Ling lo scrutò. Lo guardava con un’intimità familiare, come se fossero ancora gli stessi di prima, come se nulla si fosse frapposto tra il loro passato e il presente. «Mi mancava un mese al dottorato» bisbigliò. «E poi è arrivato l’annuncio, l’università chiusa, tutto finito. Perché non scrivi musica? Senti, mi ricordo ancora…». All’orecchio, gli accennò a bocca chiusa, così piano che nessun altro avrebbe mai potuto sentirla, una frase del Concerto per due violini di Bach, e a lui venne voglia di metterle la mano sulla bocca, per farla stare zitta e proteggerla. (pag. 294)
Non dite che non abbiamo niente, di Madeleine Thien, 66th and 2nd edizioni 2017, traduzione di Maria Baiocchi e Anna Tagliavini, pagg. 484, finalista al Men Booker Prize 2016
Il romanzo della scrittrice cino-canadese – nata a Vancouver da padre cino-malese e da madre cinese di Hong Kong – Madeleine Thien è una splendida saga intergenerazionale, che risale indietro agli anni ’40 e giunge fino al presente, e che attraversa la Cina da Pechino a nord, fino al Guangxi rurale a sud. Il quadro narrativo però parte da Vancouver dove la voce narrante Marie Jiang – Jiang Li-ling in cinese, Bimba per suo padre -, vive con la madre. Marie racconta di suo padre, un tempo brillante pianista, che si suicidò a Hong Kong quando lei aveva solo dieci anni e del mistero che avvolge questo episodio.
Io mi chiedevo com’era possibile che un uomo un tempo famoso, un uomo che aveva suonato a Pechino davanti a Mao Zedong, non avesse neppure un pianoforte in casa e si guadagnasse da vivere lavorando in un negozio. E nonostante l’avessi pregato di farmi studiare il violino, mio padre si era sempre opposto. (pag. 20)
Mentre la madre sta cercando di decifrare le carte – una serie di taccuini che costituiscono Il libro dei ricordi – lasciate dal padre, arriva da loro una ragazza, Ai- ming, fuggita dalla Cina in seguito alla sua partecipazione ai fatti di Piazza Tienammen. La ragazza rivela a Marie di avere conosciuto suo padre, una prima volta quando era bambina nel 1977, dopo la morte di Mao, e di avergli poi parlato al telefono quando suo padre è morto e il padre di Marie si trovava ad Hong Kong. Ai-ming le dice che anche suo padre era un musicista del Conservatorio di Shanghai, prima della rivoluzione di Mao, e che i loro padri era vincolati da un forte legame.
A questo punto, la narrazione procede su due livelli: il presente di Marie Jiang e il passato, in un continuo alternarsi di tempi narrativi che se all’inizio rende difficile ingranare la lettura, appena inquadrato il meccanismo, si percepiscono il ritmo e il passo che l’autrice fa tenere al lettore e che diventa come un percorso guidato.
La storia che emerge ruota attorno a suo padre Jiang Kai, al suo mentore (Passero il compositore) e alla violinista Zhuli, tutti e tre studiavano al Conservatorio di Shanghai all’inizio della Rivoluzione culturale di Mao. Il racconto relativo al passato prende avvio da ciò che è contenuto nei taccuini e dalle parole di Grande Madre Coltello, all’epoca in cui lei e la sorella Trottola giravano le sale da tè danzando e cantando. Grande Madre Coltello – la madre di Passero – è colei che tiene le fila del racconto del passato; Trottola è la madre di Zhuli e di Jiang Kai.
La passione per la musica europea dei tre giovani – che amavano Bach, Beethoven, Prokofiev e Ciaikovskij – può solo essere coltivata di nascosto, poiché durante la Rivoluzione culturale è proibita in quanto ritenuta borghese e decadente. Ma l’insostenibile amore per la musica occidentale funziona come un collante per stabilire un’intimità profonda e inespressa tra il padre di Marie, Jiang Kai, e quello di Ai-ming, Passero.
Madeleine Thien, attraverso le traversie dei personaggi che inserisce nel suo romanzo, ci racconta la storia della Cina lungo i settant’anni che il racconto copre: la Cina pre-rivoluzione, la Rivoluzione culturale di Mao, la rieducazione della popolazione, l’attuazione della riforma agraria, le purghe. Uno degli episodi storici che viene rievocato è relativo al 13 marzo 1968, quando il direttore del Conservatorio, He Luting, fu costretto a partecipare a una “sessione di lotta” televisiva a livello nazionale – una combinazione di denuncia pubblica e tortura intesa a purificare le proprie convinzioni maoiste – per il suo amore per le composizioni “decadenti” di Debussy. Nonostante le folle gridassero che era un “cane che correva” che doveva essere “abbattuto”, He Luting si rifiutò di ammettere di aver commesso un illecito e il potere della sua resistenza formò un’immagine di dissidenza che molti cinesi ricordano ancora oggi. Dopo questa pubblica umiliazione molti studenti si suicidarono. Il nome di He Luting è oggi rispettato e a lui è intitolata la sala dei Concerti del Conservatorio di Shangai.
Procedendo nel racconto, veniamo a sapere che Jiang Kai entra a far parte delle Guardie Rosse, e che forse è responsabile della morte di Zhuli. Questo potrebbe spiegare molto del suo futuro destino; è stato un traditore? Ha solo cercato di salvarsi la vita suonando per Mao?
