All’inizio di novembre è stato assegnato il Prix Goncourt, il maggior riconoscimento letterario per i paesi francofoni. In Francia naturalmente è un evento molto seguito; il premio simbolico di 10 euro al vincitore, in realtà si traduce poi in incassi rimarchevoli nelle librerie perché ai francesi piace molto questo premio. Ma la cosa più originale e tipicamente francese è il pranzo luculliano con cui giurati, vincitore e qualcun altro festeggia l’assegnazione, sempre nello stesso, famoso, ristorante di Parigi, Drouant, vicino al teatro de l’Opera; questo era il menù:

antipasto di Ostriche, Caviale e Champagne, seguito da Astice, Granchio e Coquilles Saint-Jacques; branzino con gnocchetti verdi alla crema di funghi, Anatra e Foie gras, formaggio Brie di tartufi e Bigné al cioccolato di Guanaja.

Tralasciando la questione mangereccia, punterei l’attenzione sul vincitore, Jean-Paul Dubois, che, imbarazzato dalle telecamere e dalla ressa di giornalisti, si è subito affrettato a dire: bella questa storia, ma non vedo l’ora di tornare a casa mia. E già mi sta simpatico. Ha vinto soffiando il premio a quell’antipatica – non me ne vogliano i suoi fan – di Amélie Nothomb, sfornatrice compulsiva di best sellers.

Tous-les-hommes-n-habitent-pas-le-monde-de-la-meme-facon

Il titolo del romanzo premiato è: “Tous les hommes n’habitent pas le monde de la meme facon“, che tradotto sarebbe “Tutti gli uomini non vivono allo stesso modo“. Definito come romanzo nostalgico sulla felicità perduta, sull’arte di sprecare la propria vita, confesso che suscita molta curiosità. In attesa che arrivi in Italia in traduzione, proverò a leggere qualche altro suo romanzo già tradotto; se ne avete letti, vi sarei grata di qualche suggerimento.

Questa recensione di “Una vita francese” è molto incoraggiante.

Dubois una vita franceseLa ‘vita francese’ di questo travolgente romanzo è quella di Paul Blick, nato nel 1950, le cui vicende sono scandite dai maggiori avvenimenti di mezzo secolo di storia francese (e mondiale) a partire dal 28 settembre 1958: mentre il fratello maggiore del protagonista-narratore muore di peritonite, De Gaulle proclama la Quinta Repubblica. Paul è di Tolosa, suo padre ha una concessionaria Simca e sua madre è una correttrice di bozze, figlia di un pastore dei Pirenei. Ricordando quella giornata di settembre che segnerà per sempre il destino della sua famiglia, Paul ripercorre il dolore e gli amori, le gioie e le ubriacature ideologiche di un’intera esistenza. Da studente rivoluzionario passivo, Paul sposa Anna, la figlia di un imprenditore con la passione dello sport, e finisce a lavorare come redattore nella rivista di cui il suocero è proprietario. Mentre Anna si dedica senza tentennamenti alla sua vocazione di manager rampante e priva di scrupoli, Paul fa il padre casalingo, si concede-come la moglie, del resto-appaganti diversivi extraconiugali per consolarsi di un matrimonio che si spegne lentamente nella noia e nei crepacci emotivi, fotografa gli alberi (ottenendo con i suoi libri un sorprendente successo). Con una serie di catastrofi (crac finanziari, fallimenti, incidenti mortali, cadute negli abissi della follia) la commedia alla francese si trasforma in una tragedia antica, che vede Paul chiudersi a coltivare il proprio giardino, sottraendosi infine all’abbraccio della grande storia. Paul è lo specchio di una generazione che combatte con il disincanto del fallimento libertario del ’68, sempre più propensa a chiudersi dietro uno scudo di cinismo protettivo. Si ride e si rabbrividisce leggendo il romanzo di Jean-Paul Dubois, ammiratore e seguace di John Updike e Philip Roth; nella migliore tradizione delle saghe familiari, questo libro è un viaggio picaresco attraverso un passato che ci appartiene: la vita francese dell’indimenticabile Paul Blick è straordinariamente simile a quella di tutti noi.

Jean-Paul Dubois è nato nel 1950 a Tolosa; giornalista e romanziere, ha pubblicato una ventina di romanzi, racconti, saggi, viene definito dalla stampa transalpina come uno scrittore «discreto e popolare».

A proposito di Prix Goncourt, la sapete la storia di Romain Gary? No, allora leggete il post che gli ho dedicato, vi farete due risate!