Nata a Lutsk nel 1960, Oksana Stefanivna Zabuzhko è una scrittrice e poetessa ucraina, apprezzata anche fuori dai confini della sua terra.
Zabuzhko si è laureata in filosofia, ha conseguito un dottorato di ricerca e dal 1992 lavora come insegnante universitaria. Ha insegnato all’ Università statale della Pennsylvania, ad Harvard e all’Università di Pittsburgh. Attualmente, lavora all’Istituto di Filosofia Hryhorij Skovoroda dell’Accademia Nazionale Ucraina delle Scienze.

Zabuzhko scrisse le sue prime poesie all’età di soli dieci anni, ma la sua prima collezione poetica, pronta ad essere pubblicata già a metà degli anni ’70, vide le stampe solo nel 1985 a causa dell’ondata di repressione che portò all’arresto di circa un centinaio di intellettuali ucraini e che colpì letterati, artisti, giornalisti e oppositori del regime sovietico, fra cui i genitori di Oksana. Le sue opere in prosa furono pubblicate inizialmente tra il 1988 e il 1992 in varie riviste letterarie, ma il vero punto di svolta fu costituito dal romanzo autobiografico Sesso ucraino: istruzioni per l’uso (1996). Da allora Zabuzhko scrisse altre opere minori in prosa, un numero cospicuo di saggi e tre opere maggiori di critica letteraria sui classici della letteratura ucraina: Taras Ševčenko, Ivan Franko e Lesja Ukrainka.

Oksana Zabuzhko appartiene a quella generazione che la studiosa letteraria Tamara Hundorova chiama “post-Černobyl'”. Secondo Hundorova il disastro di Černobyl’ del 1986, oltre ad essere una delle più grandi catastrofi dei tempi moderni, è anche un “evento simbolico che proietta il testo “post-apocalittico” […] nell’era post-atomica. Černobyl’ segna di fatto la fine dell’Unione Sovietica, o quantomeno la fine della sua legittimità ideologica, e marca l’inizio di una nuova società e letteratura ucraina liberata dal realismo socialista. Una caratteristica importante delle opere di Zabuzhko è appunto quella di essere “rivolte verso l’esterno”, verso il resto del mondo, accessibili al lettore occidentale.

Il suo primo romanzo Sesso ucraino: istruzioni per l’uso, pubblicato nel 1996, è ritenuto una delle “opere chiave nella letteratura post-sovietica in Ucraina”.

Con questo libro Zabuzhko costrinse il pubblico ucraino e la comunità di intellettuali ad affrontare una scrittura femminista innovativa, provocatoria e complessa. Ciò che sorprese maggiormente i critici non furono le discussioni esplicite sul sesso (peraltro scarse nel libro), ma il fatto che questa pungente analisi della disfunzione dello spazio nazionale ucraino e dei limiti posti sul soggetto di sesso femminile dall’immaginario collettivo nazionale, fosse costruita da una donna.

Lo status di bestseller che ottenne il libro testimonia il fatto che Zabuzhko riuscì, almeno in parte e almeno nel proprio paese, a far sentire la voce subalterna della donna ucraina. Il romanzo ispirò alcuni studi comparativi, in cui venne analizzato accanto alle opere di Jamaica Kincaid, Assia Djebar, Angela Carter, Nicole Brossard, e studiato per la peculiarità del suo stile, caratterizzato dall’intreccio tra la voce “poetica” e quella “intellettuale”, che mescolandosi crea una struttura intricata comprensiva di elementi di “écriture féminine”.

Il suo libro più recente Il museo dei segreti abbandonati (2009) volge lo sguardo verso la storia dell’Ucraina attraverso tre epoche diverse (la Seconda guerra mondiale, gli anni ’70, e gli inizi del nuovo millennio). In particolare, tocca l’argomento dell’esercito insurrezionale ucraino attivo nel paese negli anni ’40 e ’50, demonizzato e zittito dalla storiografia sovietica. Quest’opera rappresenta la realtà delle relazioni tra i paesi all’interno della struttura dell’URSS, prese in considerazione dall’Occidente solo nel contesto del mito dell'”amicizia delle nazioni”.

Il museo dei segreti abbandonati cerca di risolvere il problema dell’assenza delle fonti utili a ricostruire la storia di una nazione. La protagonista del romanzo, impegnata nel risolvere i misteri del passato proprio e quello del suo paese, non trovando gli archivi necessari, decide di far affidamento sui propri ricordi e quelli dei parenti o testimoni, su conversazioni casuali e speculazioni e persino sui sogni, per ricostruire tutte le possibili versioni del passato.

Queste fonti “alternative” evidenziano come la memoria collettiva rappresenti una fonte importante per l’immaginario nazionale, soprattutto per le ex colonie che soffrono spesso dell’assenza di storie scritte e archivi strutturati. Ciò che ne risulta è una “storia” non convenzionale della nazione. Il museo dei segreti abbandonati può essere considerato un romanzo “postcoloniale” e un’indagine sulla produzione della storia.

L’opera di saggistica più famosa scritta da Oksana Zabuzhko è Notre Dame dell’Ucraina che si concentra sulla scrittrice ucraina Lesya Ukrayinka (1871-1913) attiva nel periodo fin de siècle. Il libro rappresenta anche uno studio dell’intellighenzia ucraina di quei tempi e dei suoi valori culturali. In particolare, questa opera vuole dimostrare come le radici del movimento intellettuale ucraino moderno risiedano non nella tradizione socialista e marxista, ma nel Romanticismo europeo.

Per un approfondimento sulla letteratura ucraina vi rimando all’articolo di Benny, su Il verbo leggere