Mi ripeto continuamente che c’è un tempo per ogni cosa. Un tempo per la semina. Un tempo per il raccolto. Un tempo per la pioviggine. Un tempo per la siccità. Un tempo per imparare ad aspettare che passi il tempo.
Le pianure, di Federico Falco, Sur edizioni 2022, traduzione dallo spagnolo di Maria Nicola,
Un romanzo sottile che affronta il dolore di una rottura. Un libro sullo scorrere del tempo e sulla pianura dove vive un uomo che coltiva un giardino e veglia, ricorda e scrive.
Io adesso voglio solo guardare l’orizzonte, la pianura. Tenere gli occhi fissi lontano, che il paesaggio mi inondi, che il cielo mi riempia, per non pensare.
Dopo la brusca e inaspettata fine di una relazione, Federico abbandona Buenos Aires per trasferirsi in campagna: vuole ricominciare da zero, e vivere dei frutti di un orto improvvisato. La ricerca di un nuovo equilibrio passa per una riscoperta del mondo: lì le giornate iniziano e finiscono con il muoversi del sole, braccia e gambe dolgono dopo ore passate nei campi, il cibo varia con le stagioni e, come nella scrittura, quasi nulla dipende dalla volontà del narratore.
Fare, ecco la soluzione, fare per non pensare, per non soffrire: rimboccarsi le maniche e affidare ogni speranza a semi e ortaggi, un paio di galline, i consigli di un allevatore sospettoso e di un collezionista di alberi. E così, a poco a poco, rinascere. Con il ritmo e l’intensità di un diario intimo, Le pianure racconta l’essenziale: il tempo che passa, la solitudine e la vita dopo l’amore.
Ciascuno soffre dal suo lato del marciapiede e capisce il mondo in base a quello che vede attraverso le tendine della sua finestra.
Questa storia inizia a gennaio e ci viene raccontata in capitoli che abbracciano diversi mesi. Il protagonista stabilisce legami minimi con le persone dell’ambiente rurale in cui si è autoesiliato, ricorda la sua infanzia – quell’italiano reduce di qualche guerra che si è impiccato scambiando le luci del paese per bagliori di cannone; quelle storie raccontate dalla nonna, forse reali, forse tratte da un film…–, evoca il suo arrivo in città da studente, l’interesse per la struttura delle storie che raccontiamo, la determinazione a svelare il segreto del suo funzionamento ; ed evoca il suo rapporto con Ciro e la rottura con lui, che lo ha portato lì.
Mescolando stralci di storia personale con ricordi di famiglia – le colline piemontesi abbandonate per fuggire dalla guerra, una nuova vita nell’immensa pianura argentina –, letture illuminanti (da Virginia Woolf a Margaret Atwood e Anne Carson) con un minuzioso resoconto della vita di campagna, Falco ci regala un romanzo onesto e ambizioso in cui ognuno troverà un po’ di sé, e nel quale semplicità e lentezza sono linfa vitale e pura letteratura.

Federico Falco è nato nel 1977 a General Cabrera, nella provincia di Córdoba (Argentina).
Autore di racconti e poesie, nel 2010 è stato selezionato dalla rivista Granta come uno dei migliori scrittori in lingua spagnola sotto i 35 anni. Nel 2017 Silvi e la notte oscura è stato finalista al Premio Gabriel García Márquez per il racconto.
non lo conosco a dire il vero, ma la recensione che ne fai mi invoglia molto, in particolare il discorso sulla solitudine! grazie
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Non lo conoscevo, me lo segno grazie. Buona giornata.
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Buona giornata anche a te 🤗
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