In libreria il 15 luglio.
Quattro donne di nome Ada vivono in epoche diverse.
La prima è cresciuta nel Ghana del XV secolo, piange la morte del suo bambino ma non riuscirà a seppellirlo. La seconda è la prima programmatrice della storia, è nobile e privilegiata, ma questo non basterà a fermare la gelosia del marito quando la scopre in compagnia dell’amante, Charles Dickens. La terza è detenuta nel campo di concentramento di Mittelbau-Dora, nel 1945, dove è costretta a prostituirsi per le guardie naziste e i prigionieri. La quarta Ada è una giovane londinese appena arrivata a Berlino, è Nera, e tra mille difficoltà cerca una casa per sé e per la bambina che darà alla luce.
I livelli temporali del romanzo spesso si fondono così impercettibilmente che è difficile capire esattamente chi sta parlando. In compenso, i fili narrativi sono tenuti insieme da un altro elemento: un oggetto speciale, un braccialetto prezioso che vaga nella storia di tutte le quattro donne, regalato in pegno d’amore. Tutte e quattro le Ada si imbattono in questo gioiello – più recentemente è apparso in un catalogo di una mostra di arte africana contemporanea, suscitando così il dibattito sulla restituzione.
Le loro storie formano il racconto di un’unica Ada, alla ricerca di una “stanza tutta per sé” dove vivere senza discriminazioni e violenza. Sharon Dodua Otoo ci offre un romanzo tumultuoso che spazia tra luoghi e mondi diversi, raccontando la storia di una donna che è tutte le donne; e ci conduce in un viaggio che sin dall’inizio dei tempi segna la strada per conquistare la libertà, per preservare la luce del genio e la dolcezza dell’amore.
Questo libro è per chi ha dato un buffo soprannome a qualcuno prima ancora di conoscerlo, per chi non riesce a togliersi dalla testa Redemption song, per chi vorrebbe trasmettere tutto quello che ha imparato dalla vita con una danza, e per chi prima di addormentarsi rivolge il suo sguardo a chi ama, così da potersi abbandonare al sonno con il cuore leggero.

Sharon Dodua Otoo è una scrittrice e attivista inglese di origine ghanese, vive a Berlino e scrive in tedesco. Ha pubblicato articoli e novelle sui temi della diversità, del razzismo e del femminismo. Nel 2016 ha vinto il premio Ingeborg Bachmann con il suo primo racconto scritto in lingua tedesca. Una stanza per Ada è il suo romanzo d’esordio, già venduto in oltre venti paesi.
Un dato di fatto: non sarà una lettura che consiglierò. Il messaggio arriva, ma con tanta fatica e buio. È un libro dove la luce non sorge mai ,tutte le brutture dei secoli e del mondo si affastellano come fotografie confuse. Gli espedienti narrativi quasi da favola o da realismo magico stonano in questa narrativa cruda. I personaggi non hanno forma, compaiono e scompaiono senza lasciare traccia. A fatica si arriva alla fine, si chiude il libro, si abbandona e si respira.
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Grazie Vilma per avere espresso così sinceramente il tuo prezioso parere.
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