Ora che aveva abbandonato anche quel poco di attività che svolgeva all’esterno e aveva cacciato via le sue poche amiche, Susanna era una reclusa. Passava il tempo trascinandosi dal letto al divano, come un’invalida. Era diventata immensa (..) Quando non era impegnata in traduzioni, schede di lettura, recensioni e altre stupidaggini del genere, scriveva come una forsennata: nuove idee le sgorgavano inesauribili, storie le si svolgevano nella mente come film, parole si componevano da sole sulla tastiera, personaggi di ogni genere vivevano accanto e intorno a lei.
La scrittrice obesa, pag. 113
La scrittrice obesa, di Marisa Salabelle, Arkadia editore 2022, pp. 155
Da poco in libreria, il nuovo romanzo di Marisa Salabelle, scrittrice che già abbiamo avuto modo di apprezzare nei precedenti quattro romanzi (che trovate tutti recensiti qui sul blog) da lei pubblicati. E proprio al suo primo romanzo, L’estate che ammazzarono Efisia Caddozzu, e alla sua protagonista mi ha fatto pensare Susanna Rosso, la scrittrice obesa che incontriamo in questa nuova opera. Hanno molto in comune Susanna e Efisia: la poca avvenenza che agli occhi della società diventa un fattore di emarginazione, l’impegno in attività di volontariato, le poche amicizie dovute ad un caratteraccio, una abitazione trasandata, una vita che che gira in loop continuo.
Susanna Rosso fin da giovane era una ragazza scontrosa, riservata, con due passioni: i libri – passava tutto il tempo a leggere romanzi e a prendere appunti sui suoi quadernetti – e il cibo, che assumeva senza limiti. La sua doppia bulimia, questa fame enorme, esagerata, di parole e di calorie, diventeranno, col tempo, la sua stessa condanna all’isolamento.
Chiusa in un ambito familiare asfittico, in un rapporto conflittuale con la madre che, rimasta vedova, è l’unico specchio in cui Susanna possa vedersi, continua ad alimentare le sue passioni, in un crescendo di dipendenza e di autolesionismo. Susanna, infatti, è preda di quello che, con espressione forse desueta, si definisce il sacro fuoco della scrittura.
Il suo mondo è per lo più quello che la sua stessa fantasia partorisce: vive a stretto contatto con i personaggi che crea, si emoziona delle loro storie e traversie, li sente come persone vere, che si muovono al suo fianco e di cui è testimone e allo stesso tempo creatrice. Nella vita reale, dopo la scomparsa della madre, è sostanzialmente sola: ha un’amica dei tempi della scuola, Lorella, una suora con cui inizia a collaborare in parrocchia, Suor Maria Consolazione, e una vicina di pianerottolo impicciona, la signora Lotti, che ascolta tutti i rumori che provengono dal suo appartamento e cerca di intrufolarsi nella sua vita.
Susanna non ha un carattere facile: egocentrica, totalmente ripiegata su se stessa, è spesso preda dei suoi deliri creativi che la portano a confondere realtà ed invenzione. Per mantenersi svolge lavori editoriali, dapprima presso una piccola casa editrice della sua cittadina, poi, con l’avvento della rete, in home working: si barcamena tra letture di manoscritti e relative valutazioni, traduzioni, editing. Ma il fulcro della sua esistenza è la bulimica passione per la scrittura: sforna decine di racconti – alcuni anche apprezzati e vincitori di concorsi minori – romanzi con protagonisti la sua amica, i fattorini che le recapitano il cibo a casa, i balordi che girano attorno alla parrocchia, scrive decine di lettere a scrittori, editori, cantanti e personaggi vari.
Convinta della bontà delle sue opere, invia manoscritti ai più disparati editori ma nessuno si degna mai di risponderle, provocando in lei una grande frustrazione a cui fa fronte cercando conforto nel cibo, di cui abusa sempre di più, con conseguenze sulla sua salute, fisica e mentale. La sua vita sentimentale sembrava avere trovato soddisfazione nella relazione con un poeta conosciuto in casa editrice; dopo una breve convivenza, però, anche questo rapporto si spezza. A distanza di tempo, Susanna apprende che, al contrario di lei, l’uomo è riuscito a pubblicare le sue opere, in particolare un poemetto sulle calzature che Susanna aveva bollato come la peggiore insulsaggine che avesse mai sentito: un duro colpo per la sua autostima. Così come i suoi tentativi di emergere in concorsi letterari, ogni suo disperato sforzo per riuscire a pubblicare uno dei suoi romanzi: tutti tentativi che restano senza seguito.
Le sue due amiche cercano di salvarla dal vortice di autodistruzione in cui la vedono progressivamente cadere: Lorella coinvolgendola nella sua tormentata vita sentimentale, Suor Maria Consolazione nelle attività di alfabetizzazione delle donne rom che vivono nel vicino campo. Anche la sua vicina ci mette del suo, tra offerte di cibo sano da lei cucinato e aiuto nella pulizia dell’appartamento, ma Susanna vive questi tentativi come un’intromissione nella sua vira, una scocciatura che la intralcia in quello che è il suo estro creativo. E le tre donne alla fine si allontanano da lei, abbandonandola al suo tragico destino, fino a ciò che apprendiamo già nel prologo: il ritrovamento del corpo di Susanna, in avanzato stato di decomposizione.
