Comincio a sospettare che questa avventura si rivelerà abbastanza molesta e non sarà affatto la beata fuga che avevo sognato. Sento in ogni momento una certa tensione, ed è molto probabile che venga da me. (..) Fa freddo e per il cielo viaggiano pesanti nuvole scure. Per questo ci dirigiamo alla città di Krk. La città di Krk è la capitale dell’isola, che pure si chiama Krk. Anche se Mišo l’ha chiamata da subito l’Isola Krach, l’isola del crollo. Carino, come sempre! (pag. 40-41)
L’isola del crollo, di Ina Vălčanova, Voland editore 2019, traduzione di Daniela Di Sora, pagg. 200

L’isola del crollo, a dispetto del suo nome che evoca qualcosa di catastrofico, è un romanzo molto piacevole, sorretto da una levità ironica che strappa spesso un sorriso.
Protagoniste del romanzo sono due donne, che parlano in prima persona a capitoli alterni: una struttura che rende vivace e dinamica la narrazione.
Il romanzo è ambientato nella capitale bulgara, Sofia, – in cui vivono le due donne – e nell’Isola di Krk, in Croazia, dove una delle due si reca per trascorrere un lungo periodo di vacanza. L’isola di Krk (Veglia) si trova di fronte alla costa croata all’altezza di Fiume, ed è collegata alla terraferma da un ponte.
Le due donne, che sono coetanee, lavorano nello stesso ufficio a Sofia, ma si conoscono a malapena, o meglio, una delle due non si ricorda dell’altra, mentre quella sa tutto di lei. Perché ? Ecco, è proprio rispondendo a questa domanda che si capisce l’intreccio delle due voci.
Nello scorrere della narrazione si ha l’impressione che ci sia come un dialogo, che i pensieri dell’una si specchino nelle preoccupazioni dell’altra, che il filo che le lega si accorci sempre più, avvicinandole di pagina in pagina, facendo sì che l’una entri nel mondo dell’altra. Radost e Asja – ciascuna a modo suo – compiono un percorso interiore, mosse dal desiderio di avere il controllo su ciò che accade, dal desiderio di liberarsi dai vincoli del passato che sono diventati opprimenti. Ma devono anche fare i conti con quello che il Destino riserva loro, quel che di imponderabile a cui bisogna arrendersi e che a volte gioca tiri birbanti, esattamente come quando si dice: “ironia della sorte”.
Radost (in bulgaro il nome significa gioia) ha alle spalle un vissuto difficile. Figlia di due genitori che hanno fatto di tutto per controllare la sua vita e indirizzarla dove ritenevano opportuno, l’hanno costretta a delle ribellioni auto lesive, come ad esempio la bulimia, dovuta alla sua scarsa autostima e al senso di soffocamento per una vita decisa da altri. Dopo un matrimonio disastroso e la morte dei genitori, però, conquista la sua indipendenza, si rimette in forma e prova a dare un corso completamente diverso alla sua vita, interessandosi di meditazione, yoga e astrologia, praticando jogging e ristrutturando il suo minuscolo appartamento. Radost è una persona metodica, rispetta sempre gli stessi orari, compie gli stessi gesti nella stessa sequenza, e, per questo, è poco preparata a farsi sorprendere dal caso, o dal Destino. Radost è sedotta dall’astrologia e dalla sua coetanea: inizia a fare oroscopi sulla sua vita, attraverso i quali crede di prevedere che le possa accadere qualcosa di brutto. Ed è decisa in tutti i modi a intervenire.
In comune con Radost, Asja ha, oltre al lavoro nello stesso ufficio, un matrimonio finito alle spalle. Dal marito Emčo ha avuto un figlio, che ora ha quattordici anni, e vive con lei e il suo nuovo compagno Mišo. Credo di avere capito che Mišo sia un soprannome; infatti, il compagno è Mišo grande, mentre il figlio è Mišo piccolo. Non conosco il bulgaro, ma dalle mie (spero non fallimentari) ricerche credo che mišo voglia dire miao, il che avrebbe un senso nella storia, che lascio a voi scoprire.
