«Abbiamo bisogno di riconnetterci», «I concerti tirano fuori il meglio di noi», «Dobbiamo creare nuovi ricordi per alimentare la nostra amicizia».

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Ancora amici, di Roberto Gerilli, Mondadori 2024, pp. 276

C’è una differenza profonda tra gli amici di una vita e quelli che incontriamo lungo il cammino, e si manifesta soprattutto nel loro rapporto con il tempo. Con gli amici di una vita, quelli con cui si è condivisa la giovinezza, così come gli interessi, le avventure, gli amori, ecco, con loro il tempo sembra non passare mai. Anche se le vicende della vita portano su percorsi diversi, o in luoghi diversi, il legame rimane saldo, riesce a resistere anche se deve nutrirsi di occasioni più sporadiche per stare insieme. E, in questo caso, i cellulari, le app social, possono venire in aiuto per mantenere i contatti.
L’amicizia che nasce da ragazzi e resiste nel tempo è un legame di complicità e comprensione reciproca che va oltre le parole. Gli amici veri si conoscono a fondo, sanno leggere nei nostri occhi e capiscono i nostri stati d’animo anche senza bisogno di spiegazioni. Si fidano l’uno dell’altro incondizionatamente e sono sempre pronti ad ascoltare senza giudicare. Con gli amici veri, si ha la certezza che le confidenze non saranno mai rivelate a terzi.

Il romanzo di Roberto Gerilli si sviluppa proprio sul tema dell’amicizia, quella che nasce da adolescenti e che ci portiamo dietro – se siamo fortunati – nell’età adulta. Protagonisti sono quattro amici: Claudio, Riccardo, Martina e Veronica. Insieme hanno trascorso estati indimenticabili sulle spiagge di Falconara, riuniti sotto l’ombrellone 62, dove si discuteva di musica, dove si tastava il terreno dei primi amori. I primi concerti, la discoteca Mama, la più rock d’Italia, il codice d’onore tra amici maschi su come comportarsi con le ragazze, tutto un mondo condiviso, che rimane nei ricordi in maniera indelebile.

I Negrita sono stati una band cardine per il nostro gruppo. Abbiamo ascoltato l’album Radio Zombie per tutta l’estate del 2002 e il loro concerto al Mamamia… be’, di sicuro è stata una serata memorabile. Fu proprio lì che nacque il Cappellaio Matto.

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Le estati trascorse insieme diventano così il simbolo di un’epoca speciale, un periodo di crescita e scoperta personale. Sono momenti in cui si creano ricordi indelebili, fatti di giornate al mare, serate passate a raccontarsi storie sotto le stelle, avventure condivise e tanta voglia di esplorare il mondo. Al centro del gruppo c’è sempre un elemento con più carisma, colui che grazie a fantasia e originalità sa ritagliarsi addosso il ruolo del catalizzatore. In questa storia di un’amicizia lunga trent’anni, il leader è Claudio, alias il Cappellaio Matto.

Poi però la vita porta anche le separazioni: Claudio è l’unico rimasto a Falconara; Riccardo vive a Siena con la moglie Daniela e la figlia Elisa; Martina vive a Bologna con Samuele e lavora alla Zanichelli; Veronica si è trasferita a Milano dove ha impostato la sua carriera.
Tra Claudio e Veronica aleggia una storia di mancato amore, un rapporto che poteva diventare qualcosa ma che in realtà non si è mai concretizzato.

Claudio ha sempre creduto nell’amicizia, ne ha idealizzato la funzione e l’importanza.Quando si tratta di amicizia, Claudio dà tutto se stesso, senza remore“, dice di lui Martina. L’amicizia per lui passa davanti a tutto, è un pensiero costante che ha cercato di concretizzare anche in spunto lavorativo. Durante il lockdown del Covid, quando si passava il tempo chiusi in casa e gli incontri erano solo virtuali, Claudio ha inventato una app – Friend4 – per ricominciare ad instaurare rapporti in presenza dopo il ritorno alla normalità. Nonostante tutto il suo impegno, però la sua invenzione è stata risucchiata nella galassia delle app per incontri, e ora non sa più che farsene.

Claudio sente molta nostalgia per il contatto diretto e costante con i suoi vecchi amici e, al culmine della sua malinconia, decide di rimettere insieme il quartetto, organizzando una rimpatriata partendo da Bologna, dove ingaggia Martina, passando per Siena dove a loro si unisce Riccardo, fino ad arrivare a Milano, da Veronica, per convincere tutti a partecipare, di nuovo insieme, ad un concerto, quello dei Marmozets. Del resto, non era già stato un concerto – quello dei Negrita al Mama – a mantenere saldo il legame tra i quattro?
Tra sorpresa, entusiasmo, reticenze e resistenze, il proposito di Claudio riuscirà a concretizzarsi?

Veronica è la più reticente: all’inizio non risponde ai messaggi sulla loro chat Sul pontile – dal nome del loro ritrovo storico – poi esce allo scoperto tirandosi fuori da qualsiasi tentativo di reunion.

Siamo cresciuti insieme, ci conosciamo da una vita, però è evidente che ormai abbiamo sempre meno in comune. Siamo cambiati nel corso degli anni e probabilmente, se ci incontrassimo ora, ci staremmo pure un po’ sulle scatole.

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La mancata realizzazione dell’amore tra lei e Claudio, le strade diverse che hanno percorso, le preoccupazioni attuali che ciascuno deve affrontare, forse tutto questo osta irrimediabilmente al tentativo di ritrovarsi, senza cadere in un patetico e nostalgico tentativo di ridare vita a qualcosa che non può più essere come prima. Eppure la vita riesce sempre a sorprenderci…

Quello di Gerilli è un romanzo divertente, piacevole, in cui ciascun lettore ritroverà una parte della sua vita, rievocando le estati al mare, gli amori adolescenziali, pescando in una lunga playlist di brani e gruppi che hanno accompagnato le vite degli ultimi trent’anni, sentendo un pizzico di nostalgia, rivedendosi allo specchio come quando guardavamo Friends, riscoprendo il valore dell’amicizia, e facendo venire una maledetta voglia di rintracciare tutti gli amici che non sentiamo da un po’ ma che hanno fatto parte della nostra vita.

Qui potete leggere l’incipit del romanzo.

Roberto Gerilli, segretamente laureato in Ingegneria, dal 2012 lavora nell’emisfero digitale del mondo editoriale. Nel 2017 ha conseguito il Master in “Informatica del testo ed edizione elettronica” dell’Università di Siena e dallo stesso anno collabora con la Divisione media digitali di Zanichelli. Scrive da quando ha undici anni e non ha alcuna intenzione di smettere.