E così come la scrittrice obesa è stata snobbata da case editrici, blogger, giornalisti e compagnia bella fin quando era in vita, così invece sarà “riscoperta” da morta, fino a diventare un’autrice da classifica di vendite. Un’amara parabola raccontata con il solito humor e con un certo compiacimento dalla nostra Salabelle, che di questo mondo ben conosce i meccanismi e i risvolti, anche quelli più deleteri. Susanna è un personaggio a cui pian piano ci si affeziona, vuoi perché in lei si riconosce qualcosa di se stessi, vuoi perché rappresenta con ironia e sagacia il prototipo dell’aspirante scrittore che cerca di farsi strada in un mondo competitivo e a volte cattivo (sì, questo è il temine giusto); è una donna sola, che è disposta a sacrificare tutto pur di inseguire le sue aspirazioni, una donna tenace che, senza timore di nuocere a se stessa, non demorde mai.
Qui potete leggere l’incipit del romanzo.

Marisa Salabelle è nata a Cagliari il 22 aprile 1955 e vive a Pistoia dal 1965. È laureata in Storia all’Università di Firenze e ha frequentato il triennio di studi teologici presso il Seminario arcivescovile della stessa città. Dal 1978 al 2016 ha insegnato nella scuola italiana. Nel 2015 ha pubblicato il suo romanzo d’esordio, L’estate che ammazzarono Efisia Caddozzu (Piemme). Nel 2019 ha pubblicato il suo secondo romanzo, L’ultimo dei Santi (Tarka). Entrambi i romanzi sono stati finalisti al Premio letterario La Provincia in Giallo, rispettivamente nel 2016 e nel 2020. Nel settembre 2020 è uscito il romanzo storico-famigliare Gli ingranaggi dei ricordi (Arkadia Editore) e nel 2022 Il ferro da calza (Tarka), un giallo con ambientazione appenninica. Suoi articoli e racconti sono apparsi su riviste online e antologie cartacee.
Grazie Pina e moltissimi complimenti a Marisa Salabelle ❤
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Quella non sbaglia un colpo eh….
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Leggo adesso di te e di quanti libri, credo di successo, tu sia riuscita a pubblicare. Leggo che sei di Pistoia ed io ho girovagato tra i meravigliosi vicoli della tua città. Non sono una scrittrice ma mi diletto a far foto, ad organizzare i miei viaggi vicini e lontani e, da dieci anni, amo condividere con chi mi segue le mie esperienze e le mie emozioni.
Ti va di leggere del mio giro a Pistoia? Ti presento una Pistoia vista attraverso il mio obiettivo e chissà che tu stessa non scopra qualche particolare inedito. Ciaoo e complimenti per il tuo successo come scrittrice 😉
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Ciao Bea, sono Marisa. Se vuoi, passa a visitare il mio blog marisasalabelle.wordpress.com. Mi farà senz’altro piacere leggere le tue impressioni su Pistoia!
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Ciao Marisa è un piacere conoscerti attraverso il bellissimo blog di Pina. Invidio sempre chi sa buttar giù su carta pensieri ed emozioni. Io sono un tumulto di emozioni specialmente quando sono in giro per l’Italia o per il mondo ma, ahimè, non è per nulla facile trasformare il tutto in un racconto e così.. faccio parlare le mie foto. Ciaoo verrò sicuramente a trovarti.
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https://viaggiandoconbea.com/2021/12/27/pistoia-un-tour-tra-arte-e-gusto/
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Cara Pina, hai scritto così bene di Marisa Salabelle che credevo fossi tu. Ed invece eccomi qui con una bella figuraccia inedita ma corro subito ai ripari. Sei di Lucca anche qui ho amato gironzolare tra i suoi vicoli acciottolati, ami leggere e fare splendide recensioni. Siamo più o meno coetanee ed anche a te, come a Marisa, vorrei presentare una Lucca attraverso i miei scatti.
Ciao e scusa per la confusione fatta 😉
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Figurati, qui sei la benvenuta e grazie sia per i complimenti che per la segnalazione dei tuoi post, che tutti potranno così visitare. Ciao!!
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Ciao Pina è sempre un piacere leggere qualche post qua e là e mantenere vive queste amicizie virtuali. Baciii
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Buona domenica e buoni viaggi!
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L’idea mi piace tantissimo, e ho già avuto modo di apprezzare l’autrice, perciò non vedo l’ora!
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Buona lettura!!!
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Slurp!
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Carissima Pina e carissime lettrici del blog Il mestiere di leggere, vi ringrazio tutte infinitamente. Spero che l’Obesa incontri il vostro favore!