Asja ha un suo fascino (che Radost in certo senso invidia) e una personalità cocciuta: si rifiuta di usare occhiali – è miope – e cellulari, non possiede un’auto, si dimentica spesso le cose. Il suo rapporto col compagno è in un momento di stagnazione, anzi forse proprio di crisi, come si capisce man mano, e per cambiare aria, decide di accettare l’invito dell’ex marito (con cui è in buoni rapporti) a trascorrere con lui e la sua nuova compagna, una vacanza nell’isola di Krk, dove ha una casa. Il progetto prevede che trascorrano alcuni giorni assieme, e che poi Asja rimanga lì da sola a proseguire la vacanza per un mese.
Mentre seguiamo Asja nelle sue vacanze sulla splendida isola croata – tra imprevisti e avventure -, Radost a Sofia, interrogando gli astri, si convince che ad Asja, la sua “sorella stellare” stia per succedere qualcosa di brutto. Sente che dovrebbe avvertirla e le manda una mail, ma non ottenendo risposta, decide di avvicinare Mišo grande affinché la metta in guardia.
Ed ecco che, da questo momento, le loro vite si intrecciano. Naturalmente non vi dirò altro sulla trama per non rovinare la lettura.
L’isola del crollo è un romanzo davvero piacevole, che, attraverso le sue figure femminili, affronta dei temi importanti come l’accettazione di se stessi, la volontà di superare i propri limiti, non abbandonando i propri sogni, anche se ciò può fare paura. Un’altalena che oscilla tra la razionalità e l’imponderabile; da una parte la volontà di esercitare il controllo, dall’altra l’accettazione del Destino.
Radost e Asja sembrano fare un percorso inverso: mentre Radost abbandona pian piano le sue routine e si lascia andare al caso, Asja cerca di darsi una disciplina, di auto analizzarsi con metodo. Nella vacanza-fuga di Asja leggiamo la volontà di guardarsi dentro per capire quali siano i suoi sentimenti, verso se stessa, verso il compagno e il figlio. E il crollo, alla fine, è quello delle false certezze e dei tabù, per entrambe. E per entrambe, si tratta di trovare il proprio baricentro, a prescindere da tutto ciò che ruota intorno.
La scrittura è molto scorrevole, lascia che la storia si costruisca pezzo dopo pezzo, dai due punti di osservazione; la prima persona permette di entrare nei pensieri delle due donne come su una corsia preferenziale. C’è molta ironia a sorreggere i momenti più introspettivi, e molte descrizioni, anche minuziose, che danno consistenza reale. Il lettore si lascia condurre nelle loro vite, da osservatore sempre più coinvolto, tra le strade di Sofia e i sentieri e le spiagge dell’isola di Krk.
Giornalista, scrittrice, produttrice e traduttrice dal francese e dal russo, Ina Vălčanova ha lavorato presso il Dipartimento di drammaturgia della Radio nazionale bulgara producendo adattamenti radiofonici di opere di scrittori bulgari e del mondo. È autrice di tre romanzi. Con L’isola del crollo ha ottenuto il primo premio al concorso letterario Razvitie per il romanzo bulgaro contemporaneo e nel 2017 il Premio Europeo per la Letteratura.
lìho letto per volontà di mia figlia che gentilmente me lo ha prestato ed insistito perchè lo leggessi e devo dire che la yua recensione come il solito è azzeccatissima, ho gradito molto la levità e l’ironia sottile” leggetelo fa bene in un periodo di grande caldo! ciaoooo
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Verissimo, lettura azzeccata in vacanza 🏖️
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Vero!!
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Sembra molto interessante. L’ambientazione mi ispira un sacco… Come sempre, ci hai regalato una bella e “stuzzicante” recensione :).
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Fa parte di un gruppo di letture attorno ai paesi balcanici, ex Jugoslavia. Alla fine dell’estate, dovrebbero essere 7 o 8.
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Non vedo l’ora di scoprirle tutte :).
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