Raccontando la storia dell’hotel per sole donne più famoso di New York, Paulina Bren svela, attraverso la storia delle sue ospiti più illustri – dalla sopravvissuta al naufragio del Titanic, l’«inaffondabile» Molly Brown, alla poetessa Sylvia Plath, che lo descrive nel romanzo La campana di vetro, passando per Grace Kelly, Joan Crawford, Candice Bergen, Ali McGraw, Liza Minnelli e molte altre – una magnifica storia di emancipazione femminile.
Barbizon Hotel. Storia di un hotel per sole donne, di Paulina Bren, Neri Pozza 2021, traduzione di Maddalena Togliani, pagg. 352
«Oh! È fantastico essere a New York… soprattutto se alloggiate al Barbizon per sole donne.» Negli anni Cinquanta sulle riviste lo slogan è sempre quello, rassicurante nella sua insistenza: l’hotel più esclusivo di New York, il Barbizon – Upper East Side newyorkese -, è il luogo ideale per le donne nubili che affluiscono sempre più numerose per lavorare nei nuovi, straordinari grattacieli. Donne che non vogliono abitare in pensioni scomode e desiderano quello che gli uomini hanno già: dei “residence”, ovvero hotel che propongono tariffe settimanali, servizio di pulizia quotidiano e una sala da pranzo al posto dell’onere di una cucina. Ma chi è la donna che alloggia al celebre Hotel Barbizon? Qualunque siano le sue origini – l’America provinciale o l’altra estremità del ponte George Washington – di solito arriva in un taxi Checker giallo, con indosso i suoi abiti migliori, armata di valigia, lettera di raccomandazione e speranze. È scappata dalla sua città natale e da tutte le prospettive (o dalla loro mancanza) che la caratterizzano. Adesso è lì, a New York, pronta a ricostruirsi, a cominciare una nuova vita. E quale miglior inizio, se non il Barbizon? Tutti sanno che l’hotel trabocca dell’èlite letteraria e cinematografica, di aspiranti scrittrici, giornaliste, attrici e cantanti, e alcune non più aspiranti, ma già diventate famose. Dopo aver superato l’esame di Mrs Mae Sibley, la vicedirettrice incaricata di sorvegliare con occhi di falco la reception, la nuova ospite del Barbizon prende l’ascensore fino al piano della sua camera, dove nessun uomo sarà mai ammesso, e dove il letto stretto, il cassettone, la poltroncina, la lampada a stelo e la piccola scrivania rappresentano alla perfezione la «stanza tutta per sé» rivendicata da Virginia Woolf: uno spazio privato che le consenta di reinventarsi senza il peso della famiglia e delle sue aspettative.

Dietro quelle pareti, però, nelle stanze dove abitano donne in tacchi a spillo, guanti bianchi e cappellini dall’angolazione perfetta, non tutto è come appare e assieme all’ambizione aleggiano anche i fantasmi della disillusione e di una solitudine talvolta insopportabile. Una specie di rito di passaggio. Raccontando la storia dell’hotel per sole donne più famoso di New York, dalla sua costruzione nel 1927 fino alla trasformazione in appartamenti da diversi milioni di dollari nel 2007, Paulina Bren svela, attraverso la storia delle sue ospiti più illustri – dalla sopravvissuta al naufragio del Titanic, l’«inaffondabile» Molly Brown, alla poetessa Sylvia Plath, che lo descrive nel romanzo La campana di vetro, passando per Grace Kelly, Joan Crawford, Candice Bergen, Ali McGraw, Liza Minnelli, Lauren Bacall e molte altre – una magnifica storia di emancipazione femminile.
Mille le storie e gli aneddoti raccontati nel libro. Gli uomini non potevano oltrepassare la hall e in molti ricordano J.D. Salinger che era solito aspettare nella caffetteria al piano di sotto sperando di spillare un appuntamento a una delle famose modelle dell’agenzia Ford che vivevano al piano di sopra. Il romanzo semi-autobiografico di Sylvia Plath “The Bell Jar” si svolge al Barbizon e ripercorre il periodo del suo tirocinio estivo presso la rivista Mademoiselle. I volti che rimasero anonimi delle centinaia di ragazze che non hanno mai sfondato nel mondo dello spettacolo; si racconta che nella struttura ci siano stati 55 suicidi nel corso degli anni. Un altro evento inquietante avvenne nel 1975 quando una residente di 79 anni venne assassinata: il caso rimane ancora irrisolto.

Barbizon è un piccolo villaggio vicino alla foresta di Fontainebleau in Francia. Il villaggio offriva alloggi a prezzi accessibili agli artisti che venivano a catturare la bellezza dell’ambiente bucolico. Presto emerse un nuovo movimento artistico. La scuola di Barbizon è stata esemplificata da pittori famosi come Théodore Rousseau, Jean-Baptiste Corot e Jean-François Millet. Proprio come il piccolo villaggio in Francia offriva un rifugio per questi artisti del XIX secolo, l’hotel Barbizon accoglieva le fiorenti artiste del XX secolo. All’interno dell’hotel, le residenti potevano esercitarsi nell’ala delle quattro arti, dove c’erano studi di pittura baciati dal sole e stanze insonorizzate per i musicisti.
Le circa settecento residenti dell’hotel, riporta il New Yorker, avevano accesso a una piscina, a una libreria, a una lecture hall, stanze insonorizzate nonché un rooftop garden e tutti i servizi di bellezza che desideravano (parrucchiere compreso): ciliegina sulla torta, il tè del pomeriggio aperto a tutte le donne che risiedevano al Barbizon.
Lo conoscevo solo per la storia di Sylvia Plath, non sapevo che ci fosse così tanto da scoprire: grazie mille per questo splendido viaggio letterario <3.
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Anch’io ne sapevo vagamente qualcosa ma non tutta la storia. Il libro è davvero una rivelazione!
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