Il mese di giugno mi sembra che sia volato come un soffio di vento. Metà trascorso a Milano, metà in Toscana, diviso da uno spartiacque netto tra il trambusto cittadino e la quiete della campagna, mi ritrovo già a fare i conti con luglio… Il caldo ora si fa sentire prepotente, orchestrato dalle cicale impazzite, dal tremolio della foschia che avvolge l’isola, ma la vicinanza al mare stempera la calura; le notti sono ancora fresche, qui in collina, a coronamento di giornate che sembrano non avere fine.
Le mie letture di giugno sono state lente, godute fino in fondo, ritornando a leggere passi e prendere appunti; come se la pace che regna qui si intrufolasse anche tra le pagine dei libri, girandole con ostentata lentezza, suggerendo riflessione e ponderatezza.
Nel mese in cui festeggio anche il mio compleanno, il mese che più amo per il suo clima, queste sono state le mie letture:
Silvia Ballestra, La nuova stagione
Richard Yates, Il vento selvaggio che passa
Aroa Moreno Durán, Cose che si portano in viaggio
Ina Vălčanova, L’isola del crollo
Tra questi romanzi, il mio libro del mese è:
Il vento selvaggio che passa, di Richard Yates, minimum fax 2020, titolo originale Young hearts crying, traduzione di Andreina Lombardi Bom, pagg. 508
Yates guarda con uno sguardo penetrante dentro l’America suburbana degli anni che vanno dalla fine dei Cinquanta ai Settanta, ritrae i suoi abitanti e prende in giro i segreti che nascondono anche a se stessi. È uno scrittore con un’innata capacità di comprendere i fallimenti e le autoillusioni dei suoi personaggi, interpretando l’amara crudeltà dei loro sogni infranti con intuizione e umanità reali.
Yates è uno dei più accurati scrittori anti-romantici; i suoi personaggi sono molto realistici, e, come nella realtà, tendono a non vedere i propri difetti o quelli delle persone di cui si circondano finché non è troppo tardi. Leggendo le pagine, si capisce subito che le loro relazioni amorose, i matrimoni, le amicizie finiranno male, cionondimeno loro continuano a percorrere quella strada, la seguono fino all’ultimo, inutile, passo, sperando che qualcosa li salvi. Ma niente li (può) salva(re).
Yates mette in discussione il luogo comune della felice famiglia americana, mostrandone la falsità attraverso le parabole di Michael e Lucy, troppo impegnati a perseguire la propria personale affermazione per accorgersi poi dei fallimenti a cui sono destinati. La loro genitorialità è latente e diventa paradigmatica per capire il disagio delle generazioni dei giovani a cavallo della fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta, delusi dalla famiglia, dalla società, dalla politica e dalla falsità generale che le permea.
Buon luglio!!
Buon luglio a te, Pina! 😀
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Richard Yates mi piace veramente molto per la sua prosa senza orpelli e per isuoi personaggi fin troppo veri. E’ strana la sua storia, amato dalla critica, non ha mai raggiunto quel successo comemrciale che meritava e suoi libri uscivano di stampa dopo poco la pubblicazione, soltanto dopo la sua morte ha ottenuto un discreto successo di pubblico. ne ho letti diversi Revolutionary Road, Una buona scuola, Disturbo della quiete pubblica, Undici solitudini …. il vento selvaggio l’ho comprato ma ancora da paire!!
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Io ho qui Revolutionary road, lo leggerò penso ad agosto.
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anche se è il primo forse per me è il migliore!
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Yates é uno dei grandi autori statunitensi che non ho ancora letto. Mi segno questo titolo 😉
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Il suo stile mi piace molto, infatti leggerò anche Revolutionary Road.
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Condivido la tua scelta! Non ho letto Il vento selvaggio… ma conosco l’autore ed è eccezionale!
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Infatti!!
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Mi associo alle ammiratrici di Yates, di cui ho etto più libri, ma Rivolutionary Road è sttao così incisivo da ricordarne ancora dei passaggi. Lo lessi molti anni fa in una traduzione italiana dal titolo I conformisti
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i sono dei libri che restano appiccicati addosso, non ti si scollano più.
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L’ho letto negli anni ’70, una storia calata in quel tempo: l’emancipazione femminile, i cambiamenti … e quanto sono stati difficili. Mi viene voglia di rileggerlo adesso per vedere l’effetto che fa
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