Il mestiere di leggere. Blog di Pina Bertoli

Letture, riflessioni sull'arte, sulla musica.

L’ultimo dei Santi

INCIPIT

Non fu la morte di Romolo Santi, ai primi di gennaio del 1999, a preoccupare i tettaioli. Gli abitanti di quel borgo dimenticato da Dio che risponde al nome di Tetti, un paesino minuscolo su un versante poco popolato dell’Appennino tosco-emiliano, erano abituati a fare ogni anno la conta dei vecchi che non superavano l’inverno, e quell’inverno non aveva fatto eccezione. A febbraio era morto Terenzio Bartoli, tanto per dire, e a marzo la vecchia Sidonia, di novantotto anni, per non parlare di Angela, la sorella scema di Svaldo, che però tanto vecchia non era, a dir la verità. Vero che Romolo non era morto né di vecchiaia né di malattia: una sera era uscito a portar fuori la spazzatura, aveva fatto uno scivolone brutto sul ghiaccio e aveva battuto la testa. Il buio, il ghiaccio, le sue gambe un po’ malferme, chi poteva sapere. L’avevano trovato il giorno dopo, freddo come il marmo.

E nemmeno l’incidente capitato ad Alvaro, il fratello di Romolo, che la mattina del 10 luglio era cascato da un’impalcatura, li aveva sorpresi più di tanto. Che questi vecchi di Tetti ce l’avevano di vizio, di mettersi in situazioni non adatte alla loro età, si sentivano ancora dei giovanotti, salivano sugli alberi, montavano sui tetti e poi … L’unica che ci era rimasta veramente male era stata la sua vicina, Nora, che se l’era visto piovere dal cielo proprio davanti all’uscio di casa, si era presa uno spavento, povera donna.  Ma quando, il 29 luglio, si era sparsa la notizia che anche Ermanno, il più giovane dei tre fratelli Santi, era morto, allora sì che la gente, a Tetti e nelle frazioni vicine, aveva cominciato a mormorare.

Marisa Salabelle

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