INCIPIT
Giovedì 25 aprile 1908
I piedi nudi di Armand scivolano sul parquet; non vuole svegliare Paul, che dorme ancora e fa il suo solito rumore di labbra disgustoso, come un cucciolo quando succhia il latte. Aspetterà un po’, ma non troppo a lungo, Paul non deve svegliarsi, gli guasterebbe la festa dell’incontro che lo aspetta, Paul guasta sempre tutto. Lui e Paul sono nati lo stesso giorno, il 2 agosto 1903; sa dalla madre e dalla zia che prima di loro non c’erano mai stati gemelli, in nessuna delle due famiglie. Preferirebbe non essere un gemello, o esserlo con Georges, senza Paul. Capisce che è impossibile, perché le cose sono come sono, la zia Marguerite lo dice spesso, e lui gira e rigira tra i denti questa frase un po’ strana e scivolosa che infatti gli sfugge, poi si concentra per un momento a pensare alle frasi grigie della zia Marguerite, e al suo odore, cenere fredda e salame rinsecchito. Riflette molto sugli odori e sui colori delle persone, delle cose, delle stanze o dei momenti, e quando Antoinette viveva ancora con loro a Chanterelle la faceva ridere con quelle che lei chiamava le sue scempiaggini, e rideva, rideva, e dal troppo ridere piangeva anche, dal bordo degli occhi; ora le sue scempiaggini non può più dirle a nessuno. Georges ha lo stesso odore della marmellata di prugne quando la zia la fa cuocere a lungo nella pentola di rame, d’estate, proprio l’odore di quando cuoce, non di quando d’inverno si spalma sul pane all’ora della merenda; anche il padre la mangia e si complimenta con la zia, che non risponde e lo guarda come se lo vedesse perla prima volta. Amélie ha l’odore del fiume in primavera, il fiume alto della neve sciolta. Paul ha l’odore del vento e della lama fredda dei coltelli che sono in cucina e che loro non possono toccare. Per sua madre è incerto, cambia sempre, gli viene in mente la neve quando la sera diventa blu ai margini del bosco, il caffè caldo, a volte odora anche di rosso. Per suo padre forse il minestrone, ma non ne è proprio sicuro, si ferma, qualcosa gli si blocca dentro e preferisce non insistere. Gli odori sono un gioco e col padre non si può giocare. La cameretta di Georges, tra la stanza dei genitori e la loro, ha l’odore dei ferri da stiro roventi che sua madre o Amélie fanno scorrere sui panni piegando il braccio e scostando il gomito, braccio e gomito destro sua madre, braccio e gomito sinistro Amélie, che ciò nonostante è la più brava delle due. La grande toilette del sabato sera, con gli asciugamani caldi e morbidi, la madre e la zia chine sudi lui, su di loro, la grande toilette profuma come il rosa, Antoinette e Amélie non si occupano della toilette del sabato. La zia dice, staccando bene ogni parola, non confondiamo la lana con la seta; o chi va via perde il posto all’osteria, o chi dorme desina, o chi semina vento raccoglie tempesta, o buon sangue non mente. Lui conosce a memoria tutte le frasi della zia, soprattutto quelle che non capisce, e a volte le recita, in silenzio, parola per parola, per addormentarsi o per calmarsi, per sbollire, come adesso, quando sente che vorrebbe saltare i sei gradini della scala in un colpo solo e posarsi in cucina, sulla spalla di Antoinette, come una rondine. La zia dice anche una rondine non fa primavera. Per ingannare il tempo, in attesa che l’orologio a carillon della sala da pranzo suoni la mezza, pensa alle fragole, a quelle che Antoinette avrà raccolto per lui a Embort, le prime, e a quelle del giardino della zia. Sa che sua madre, sua zia e Amélie sono in cucina, indaffarate per il bucato, comincia oggi e durerà due giorni interi. Verrà anche Antoinette, che torna sempre per i lavori grossi, forse è già arrivata, gli ha promesso le prime fragole e Antoinette mantiene le promesse. Lei non vive più a Chanterelle ma a Embort, il nome se lo ricorda bene, in un altro paese molto più mite dove crescono dei grandi alberi di ciliegie, e quando Antoinette lo racconta mostra con le braccia come s’ingrossano i ciliegi nei frutteti di quel nuovo paese dove vive con suo marito. Ha pianto molto quando lei se n’è andata con quel marito coi capelli ricci, anche se sua madre e la zia Marguerite gli hanno spiegato che è normale, che le ragazze come Antoinette, quando trovano un marito, lasciano i bambini che accudiscono nelle case degli altri per seguire il marito e abitare con lui in una casa tutta loro dove saranno mamme dei loro bambini.
Marie-Hélène Lafon