(Liv) Ovviamente non è la prima volta che rifletto sul rapporto fra i miei genitori, nella mia vita adulta. È solo che non riesco a togliermi dalla mente l’immagine di loro che avevo da bambina. Certo, ho sempre pensato che avessero dei problemi – alcuni li ricordo bene, altri meno –, ma per tutto il corso della mia esistenza si sono relazionati l’uno all’altra sempre nello stesso modo. Certo, razionalmente ho sempre saputo che il loro matrimonio non era semplicemente la cornice della mia vita e di quella di Ellen e Håkon, ma qualcosa di più grande, di più indipendente, e infatti di tanto in tanto mi sono interrogata – e mi sono esasperata – sul modo in cui si relazionavano l’uno all’altra nelle faccende di tutti i giorni, ma ora questa nuova consapevolezza mi colpisce con tanta forza da farmi capire che forse non me n’è mai importato niente, oppure non mi sono mai presa la briga di scavare più a fondo, neppure un centimetro, sotto la superficie dei miei pensieri.

Una famiglia moderna, pag. 97

Una famiglia moderna, di Helga Flatland, Fazi editore 2022, traduzione dal norvegese di Alessandro Storti, pagg. 310

Esce oggi in Italia il romanzo di Helga Flatland che ha riscosso consensi entusiasmanti, premiato dai librai norvegesi come miglior libro dell’anno e in testa alle classifiche di vendita. Personalmente, dopo averlo letto, condivido i pareri positivi: con una scrittura fluida, attraverso un’analisi profonda dei sentimenti contrastanti e con un solido impianto narrativo,  il romanzo affronta con coraggio e delicatezza una delle contraddizioni che connotano la nostra società: essere una famiglia “moderna” è una sfida, che rende combattuti tra il bisogno di libertà e il bisogno di sicurezza.

Il romanzo si apre su una riunione di famiglia: in occasione del suo settantesimo compleanno, Sverre, il padre, ha deciso di organizzare un viaggio in Italia con figli e nipoti. Il viaggio sembra profilarsi come un momento di condivisione in cui i legami affettivi faranno da collante e da moltiplicatore dell’amore tra due persone che hanno dato vita ad un nucleo familiare. Ma proprio durante la cena in una villa sul litorale laziale, mentre tutta la famiglia è riunita per festeggiare il compleanno del nonno, Sverre e sua moglie Torill annunciano la loro comune decisione di separarsi  e l’effetto è quello dell’esplosione di una bomba, un’onda d’urto che cambierà la famiglia per sempre. Il prospettato divorzio dei genitori smuove le fondamenta di ciascuno dei tre figli adulti, ma anche gli equilibri e le dinamiche che esistono nella famiglia. Tutte le consuetudini, i riti familiari, le vacanze estive da trascorrere insieme, tutto l’universo familiare di colpo vacilla sotto il peso di una decisione quasi eversiva. Che, come in un gioco di domino, farà cadere a catena molte tessere, in un susseguirsi di traumi e nuove consapevolezze.

Oslo, credits norvegia.com

Torill e Sverre hanno tre figli adulti. Liv è la figlia maggiore, una donna posata e inquadrata. È sposata con Olaf e insieme hanno due figli. Ellen, la seconda, è innamorata di Simen e insieme stanno cercando di avere un figlio che però tarda ad arrivare: per Ellen rischia di diventare una battaglia con ripercussioni negative sul rapporto col partner. Håkon, contrario a legami sanciti da consuetudini e leggi dettate dalla società e sostenitore dell’amore libero, è il figlio minore; molto più piccolo delle sorelle di cui invidia la stretta relazione che le unisce,  è rimasto a lungo in casa con i genitori ai quali è molto legato.

Una famiglia moderna è un romanzo psicologico, che si sviluppa come una serie di monologhi interiori dove la voce del narratore si alterna tra i tre figli, che gestiscono ciascuno la sorprendente notizia in modi molto diversi. Condotti come un flusso di coscienza in cui i pensieri si affastellano e si muovono tra presente e passato, tra i ricordi e il tempo attuale, diventano dei quadri familiari in cui si riconosce un taglio cinematografico, un po’ alla Ingmar Bergman. Ogni pensiero ed emozione viene rappresentato in modo particolareggiato e l’impressione è come quando si guarda un’immagine con una lente di ingrandimento e anche i più minimi dettagli diventano evidenti.

(Liv) Da qualche tempo, però, mi viene da pensare che avesse ragione lei, ossia che il motivo per cui me la prendo tanto per il loro divorzio è che non ho una vera «indipendenza emotiva», per dirla con le parole di Ellen. Sono ancorata alle persone che mi circondano. Ma non ho mai desiderato essere sola, essere “indipendente”: ho sempre considerato una buona cosa il fatto di relazionarmi agli altri, adattarmi a loro, far parte di un organismo più grande di me, una comunità.

Una famiglia moderna, pag. 87

Helga Flatland, nei capitoli alternati dei tre punti di vista, esplora in modo articolato le relazioni in famiglia ed esplora il bisogno di qualcosa di solido, prevedibile e indistruttibile nella vita di ciascuno di loro. Ciò che emerge con grande forza è il dolore di perdere qualcosa che ognuno dei tre figli prova; può essere la sicurezza, ma anche la perdita di aspettative, speranze e sogni, e la perdita di un passato condiviso che fungeva da base su cui costruire il futuro.