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Il mio di sicuro se lo è già conquistato 😉
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Complimenti a Marisa, 👏👏👏👏👏👏.
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Li merita tutti!
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Riguardo alla frustrazione che la protagonista prova nel vedere che opere peggiori delle sue erano state pubblicate e le sue no, a mio giudizio lei non capisce che la scelta di pubblicare o meno un romanzo non è dipesa soltanto dal suo valore letterario. Al contrario, questo fattore può essere perfino secondario: infatti tra un romanzo brutto ma appartenente ad un genere che “tira” e uno bello ma poco commercializzabile l’editore preferirà sempre il primo, perché nella sua testa il soldo viene prima della cultura. Susanna questo non lo capisce, probabilmente perché si illude che gli editori a cui si rivolge basino le loro scelte editoriali su giudizi di merito e non su logiche economiche.
Comunque a mio giudizio la protagonista viene emarginata non soltanto per il suo aspetto fisico, ma anche per le sue bizzarrie. Il suo carattere scorbutico ad esempio è una bizzarria, perché ciascuno di noi tende a compiacere chi ha davanti con un atteggiamento cortese: può venire naturale o essere fintissimo a seconda della persona, ma praticamente tutti noi lo assumiamo. Lei invece se ne frega se ciò che dice e fa verrà mal recepito da chi ha davanti, perfino quando la persona in questione è una delle sue più care amiche: questo la rende bizzarra, antipatica e sgradevole agli occhi della gente, e a mio giudizio determina la sua emarginazione in modo molto più forte del suo aspetto fisico.
Tra l’altro potrei sbagliarmi, ma a mio giudizio la protagonista potrebbe anche essere autistica: infatti questa noncuranza per il modo in cui le proprie frasi vengono recepite dall’interlocutore è tipica di chi ha una sindrome dello spettro autistico. A voler essere precisi, più che di noncuranza sarebbe corretto parlare di scarsa capacità da parte dell’autistico di prevedere se le parole che dice feriranno o faranno arrabbiare la persona a cui sono rivolte. Tra l’altro questa scarsa capacità ce l’ho anch’io, e ho anche altre caratteristiche riconducibili all’autismo, come la scarsa capacità di decifrare l’ironia altrui (perché gli autistici prendono tutto alla lettera, e quindi generalmente non capiscono se l’altra persona sta scherzando) e la tendenza ad assumere comportamenti estremamente abitudinari. Quest’ultima caratteristica è così forte negli autistici che anche il minimo cambiamento può causare in loro un turbamento profondo, o addirittura delle crisi isteriche. Io non arrivo a quei livelli, ma probabilmente se mi facessi visitare otterrei una certificazione di autismo lieve.
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La tua analisi e le ipotesi che la sostengono sono molto interessanti. Susanna è un personaggio complesso, con una personalità piuttosto spiccata, che merita molte riflessioni. E qui Marisa potrebbe volere dire la sua… visto che esce dritta dritta dalla sua penna.
Condivido abbastanza le tue considerazioni in merito ai criteri di scelta editoriali: spesso tali scelte sono basate sulla possibilità di successo (commerciale) del libro. Non sempre, soprattutto presso le c.e. indipendenti, ma non solo. Ogni c.e. mette in conto di fare quadrare il bilancio con alcuni titoli e di permettersi qualche rischio puntando su “prodotti” più culturali, se non di nicchia. Del resto le c.e. sono attività economiche come le altre, e volenti o nolenti si devono mantenere in attivo.
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Mi ha appena risposto l’autrice sul suo blog: “Quando la settimana scorsa ho presentato il libro a Marina di Massa, c’era tra il pubblico una psichiatra che, a proposito di Susanna, ha parlato di aspetti ossessivi e compulsivi, che sfociano poi, nella seconda parte del romanzo, in paranoia e delirio. Voleva sapere il pregresso, cioè cosa c’era alla base di questo comportamento del mio personaggio: io però non lo sapevo, potevo solo arguire che la morte precoce del padre e la personalità poco empatica della madre avessero provocato dei danni nella psiche della ragazza. All’autismo francamente non avevo pensato… chissà che tu non abbia ragione!”. Grazie mille per i complimenti e per la risposta! 🙂
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Tutti noi sappiamo che molto spesso le scelte degli editori dipendono da molti fattori, tra i quali la qualità dell’opera non è il principale. È questo che fa imbestialire Susanna. Lei pensa di avere delle qualità che non vengono apprezzata perché non ha appoggi né raccomandazioni, non è già conosciuta al pubblico, non ha carte da giocare per diventare un’autrice di successo e per questo una fonte di reddito per un eventuale editore.
Riguardo alle patologie di cui soffre, ci si può sbizzarrire: comportamento ossessivo- compulsivo, disturbi dell’alimentazione, paranoia, delirio, autismo… Si accettano altre ipotesi!
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Leggete di più e mangiate di meno. Vi nutre Marisa!😉
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Grande!!!
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