Abbiamo buchi nell’anima che neanche immaginiamo, grandi come intere emozioni e larghi come sogni. Se non stai attento da lì ti ci può scivolare via una vita intera in un baleno. E non è detto che tu sia così fortunato da ritrovarla.
Vinpeel degli orizzonti, di Peppe Millanta, Neo edizioni 2017
E poi mi capita tra le mani questo libro. Conosco la casa editrice, e una cara amica me lo consiglia; la copertina è stupenda, la biografia dell’autore mi incuriosisce. Non leggo nulla sul libro, come faccio sempre almeno finché non l’ho letto.
E mi ritrovo in una meravigliosa fiaba che ci racconta la vita, dalla quale spesso vorremmo fuggire, per lasciarci alle spalle quello che ci fa male. Allora ci rifugiamo in un mondo senza tempo, e ci chiudiamo così bene là dentro, da non vedere più vie di fuga. Perché abbiamo perso la capacità di emozionarci, di dare spazio ai sentimenti, di dare peso e valore a quell’unico attimo capace di illuminare una vita intera.
«A Dinterbild nessuno può sognare» iniziò Krisheb. «Si chiudono gli occhi e si riaprono il giorno dopo…»(..)
«Sognare è come vivere due volte. Una vita per quando sei sveglio e una per quando dormi». (..)
«E allora a che serve sognare?»
«È per questo che a Dinterbild non sogna nessuno?»
«Quando sogni, ai sogni si impastano i desideri, le paure e, soprattutto, i ricordi» rispose Krisheb, «E a Dinterbild nessuno vuole ricordare».
«E tu allora perché ti sei messo a sognare?»
«Non l’ho deciso. Mi è capitato. All’inizio era qualcosa di confuso, ma ogni notte si aggiungeva un tassello. Così iniziai a ricordare perché ero scivolato qui, l’occasione che avevo perso per essere felice. Era come se una piccola parte di me si fosse rifiutata di cancellare quel ricordo e lo volesse ancora con sé. E così decisi di ingegnarmi per andare via da Dinterbild. Non volevo arrendermi. Volevo tornare indietro. Volevo provare ancora a essere felice».
Vinpeel, un ragazzino, e Doan, il suo altro sé, sono i protagonisti di questa favola reale; vivono in una città immaginaria, Dinterbild (il mondo in cui ci chiudiamo quando vogliamo tagliare i ponti e dimenticare? L’isola che non c’è?), fuori dalla quale non c’è niente, e dalla quale è impossibile andarsene. O almeno, così dicono i suoi abitanti. Pochi e tutti un po’ strani, che si ritrovano alla locanda (e qui c’è tutta una storia…), giocano al lancio del nano e via di eccentricità. Ma Vinpeel non è convinto, soprattutto dopo avere visto, oltre l’orizzonte del mare un bagliore di luci, un Altrove che potrebbe volere dire che oltre Dinterbild c’è altro. E mentre passa il tempo a cancellare parole dal dizionario (a liberarsi da ciò che è superfluo?) rimugina su questa possibilità. Lo fa davanti al mare – elemento simbolico presente in tutta la storia – come suo padre che non parla con lui, ma ascolta il suono del mare racchiuso nelle conchiglie e scrive messaggi che mette dentro bottiglie e affida al mare. E Vinpeel colleziona conchiglie alle quali affida i suoi messaggi per suo padre, per dirgli guarda che esisto, che vorrei che tu parlassi con me.
Vinpeel, attraverso il suo occhio innocente, guarda attorno a sé, e fa domande; chiede cose semplici, vuole capire, senza filtri, perché lui è ancora capace di “riconoscere le emozioni”. E l’unico che gli dà retta, che come lui vuole raggiungere l’Altrove, è il matto (considerato tale, e guarda caso) del luogo, Krisheb, alla ricerca della sua gamba di legno. Vinpeel e il suo amico immaginario Doan provano alcuni espedienti per andarsene, suggestionati dagli insegnamenti biblici di Padre Earl; provano a svuotare il mare, ma non sarà questa la soluzione. A Dinterbild arriva una ragazzina bionda, dagli occhi azzurri e che non vuole parlare, anche lei piovuta su questa landa a causa di un inciampo.
Bisognerà aspettare il momento giusto, e trovare il modo giusto per andarsene, ma questo lo scoprirete leggendo il romanzo!
Dunque una storia che attraverso il linguaggio del realismo magico, ci racconta che esiste una seconda possibilità, che c’è il modo di tornare a vivere, a provare emozioni e a vivere sentimenti. Che i legami tra le persone sono importanti, che il desiderio di andare oltre le apparenze, spesso, conduce verso la sincerità, che la ricerca di se stessi è la chiave per essere felici.
Il romanzo ha vinto già diversi premi, tra cui:
- Vincitore Premio “John Fante – Opera Prima” 2018
- Vincitore Premio “Alda Merini” 2018

Peppe Millanta non è il vero nome di Peppe Millanta, ma lo pseudonimo nato per mascherare le attività eversive durante la sua doppia vita ai tempi dell’Università a Roma. Studente di giorno e perdigiorno di notte, si vanta di aver avuto la carriera di avvocato più rapida della storia: 12 ore appena, giusto il tempo di abilitarsi, farsi le foto di rito e cancellarsi dall’Albo l’indomani mattina. Musicista di strada, si è diplomato in Drammaturgia e Sceneggiatura all’Accademia Nazionale Silvio d’Amico.
Vincitore di numerosi premi di narrativa e di teatro, nel 2013 fonda la “Peppe Millanta & Balkan Bistrò” band di world music con cui si esibisce in numerosi festival in tutta Italia. Nel 2017 fonda a Pescara la “Scuola Macondo – l’Officina delle Storie” dedicata alle arti narrative.
In totale si è innamorato una volta. Ha avuto due cani. Ha fissato il mare almeno una volta al giorno. Ha pianificato nove viaggi che poi non ha fatto. Ha tirato a far tardi molte più volte del dovuto. Gli sono volati via dalle mani sei palloncini. Ha una fobia, otto libri che rileggerebbe all’infinito e quattro persone che vorrebbe prima o poi rincontrare.
Vinpeel degli orizzonti è il suo primo romanzo.
Accattivante, proprio come una favola.
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E come tutte le favole ha la sua morale …
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Oltre questo, piacevole l’ironia con cui si presenta l’autore.
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Vero, un personaggio intrigante
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Tra la copertina, la tua presentazione e la biografia dell’autore, viene subito voglia di leggerlo ;).
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La scrittura è molto poetica; di quei libri che ti lasciano qualcosa
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