. No, così: pooom. No, così: crac. No, così: drag, dragut. No, così: paaam, clap, crash, bruuum, brooom, gruuum, grrr, grooo… E un’eco. No, non esiste un suono per descrivere quel rumore. Il rumore di un corpo che si schianta a terra. Diego che ha voluto essere fragore, che ha voluto interrompere la musica del suo corpo. Diego che ci ha lasciato così, con lui sospeso fra noi. Diego, una stella.
Io non l’ho visto. E non l’ha visto neppure la mamma. Eravamo lontane tutte e due. La mamma più lontana di
me, perché lei era già lontana da prima che Diego si suicidasse. La mamma, nove anni all’estero.
Quando Diego aveva cinque anni, per lui la mamma era in cielo e quando passava un aeroplano diceva: Guarda, è la mamma su in cielo. Quella non è la mamma, scemo, gli rispondevo io, ma Diego insisteva che invece era lei e la salutava con la mano e poi glielo raccontava quando lei ci chiamava: Mamma, mi hai visto quando ti ho fatto ciao ieri pomeriggio? E la mamma: Sì, sì che ti ho visto. E cosa stavi facendo? Ah, be’, ti guardavo, quando vedo che stiamo per passare vicino a casa mi affaccio e ti saluto. Mi hai visto che ti salutavo anch’io? E Diego, mezzo sdentato, sorrideva e diceva: Sì, sì, ti ho visto.
E allora vuoi diventare un pilota per lavorare con la mamma in cielo? No, io voglio volare da solo, senza aereo: da solo su in aria, senza mantello. Ma non si può. Sì che si può. No che non si può. Sì che si può. No, Diego, non si può volare. Sì, sì che si può. E Diego ha volato, per qualche istante: sei secondi. Almeno così ha detto il signore del palazzo di fronte, questo diceva l’orologio del telefono nel momento in cui si era voltato a chiedere a sua moglie se stava chiamando la polizia. Sei secondi. Sì che hai volato, Diego, per sei secondi. Dal quinto piano fino al marciapiede. Sei secondi, fratellino. Tu puoi fare tutto.
Penserai a me? Penserai? No, Diego, non penserai a me perché sei morto.

Brenda Navarro

Recensione