(Liv) Il peggio è che l’unica persona con la quale sarei disposta a parlarne è mia madre. Vorrei che mi tenesse una lezioncina sul valore della perseveranza, come ha sempre fatto fin da quand’ero piccola; in ogni fase della mia vita, è stata lei a trasmettermi – con le parole, le azioni o gli sguardi – la grandissima importanza di non troncare ciò che si è iniziato, prendere decisioni giuste e attenervisi. Ed è ciò che io ho a mia volta trasmesso ai miei figli. Qui non ci si arrende. Qui non si tronca niente. Qui si sta insieme e si resiste.

Una famiglia moderna, pag. 93

Liv vive la fine del matrimonio dei genitori come un fallimento di tutto ciò in cui ha creduto e dei valori ai quali è stata educata e ciò manda in crisi il suo stesso matrimonio. Nonostante le rassicurazioni dei suoi genitori sul fatto che il divorzio sia la scelta più adatta in questa fase della loro vita e del loro rapporto, Liv ne sente il peso su di sé: possibile che questa decisione sia giunta ora e non invece fosse già il sostrato di un rapporto che non era come si voleva fare apparire all’esterno? Possibile che lei abbia vissuto all’interno di una illusione? E quanto questo tsunami familiare può spostare gli equilibri nei rapporti tra i fratelli? Chi prima aveva il ruolo di capofila ora non è più in grado di tenere salda la barra del timone di questa nave-famiglia: Liv dovrà accettare di essere a sua volta vulnerabile e che Håkon sia capace di prendere il suo posto.

(Håkon) Per un po’, ho investito tutte le mie energie nel razionalizzare, nel reprimere la sensazione che qualcuno mi stesse sfilando il terreno da sotto i piedi. «È del tutto naturale», dicevo a mio padre, e mi faceva bene ripeterlo ad alta voce il più spesso possibile. «È assurdo pensare che tu trascorra l’intera esistenza insieme alla mamma», gli dicevo ogni volta. In passato, i miei genitori si erano dimostrati scettici e avevano avanzato l’ipotesi che la mia filosofia di vita fosse semplicemente una forma di ribellione da parte di una generazione focalizzata sull’individuo. Ma nei mesi successivi alla separazione si sono interessati un po’ di più alle mie teorie, e io ne ho senz’altro esagerato alcuni tratti, per sottolineare – non solo davanti a loro, ma anche davanti a me stesso – quanto fosse naturale, innocua e per nulla spaventevole questa loro decisione e dimostrare che non scuoteva le fondamenta della mia stessa presenza nel mondo.

Una famiglia moderna, pag. 193

La percezione di Ellen e Håkon rispetto alla fine del matrimonio dei genitori è diversa; loro sono più disposti a ad accettare che anche da anziani si possa decidere di dare un’altra direzione alla propria vita. Per loro accettare che il rapporto tra i genitori sia giunto al termine è più facile, poiché hanno una visione diversa da Liv sulla vita e sulle relazioni di coppia.

(Ellen) «I nostri genitori si separano, ma noi siamo sempre noi». In quel momento non capivo bene a cosa alludesse, ma oggi mi rendo conto di cominciare a comprendere il suo punto di vista: se i nostri genitori possono far sparire con uno schiocco di dita quarant’anni di matrimonio e l’affetto dal quale siamo scaturiti noi, ecco che cala un velo di falsità su tutti i ricordi, tutte le esperienze, tutte le convinzioni relative alla famiglia. È così che mia sorella sta vivendo questa situazione, o almeno credo: non sono più in grado di capirla al volo.

Una famiglia moderna, pag. 120

Il romanzo di Helga Flatland mette in scena la “famiglia moderna”, quella aperta, nella quale un divorzio tardivo non dovrebbe suscitare problemi, e i solidi legami familiari non dovrebbero incrinarsi. E forse questo, alla fine, è ciò che succederà ma passando prima attraverso un percorso pieno di insidie, di dubbi, di gelosie. Una narrativa che regala emozioni intense, che emergono tra gli alti e bassi nel percorso di accettazione da parte dei tre fratelli, mentre i genitori si abituano alla loro nuova vita da single cercando di salvare i rapporti con i figli e la memoria di una unione familiare che ha tenuto saldamente insieme tutti i componenti fino ad allora.

Qui potete leggere l’incipit del romanzo.

Helga Flatland è nata nel 1984 nel Telemark, in Norvegia. Il suo esordio risale al 2010 con Bli hvis du kan. Reis hvis du må, vincitore nello stesso anno del Tarjei Vesaas’ debutantpris, dell’Ungdommens kritikerpris e dell’Aschehoug debutantstipend. Nel 2015 ha vinto il Mads Wiel Nygaards legat e l’Amelie Skram-prisen. Con Una famiglia moderna, ad oggi il suo romanzo di maggiore successo, arriva per la prima volta nelle librerie italiane.