T, di Chetna Maroo, Adelphi 2024, traduzione di Gioia Guerzoni, pp. 148

Nel romanzo T di Chetna Maroo, finalista al Booker Prize, lo squash assume un ruolo simbolico di grande rilevanza, intrecciandosi indissolubilmente con il percorso di crescita individuale della protagonista, Gopi.

Mona, Khush e Gopi, sono tre sorelle legate da un dolore immenso: la perdita della madre. Già questo sarebbe più che sufficiente a rendere difficile la loro quotidianità e la costruzione del futuro, ma un’altra ombra si allunga su di loro: zia Ranjan propone al loro padre di tenere con sé una di loro, per trasmetterle le tradizioni di famiglia. Ma come scegliere? Come separare le tre sorelle già provate dal lutto? Zia Ranjan, con la sua decisione, apre una ferita profonda nella quiete forzata del loro dolore. La sua richiesta, seppur mossa da buone intenzioni, rischia di dividere le sorelle proprio nel momento in cui avrebbero più bisogno di unirsi.

La scelta di quale figlia affidare alla cognata diventa un dilemma insostenibile per il padre. Come può decidere quale figlia debba allontanarsi dalle altre due, quale debba affrontare il dolore della separazione in aggiunta a quello del lutto? Negli occhi delle sue figlie, però, la risposta è ben leggibile: nessuna di loro. Dunque per loro bisogna trovare una via d’uscita: “Vorrei che vi appassionaste a qualcosa che potrete fare tutta la vita.” è la strada che il padre vuole far intraprendere alle ragazze. E questa strada è lo squash. Crede che farle allenare tutti i pomeriggi dia a tutte e tre un obiettivo e le aiuti a superare la perdita della madre.

Quando sei in campo, durante una partita, in un certo modo sei solo. Ed è così che dovrebbe essere. Devi trovare una via d’uscita. Devi scegliere i colpi e crearti lo spazio di cui hai bisogno. Devi difendere la T. Nessuno può aiutarti. Nessuno può concentrarsi per te o aver paura di perdere al posto tuo. Eppure, a volte accade il contrario. In campo, tutto ti sembra di essere fuorché solo.

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Il campo da squash diventa una metafora della vita stessa, che richiede forza, tenacia e ricerca di sé. La disciplina, la forza e la determinazione richieste da questo sport rispecchiano le qualità che il padre desidera trasmettere alle sue figlie per aiutarle ad affrontare le difficoltà della vita. Tra le tre sorelle, Gopi è quella che dimostra maggiore attitudine per lo squash. La sua tenacia, la sua grinta e la sua capacità di concentrarsi risaltano agli occhi del padre, che la vede come la più predisposta a intraprendere questo percorso.

Lo squash diventa per Gopi uno strumento di crescita personale, un mezzo per esplorare le proprie potenzialità e per trovare la forza di andare avanti. Attraverso questo sport, impara a gestire le proprie emozioni, a canalizzare la rabbia e la frustrazione in modo costruttivo e a scoprire la propria voce interiore. Ogni colpo sferrato contro la pallina rappresenta un ostacolo da superare, un momento di confronto con le proprie debolezze e paure. Attraverso la pratica dello squash, Gopi impara a non mollare mai, a perseverare anche di fronte alle sconfitte, a trasformare i propri limiti in punti di forza.

La metafora sportiva si estende anche al rapporto di Gopi con la madre defunta. Il campo da squash diventa uno spazio intimo dove Gopi può sentirsi vicina alla madre, rivivere i loro momenti felici e trovare la forza per andare avanti. Nel corso del romanzo, le abilità di Gopi nello squash migliorano costantemente, così come la sua capacità di affrontare le avversità della vita. La ragazza impara ad accettare il dolore della perdita, a trovare un nuovo equilibrio e a guardare al futuro con speranza.

Accanto allo sport, un’amicizia speciale gioca un ruolo fondamentale nel percorso di Gopi. Il legame silenzioso con il suo amico Ged, con cui si allena, le permette di trovare conforto e sostegno, di condividere emozioni che altrimenti rimarrebbero inespresse. L’amicizia diventa un rifugio sicuro, un luogo dove Gopi può essere se stessa senza timore di giudizio. Questi due elementi, lo sport e l’amicizia, agiscono come catalizzatori di sentimenti, permettendo a Gopi di esplorare la frattura emotiva che la tormenta.

Un altro aspetto legato alla perdita della madre riguarda la lingua madre, il gujarati. Con il padre e gli zii Gopi e le sorelle parlano in inglese ma non con la madre, che faceva fatica ad esprimersi in inglese, anche se lo capiva. Poiché le ragazze non padroneggiavano la lingua gujarati, per non mettere in imbarazzo la madre, le stavano molto vicino e si sforzavano di ascoltare attentamente le sue parole. Questo creava un nesso di vicinanza speciale, una cosa di cui ora sentono la mancanza. Le ragazze ora, di sabato, frequentano lezioni di gujarati, un modo per mantenere vivo e saldo un connettore familiare.

Quando c’era mamma (..) ero convinta che il gujarati fosse la lingua dei suoi pensieri. E dopo la sua morte mi pentii di non aver fatto attenzione, di non aver imparato.

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T è quasi tutto ambientato tra l’abitazione della famiglia e il cubo di Western Lane, il campo da gioco situato in un sobborgo londinese, che dà il titolo originale al romanzo. Nel romanzo colpisce in modo particolare la scelta dell’autrice di non cedere a facili sentimentalismi. L’autrice mantiene un tono sussurrato lungo tutta la narrazione, perfettamente adatto a raccontare una storia fatta di parole non dette, dialoghi mancati, sottrazioni, sentimenti ed emozioni che non sempre trovano una forma verbale per esprimersi. I personaggi di T comunicano molto attraverso i loro gesti, i loro sguardi, i loro silenzi. L’autrice ci invita a prestare attenzione a questi segnali non verbali, a cogliere le sfumature delle emozioni che si celano dietro le parole mancanti.

La voce di Chetna Maroo emerge con freschezza e vigore. Il suo stile narrativo è caratterizzato da una prosa limpida e incisiva, capace di catturare il lettore fin dalle prime pagine, la sua scrittura è ricca di dettagli sensoriali che immergono il lettore nella storia.
Il lavoro di revisione durato tre anni si traduce in un testo raffinato e curato nei minimi dettagli. Ogni frase sembra essere stata soppesata con attenzione, ogni parola scelta con precisione. Il risultato è un romanzo che si legge con piacere e che lascia il segno nel lettore. La traduzione di Gioia Guerzoni contribuisce ad esaltare le qualità del testo originale. La traduttrice è riuscita a cogliere la voce di Chetna Maroo e a renderla in italiano in modo fedele e al tempo stesso efficace.

Qui potete leggere l’incipit.

Chetna Maroo è un’autrice britannica di origini indiane; nata in Kenya, vive a Londra. Le sue storie sono apparse su Paris Review, Stinging Fly e Dublin Review. Il suo romanzo d’esordio, Western Lane, pubblicato in Italia da Adelphi nel 2024 con il titolo “T”, è entrato nella shortlist del Booker Prize e nella longlist del Women’s Prize for Fiction.