Epilogo
Ci ho provato. Non mi hanno creduto. Io, l’avvocato Oreste Ferrajoli tamquam non esset. Non esisto. Non sono mai esistito. Sono un bugiardo. Non sono un avvocato. Non sono un marito. Non sono niente. Anche il mio cognome mente. Un giorno decisi di sostituire la prima “i” di Ferrajoli, con la lettera “j”. La “j” conferisce un tono regale a un cognome che si eleva da un contesto nazional-popolare affollato di Esposito, Russo e Ferraioli, appunto. Ho due vite parallele, fatte di bugie e falsità. Vite parallele talmente vicine che si illudono di incontrarsi come banali rette incidenti. Da oltre vent’anni ho mentito su ogni cosa, ai miei colleghi, a mia moglie, ai miei genitori. L’unico frammento di verità erano i miei insetti che collezionavo al riparo da occhi indiscreti. Loro sapevano tutto. Conoscevano i miei impulsi più infimi, le mie passioni, la mia vera natura, sapientemente nascosta per una vita intera. Appaio così, inerme, imprigionato in una teca di vetro, come uno dei miei coleotteri.
Pippo Zarrella