INCIPIT
Quello che sto cercando di dirti è che, al di là della sorpresa, c’era un’altra questione di cui io e Ayelet non osavamo parlare: il fatto che in qualche modo sapevamo – dovrei dire sapevo – che poteva succedere. I segnali erano lì da sempre, ma preferivo ignorarli. Troppo comodo, una coppia di vicini che ti tengono la bambina. Pensaci. Cinque minuti prima di uscire la prendi così com’è, senza borse, senza carrozzina, bussi alla porta di fronte, e sei a posto. Lei è contentissima di andare da loro. Loro sono contentissimi di accoglierla. E tu sei contentissimo di poter fare i cavoli tuoi. Ovviamente costa meno di una baby-sitter. Sono cose imbarazzanti da dire, ma oggi non intendo censurare niente, ti racconto tutto. Tu però mi prometti di non utilizzarlo in uno dei tuoi libri. Affare fatto?
Una coppia come loro, due pensionati, non ha la minima idea del prezzo di un’ora di babysitteraggio sul mercato. Non si passano la voce come le altre baby-sitter, perciò puoi fissare il prezzo che ti pare. L’abbiamo deciso noi: venti shekel all’ora. Nove anni fa poteva sembrare ragionevole. Un compenso basso, ma ragionevole. Nel frattempo, il prezzo di un’ora nella nostra zona è salito a quaranta, e noi siamo rimasti a venti. Ogni tanto Ayelet mi ricordava, dobbiamo aumentare, lo sai. E io rispondevo, chiaro, aumentiamo. Ma siamo rimasti a venti. Loro non hanno mai chiesto. Sono persone educate, arrivati in Israele dalla Germania, lui gira in giacca e cravatta, lei insegna pianoforte al conservatorio e usa espressioni come “di grazia”. Se anche avessero voluto chiedere qualcosa, l’orgoglio glielo avrebbe impedito.
Eshkol Nevo