C’è un filo rosso che lega il cinema e la scrittura di Ferzan Ozpetek, regista, sceneggiatore e scrittore: nelle sue storie si fondono nostalgia, malinconia, umorismo e un’emozionante riflessione sul tempo che passa. Emozione che ritorna nel suo nuovo romanzo: Come un respiro, un intenso thriller dei sentimenti che intreccia antiche e nuove verità trasportando il lettore dall’oggi alla fine degli anni Sessanta, da Roma a Istanbul, in un susseguirsi di colpi di scena.

La Turchia e l’Italia, i due mondi di appartenenza di Ozpetek, sono stati raccontati in una serie di film acclamati da  pubblico e critica come Il bagno turco (Hamam), suo primo lavoro del 1997, Harem Suaré, Le fate ignoranti, La finestra di fronte, Saturno contro, Minevaganti, Magnifica presenza, Allacciate le cinture e La dea fortuna. Il regista ha anche vinto importanti premi e riconoscimenti cinematografici e nel 2008 il MoMa di New York gli ha dedicato una retrospettiva.

Tornando alla scrittura, l’esordio letterario del 2013, Rosso Istanbul, è la storia di un regista turco, da anni trapiantato a Roma, che fa ritorno nella natia Istanbul. Riscopre così una città magica che riaccende i ricordi dell’infanzia e dei primi amori. E che sa ancora sorprenderlo.
Un regista è al centro anche di Sei la mia vita, romanzo scritto due anni dopo. Il protagonista decide di raccontare al compagno com’era il mondo prima di lui, prima che si incontrassero. Un viaggio avanti e indietro nel tempo in cui tante storie si confrontano facendoci sorridere e commuovere.

Come un respiro, di Ferzan Ozpetek, Mondadori 2020, pagg.168

E’ una domenica mattina di fine giugno e Sergio e Giovanna, come d’abitudine, hanno invitato a pranzo nel loro appartamento al Testaccio due coppie di cari amici. Stanno facendo gli ultimi preparativi in attesa degli ospiti quando una sconosciuta si presenta alla loro porta. Molti anni prima ha vissuto in quella casa e vorrebbe rivederla un’ultima volta, si giustifica. Il suo sguardo sembra smarrito, come se cercasse qualcuno. O qualcosa. Si chiama Elsa Corti, viene da lontano e nella borsa che ha con sé conserva un fascio di vecchie lettere che nessuno ha mai letto. E che, fra aneddoti di una vita avventurosa e confidenze piene di nostalgia, custodiscono un terribile segreto. Riaffiora così un passato inconfessabile, capace di incrinare anche l’esistenza apparentemente tranquilla e quasi monotona di Sergio e Giovanna e dei loro amici, segnandoli per sempre. Ferzan Ozpetek, al suo terzo libro, dà vita a un thriller dei sentimenti, che intreccia antiche e nuove verità trasportando il lettore dall’oggi alla fine degli anni Sessanta, da Roma a Istanbul, in un susseguirsi di colpi di scena, avanti e indietro nel tempo. Chi è davvero Elsa Corti? Come mai tanti anni prima ha lasciato l’Italia quasi fuggendo, allontanandosi per sempre dalla sorella Adele, cui era così legata? Pagina dopo pagina, passioni che parevano sopite una volta evocate riprendono a divampare, costringendo ciascuno a fare i conti con i propri sentimenti, i dubbi, le bugie. Il presente si mescola al passato per narrare la potenza della vita stessa, che obbliga a scelte da cui non si torna più indietro. Ma anche per celebrare – come solo Ozpetek sa fare – una Istanbul magica, sensuale e tollerante, con i suoi antichi hamam, i palazzi ottomani che si specchiano nel Bosforo, i vecchi quartieri oggi scomparsi.

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