Un altro elemento che ricorre e che funge da fil rouge è “Il libro dei ricordi”, la cui origine è sconosciuta, che non è mai finito, che viene rimaneggiato e reinterpretato con aggiunta di capitoli, episodi e nomi in codice, che dalla Cina arriva fino a Vancouver, salvato da Trottola e suo marito, esuli nel deserto del Ghuanxu dopo la fuga da uno dei campi di lavoro da cui nessuno tornava vivo. I quaderni del “Il libro dei ricordi” servono sia come dispositivo narrativo che come metafora di una Storia che non può essere né ricordata né dimenticata. Il titolo del manoscritto è un’allusione all’opera di storia più celebre della Cina, la documentazione storica di Sima Qian, completata nel 91 a.C. ma tenuta nascosta per paura dell’ira di un imperatore che aveva fatto castrare il suo autore. Il racconto della storia in Cina è sempre stata un’occupazione pericolosa…
Sono molti i personaggi che compaiono nel romanzo di Thien, così come i salti temporali e bisogna farsi un po’ una mappa mentale per non perdere il filo. L’impressione è un po’ quella delle scatole cinesi. Questi continui movimenti ricorsivi riflettono l’affinità spirituale del romanzo con le sonate di Bach, in particolare le Variazioni Goldberg del pianista Glenn Gould – ripetutamente citate nel testo, metaforicamente rappresentative della storia che si sta dipanando davanti ai loro occhi.
Era l’alba quando Passero tornò a casa pedalando dalla fabbrica. La registrazione del1981 delle Variazioni Goldberg fluiva dalle cuffie,una musica che gli parve insieme duratura e fugace. In questa nuova registrazione, Glenn Gould aveva infuso un tempo ininterrotto, una pulsazione, cosicché tutte e trenta le variazioni dimostravano più chiaramente di appartenere a un unico pezzo. Poche settimane dopo la pubblicazione del disco del 1981, Glenn Gould era morto, all’improvviso, a cinquant’anni. Passero era venuto a sapere della sua morte solo molti anni dopo, e si era convinto che l’annunciatore alla radio si fosse sbagliato. (..) Che tipo di uomo era stato il famoso pianista?, si chiese. Se a Gould avessero proibito di suonare il piano per vent’anni, quale altra forma avrebbe assunto la sua musica? (pag. 414)
Il titolo del romanzo si riferisce invece a un altro brano musicale. È tratto dalla traduzione cinese de L’Internationale di Eugène Pottier, una canzone del 19 ° secolo adottata come inno nazionale dell’allora repubblica sovietica cinese, e il verso che l’autrice ha selezionato contiene un’alterazione rivelatrice. Dove “Nous ne sommes rien, soyons tout” di Pottier potrebbe essere tradotto in modo chiaro come “Non siamo niente, siamo tutto”, la versione dell’inno recita: “Non dire che non abbiamo nulla, / Saremo i padroni del mondo !”

Nel secondo momento storico raccontato nel romanzo, durante i giorni che precedettero il massacro di Piazza Tienanmen del 1989, ricorrono molti degli stessi temi e strutture relazionali, ma con risonanze sorprendenti. I personaggi centrali del romanzo erano studenti durante la Rivoluzione Culturale, ma sono diventati genitori e si trovano dall’altra parte di un altro gap generazionale.
Passero non riusciva a immaginare come sarebbe apparsa quella scena agli occhi di Zhuli, all’età che avrebbe avuto oggi. Di quanti inganni l’avevano accusata le Guardie rosse? Quanti crimini aveva inventato il governo? Come poteva una menzogna andare avanti per tanto tempo, e insinuarsi in tutto quello che toccava? Ma forse Ai-ming potrà diventare adulta in un mondo diverso, in una nuova Cina. Forse era da ingenui pensarlo, magli riusciva difficile non abbandonarsi, non sperare, non desiderare. (pag. 400)
Molto particolare la copertina, realizzata con una tavola estratta da Examples of Chinese Ornament: selected from objects in the South Kensington Museum and other collections, Owen Jones, S. & T. Gilbert, 1867, London.
Madeleine Thien è nata a Vancouver nel 1974. Tra i suoi libri pubblicati in Italia Certezze (Mondadori, 2008), L’eco delle città vuote (66thand2nd, 2013) e Non dite che non abbiamo niente (66thand2nd, 2017), con il quale si è aggiudicata svariati premi ed è stata finalista al Man Booker Prize 2016 e al premio Bottari Lattes 2018. Ricette semplici, la sua opera d’esordio composta da sette racconti, le è valsa l’inserimento nella short list del Commonwealth Writers’ Prize e l’elogio della connazionale Alice Munro.
Riusciresti a incuriosirmi per qualsiasi argomento 🙂 Grazie e a presto!
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Eh Eh Eh !!! dai, anch’io sono sempre curiosa di trovare cose particolari….
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la copertina è splendida!
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Sì, mi aveva subito colpita. Anche il titolo
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Mi aveva colpito già dalla copertina (come sono superficiale) per non parlare della tua accattivante recensione ;).
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No, guarda, anch’io mi lascio sempre irretire dalle copertine…
Questo romanzo mi era stato raccomandato da una mia ex collega che vive in Canada e così avevo letto un po’ di articoli sulla stampa estera, perché in Canada è stato un caso letterario. In effetti devo dire che è uno di quei romanzi che restano un po’ come delle pietre miliari perché oltre ad essere avvincente per quanto riguarda i destini dei singoli protagonisti, disegna un affresco storico che attiene ad un intero paese, in un periodo di cambiamenti epocali, con grandissime ripercussioni sulla società.
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Grazie!
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