La scrittrice Sara De Simone, vicepresidente dell’Italian Virginia Woolf Society e traduttrice, insieme a Nadia Fusini (qui il suo libro sulla Mansfield), del carteggio tra Virginia Woolf e Vita Sackville-West, torna il libreria con un nuovo libro che approfondisce il legame di amicizia tra Katherine Mansfield e Virginia Woolf, nel centenario della morte di Katherine Mansfield.

Nessuna come lei. Katherine Mansfield e Virginia Woolf. Storia di un’amicizia, di Sara De Simone, Neri Pozza 2023, pp. 428

«Entrambe mettevano la letteratura al primo posto. E questa non era un’affinità come un’altra: era tutto. Era come essere partecipi di un rito segreto, come camminare sulle stesse zolle di terra incandescente, dove nessun altro osava avventurarsi».

Nel luglio del 1916, Garsington, la villa di campagna della patrona delle arti Ottoline Morrell – una donna altissima, dalla folta chioma rossa e gli occhi turchesi -, non è solo un rifugio per obiettori di coscienza in piena Prima guerra mondiale, ma un vero e proprio teatro dove, settimana dopo settimana, approda «una compagnia di giro», pronta a esibirsi senza pudore. C’è chi legge Keats ad alta voce, chi dipinge nudi en plein air, chi alleva maiali, chi scrive opuscoli contro la leva obbligatoria. E poi c’è lei, Katherine Mansfield, detta anche Lili Heron, Elizabeth Stanley, Julian Mark, Boris Petrovsky, Matilda Berry: tutti nomi con cui è solita firmare i suoi racconti e poesie.

Lytton Strachey, l’eccentrico scrittore del circolo di Bloomsbury, la trova «decisamente interessante», Bertrand Russell la definisce «una mente brillante», per Leonard Woolf è «straordinariamente divertente». L’unica che sembra non subire il suo fascino è proprio Virginia Woolf. «Mi tampina da tre anni» dice con aria snob, a proposito di quella «straniera» che arriva dalle colonie, indossa gonne corte e intona black spirituals accompagnandosi con la chitarra. Ma è questione di pochi mesi: nonostante le iniziali resistenze, qualcosa di misterioso e intenso scatta fra le due scrittrici, qualcosa che le unì a tal punto da fare di Katherine Mansfield una delle prime autrici pubblicate dalla Hogarth Press, la casa editrice dei coniugi Woolf. Qualcosa che Virginia stessa avrebbe definito come una «stranissima sensazione di eco». Questo libro, arricchito di numerosi materiali inediti in Italia, è la storia di quel nucleo misterioso e intenso al cuore della loro amicizia.

Una storia che comincia nel 1917 e che continua, nei ricordi e nella scrittura di Virginia Woolf, che non smetterà di pensare a Katherine Mansfield per tutta la vita. Il racconto delle scelte artistiche, delle reciproche influenze letterarie, delle personalità che incontrarono e degli ambienti che frequentarono. Dalla Londra vittoriana alla Parigi di Modigliani e Picasso, dai salotti di Bloomsbury e Garsington all’Istituto per lo sviluppo armonico dell’uomo di George Gurdjieff, a Fontainebleau.

Virginia e Katherine erano due donne molto diverse. Una dalla vita comoda, la casa in campagna, un luogo per appartarsi a scrivere, senza soverchi problemi economici; l’altra dalla vita randagia, senza un domicilio fisso, e dato che anche la rendita passata dal proprio padre era minima, K.M. era perennemente afflitta da problemi di sostentamento. L’una con un marito affidabile, premuroso, protettivo; l’altra con un marito immaturo e in perenne fuga, incapace di sostenerla. Una ritrosa sessualmente, l’altra appassionata.

Virginia, borghese, respinta e al tempo stesso attratta dalle gran dame come Lady Ottoline Morrell o Kitty Maxse (che secondo taluni ha ispirato il personaggio di Clarissa ne “La signora Dalloway”); Katherine invece non digeriva le differenze di classe, come è evidente da alcuni suoi racconti (Garden Party ed altri).

Eppure, erano affascinate l’una dall’altra, perché nonostante le differenze ciascuna sapeva comprendere la grandezza della scrittura dell’altra. In entrambi i casi alla fine la malattia prevarrà, fisica o mentale, ma ciò non avrà impedito loro di vivere una vita emotivamente intensa, con un sentire non comune, punte di felicità totale e dolori acuminati, ma anche distacco e ironia verso le cose del mondo, e soprattutto la sensazione di creare la vita stessa tramite la scrittura.

Sara De Simone ha conseguito un dottorato in Letterature comparate alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Ha tradotto con Nadia Fusini il carteggio tra Virginia Woolf e Vita Sackville-West (Scrivi sempre a mezzanotte, Donzelli 2019). Si occupa di critica letteraria sulle pagine culturali de il manifesto e Il Tascabile. È vicepresidente dell’Italian Virginia Woolf Society.