Che immenso spreco, se anche un solo giorno nella nostra vita è identico al precedente. Ogni momento, a ogni respiro, dobbiamo rinnovarci e poi rinnovarci ancora. Vi è un solo modo per rinascere a nuova vita: morire prima della morte.
Le quaranta porte, di Elif Shafak, BUR Rizzoli 2011, traduzione di M. Baiocchi e A. Tagliavini, pagg. 451
Se amate la Turchia, le sue atmosfere, la sua millenaria cultura, la filosofia Sufi e la cultura islamica, non potete non avere letto questo romanzo di Elif Shafak. Di lei ho già parlato a proposito di La bastarda di Istanbul e Tre figlie di Eva. Oggi vi consiglio questo libro che sprigiona un fascino potente.
La struttura del romanzo si sviluppa su un duplice piano: da un lato il presente, nel mondo occidentale, con la storia di Ella Rubinstein. Ella è una quarantenne ebrea americana che vive a Northampton, nello Stato del Massachusetts: ha una famiglia, una casa elegante, un marito, tre figli e un cane. La relazione col marito – affermato professionista che inanella numerose relazioni extraconiugali – è solo una vuota facciata. Nonostante la sua laurea in letteratura, la vita e le scelte legate alla famiglia, l’hanno portata, in passato, a mettere da parte le sue aspirazioni. Cresciuti i figli, Ella vorrebbe riappropriarsi di una sua dimensione lavorativa; è il marito a metterla in contatto con una agenzia letteraria di Boston.
Non preoccuparti di dove ti porterà la strada. Concentrati invece sul primo passo. È questa la parte più difficile, e in questo consiste la tua responsabilità. Una volta fatto quel passo, lascia che tutto vada dove deve andare, il resto verrà da sé. Non seguire la corrente. Sii tu la corrente.
Tutto cambia quando la sua esistenza immobile viene sconvolta da un libro. Si intitola “Dolce eresia“, l’autore è uno sconosciuto, e l’agenzia letteraria con cui Ella collabora glielo ha inviato per un parere.
Qui si innesta l’altro piano temporale, che trasporta il lettore nell’Anatolia del Tredicesimo secolo. È così che la storia della fenomenale amicizia tra il poeta Rumi, lo “Shakepeare dell’Islam”, e il derviscio Shams, l’uomo che viveva di amore mistico, entra come un vento caldo nella vita di Ella, per spalancare porte che sembravano chiuse per sempre. Leggendo, Ella si lascia trasportare nel passato, sulle ali di quella “religione dello spirito” che ispirò a Rumi i versi d’amore più belli di tutti i tempi, e impara le famose “quaranta regole dell’Amore“, che Shams insegnò a Rumi dischiudendo per lui le inaspettate meraviglie del cuore.
Una vita senza amore è una vita senza importanza. Non chiederti di quale tipo di amore andare in cerca, spirituale o materiale, divino o mondano, orientale o occidentale…le divisioni portano solo ad altre divisioni. L’amore non ha etichette né definizioni, è quello che è, puro e semplice.
Il libro apre una breccia nel cuore di Ella; leggendo la storia di Shams e di Rumi, Ella si interroga sulla sua vita, sulla relazione col marito, sulla sua nascosta infelicità. Man mano che si guarda dentro, capisce quanto la sua esistenza sia basata sull’ipocrisia più che sull’amore.
Se vuoi cambiare il modo in cui gli altri ti trattano, devi prima cambiare il modo in cui tratti te stesso. Se non impari ad amare te stesso, in modo completo e sincero, non potrei mai essere amato. Quando però raggiungerai quello stadio, sii grato per ogni spina con cui ti colpiranno. È il segno che presto sarai ricoperto da una pioggia di rose. Come puoi accusare gli altri di non rispettarti, quando tu stessa ti ritieni indegna di rispetto?
Ella inizia un rapporto epistolare con l’autore del romanzo, Aziz Z. Zahara, anch’egli un sufi, ormai divenuto il suo maestro di emozioni. Leggere le quaranta regole dell’amore dà il via a numerose riflessioni sulla natura umana e su quella dei rapporti interpersonali. Ma il romanzo si avventura anche in un terreno più spinoso, indagando la differenza tra ciò che è pura spiritualità e la religione. Una differenza che vede contrapposti l’anelito ad una dimensione superiore, spirituale, così necessaria all’essere umano, e la gabbia di dogmi e regole che la imprigionano.
Molto originale il processo di scrittura con cui l’autrice ha portato a compimento il testo: Elif Shafak, in alcune interviste, ha precisato che sia la versione inglese che quella turca dell’opera sono «originali», affermando di aver utilizzato una tecnica letteraria completamente nuova. «Ho scritto il romanzo prima in inglese. Poi è stato tradotto in turco da un ottimo traduttore. Poi ho preso la traduzione e l’ho riscritto. Quando la versione turca era matura, sono tornata alla versione inglese e l’ho riscritto con un nuovo spirito. In un certo senso ho costruito due libri in parallelo e nello stesso arco di tempo». Davvero originale! Leggete questo incipit:
Butta un sasso nell’acqua corrente. Sarà difficile vederne l’effetto. Un’increspatura dove la pietra rompe la superficie, poi un tonfo, soffocato dal fluire del fiume all’intorno. Tutto qui.
Butta un sasso in un lago. L’effetto sarà ben visibile e molto più duraturo. La pietra sconvolge le acque tranquille. Il cerchio che si forma dove ha colpito l’acqua subito si moltiplica, generandone un altro e un altro ancora. In breve le increspature suscitate da un unico plop si espandono, fino a poterle osservare su tutta la superficie a specchio. Solo quando raggiungono la riva, i cerchi si fermano e muoiono.
La conosco e ti ringrazio tanto per questa recensione !! Ha vissuto anche ad Amman durante la sua adolescenza , la madre faceva parte del corpo diplomatico!! È tornata ad Amman molti anni dopo per una conferenza all’università e l’ho ascoltata con molto piacere . Consiglio i suoi libri sono uno sguardo su di un mondo altro verso cui spesso
Nutriamo molti pregiudizi! Grazie davvero
"Mi piace"Piace a 1 persona
In effetti lei ha girato molti paesi, forse anche per questo ha una mente aperta. Come te….
"Mi piace"Piace a 1 persona
Probabilmente seguiva la madre che aveva divorziato quando lei credo avesse uno o due anni, e sicuramente viaggiare aiuta ad accogliete , ma credimi anche il leggere e il leggere con curiosità. Io in fondo sono stata fortunata i miei mi hanno educata ad essere libera nel pensare e questa è l’eredità più preziosa che ho ricevuto!!
"Mi piace"Piace a 1 persona
anche io ho ricevuto la stessa educazione, e di questo ringrazio sempre i miei genitori.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Magnifico! Questa è la cosa fondamentale carissima!! E si sente come parli di tutte le varie esperienze culturali che vivono gli autori che presenti! Si avverte eccome!!
"Mi piace"Piace a 1 persona
😊
"Mi piace""Mi piace"
Un processo di scrittura davvero originale, non c’è che dire, così come i libri che ci proponi :). Se non ricordo male, Rumi ha ispirato anche un altro grande scrittore turco: Pamuk.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Che è un grande amico oltreché sodale di Shafsk
"Mi piace"Piace a 1 persona