I francesi, gli inglesi e i russi possono vantare una patria unita già da tempo, i tedeschi la loro l’hanno coltivata a lungo solo nella propria immaginazione. (..) Quando, finalmente, Bismarck ha dato loro una madrepatria, si erano ormai abituati a coltivare le proprie fantasie. E ora non riescono più a smettere. (..) Le fantasie cadono nel vuoto e il vuoto è ciò che in realtà voi amate e cercate. Tu scrivi di dedizione alla causa, ma in verità intendi un perdersi nel vuoto, nel niente. Io ho paura del niente nel quale tu desideri perderti, più paura di quanta me ne incuta il pensiero che possa accaderti una disgrazia. (5 aprile 1914)
Olga, di Bernhard Schlink, Neri Pozza editore 2018, traduzione di Susanne Kolb e Cristina Proto, pagg 221
L’illustrazione in copertina è “A dark pool” di Laura Knight: artista di cui ho parlato in questo post.
Schlink, uno dei grandi autori tedeschi contemporanei, autore dell’apprezzatissimo “Il lettore” che ho recensito qui – e da cui è stato realizzato il film “The reader” – affronta in questo romanzo un tema a lui caro, e cioè la storia della Germania durante il Secolo Breve, e lo fa raccontando la vita di una donna, Olga, che ha attraversato il Novecento vivendo in un territorio particolare, la Pomerania, la prima parte della sua vita, per poi fuggirne durante la seconda guerra mondiale e rifugiarsi ad ovest. Narrando la vita di questa donna, Schlink ripercorre un destino comune.

Olga era nata a Breslavia, in Polonia, ma, a causa della morte dei genitori quando era ancora bambina, viene portata in un villaggio della Pomerania dalla nonna paterna. Qui Olga stringe amicizia con Herbert e Viktoria, fratello e sorella, appartenenti alla famiglia più in vista del paese, una famiglia ricca, di proprietari terrieri e industriali. Mentre, crescendo, Viktoria prende le distanze da Olga non ritenendola alla loro altezza, Herbert si lega sempre di più alla ragazza, poiché in lei trova affinità e comprensione. Tra i due nasce una storia d’amore osteggiata dalla famiglia di lui. Herbert è un sognatore di grandi avventure, di esplorazioni, di grandi gesta; si arruola nelle truppe coloniali che partono per l’Africa del Sud Ovest, poi viaggia in Carelia, in Argentina, fino a organizzare una spedizione verso l’Artico, dove intende compiere un’impresa che rimarrà nella storia. Olga, ragazza riflessiva e studiosa, ma determinata e consapevole delle proprie capacità, coltiva invece il sogno di diventare maestra, cosa non facile per lei che è povera e per i tempi; per lei questo è anche un modo di rendersi indipendente economicamente, di non dovere contare su nessuno, nemmeno sul sognatore Herbert che arriva, si ferma per qualche giorno, e poi riparte per mesi e mesi. Nella prima parte del romanzo seguiamo le vicende personali che si snodano lunga la vita di Olga mentre intorno a lei si fa la storia della Germania: il primo conflitto mondiale, la terribile depressione, la povertà diffusa, e poi la Repubblica di Weimar con il progressivo affermarsi del Nazismo, che la toccherà da vicino, fino al disastro della seconda guerra mondiale, la fuga sotto i bombardamenti dal villaggio insieme a migliaia di sfollati, la salvezza e una nuova vita. Nella quale, però, continuano a riecheggiare le questioni del suo passato.
Nella seconda parte del romanzo, il racconto passa alla voce di Ferdinand, che Olga conosce da bambino, dopo la guerra, nella città in cui si stabilisce, perché lavora come sarta per la sua famiglia. Ferdinand è molto attratto dai racconti che Olga, man mano che lui diventa grande, gli fa della sua vita e delle persone, soprattutto Herbert, che le sono state vicine. Tra loro nasce un’amicizia fatta di consuetudine e di dialogo, un rapporto speciale in cui Ferdinand si rifugia specialmente negli anni dell’adolescenza e dei conflitti con i genitori, che continuerà a lungo, quando ormai sarà un uomo. Ferdinand è talmente coinvolto dalla storia di Olga che, dopo la sua morte, decide di cercare le lettere che Olga inviava a Herbert in Norvegia, con un fermo posta.
Nella terza parte del romanzo, leggiamo queste lettere scritte da Olga in un lungo arco temporale e, con Ferdinand, entriamo nel mondo più intimo della donna, ne scopriamo speranze e amarezze, ne sondiamo pensieri e riflessioni sul mondo che intorno a lei, dal 1913 al 1971, ha subito mille rivoluzioni e cambiamenti.
Dunque, un bel romanzo che riesce a coniugare perfettamente la singolarità di una vita con la pluralità di una nazione; il racconto di una generazione passata attraverso due conflitti mondiali e che ha visto accadere intorno a sé tutto il peggio, riuscendo comunque a sopravvivere. Una storia il cui perno è ovviamente Olga, questa donna forte e indipendente, innamorata e decisa a mantenere vivi i suoi sentimenti verso l’uomo che ama a dispetto della società, delle stravaganze di lui e della Storia. Una storia d’amore, di amicizia, di libertà di scelte.
Bernhard Schlink (Bielefeld, 6 luglio 1944) è uno dei maggiori scrittori tedeschi contemporanei. Ha esercitato la professione di giudice presso la Corte Costituzionale della Renania Settentrionale-Vestfalia sino al 2006. Nel 2006 è stato ordinato professore di Filosofia del diritto presso la prestigiosa Humboldt Universität di Berlino. È autore di una raccolta di racconti, Fughe d’amore, e di numerosi romanzi tra i quali I conti del passato, L’inganno di Selb, L’omicidio di Selb, La nostalgia del ritorno, Il fine settimana, Il lettore e Olga.
Potete leggere l’incipit qui.
Sembra interessante
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E’ un romanzo nelle mie corde perché amo molto il fatto che attraverso la storia di un personaggio si riesca a fare percepire la Storia di un paese. Lei, Olga, è uno di quei personaggi che ti restano impressi. La scrittura è molto scorrevole, si sofferma sui dettagli che illuminano la vicenda.
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“coniugare perfettamente la singolarità di una vita con la pluralità di una nazione…” direi che è proprio quello che cerco nei romanzi storici. Come sempre sei una fantastica tentatrice e dispensatrice di ottimi consigli letterari :).
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ci passiamo la palla….
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L’ha ribloggato su Alessandria today @ Pier Carlo Lava.
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