INCIPIT
Tutto ebbe inizio il giorno che la maestra Sonia ci chiese una cosa. Dalle finestre si vedeva un sole giallo molto grande e le foglie degli alberi di palma si muovevano come quando papà si sveglia presto e mi fa ciao con la mano fuori dal portone della scuola, e visto che è inverno porta i guanti verdi. La maestra Sonia si alzò dal suo banco, che è quello degli insegnanti perché è più grande, e diede due piccoli colpi al legno che riempirono l’aria di gesso. Le venne anche un po’ di tosse. Nazia dice che è colpa del gesso, che ti lascia la gola come se avessi mangiato un polvorón e non avessi più saliva e a volte, se non bevi un po’ d’acqua, vomiti pure. «Adesso, prima di fare ricreazione, voglio che rispondiate a una domanda, bambini» disse. Poi si girò verso la lavagna, prese un gessetto rosso e scrisse a lettere molto grandi:
COSA VOGLIO ESSERE DA GRANDE
Subito alzammo la mano. Tutti, perfino Javier Aguilar, che ne ha soltanto una, perché l’altra non uscì quando nacque, e la muove così in aria, molto rapidamente. La maestra fece segno di no con la testa, molte volte, più di cinque. «Con ordine, bambini». Cominciammo dalla prima fila e avanti fino all’ultima, che è dove sono seduto io.
Alejandro Palomas